mercoledì 30 maggio 2007

Perchè questa finta democrazia è destinata ad implodere.

Secondo sondaggi del sociologo Renato Manheimer il 70% degli italiani non ha fiducia nel Governo. Il che è normale (piove, governo ladro). Ma la stessa percentuale non ha fiducia nel Parlamento, cioè nel complesso dei partiti, compreso il proprio. L'80% ritiene che gli uomini politici siano "interessati ai voti dei cittadini e non alle loro opinioni, che abbiano in mente soprattutto l'esigenza di essere rieletti e non i problemi del la gente ". Le reazioni sono diffidenza, disgusto, rabbia e noia, soprattutto noia. È indubbiamente disarmante veder sfilare per anni in Parlamento e in quel suo sostituto che è la Tv sempre le stesse facce, di politici, di conduttori, di giornalisti compiacenti (il presidente del Consiglio, Romano Prodi, è un ex boiardo di Stato, attivo nella Prima Repubblica, di 68 anni, il leader del l'opposizione ne ha 71 e fu il principale sodale di Craxi, il Presidente del la Repubblica è un ex comunista di 80 anni in politica da sempre, il più "giovane" Mastella lo è da un quarto di secolo, Giuliano Amato pure, eccetera). Tuttavia la sfiducia dei cittadini non riguarda la politica in sè e nemmeno nei suoi esponenti a differenza di quanto accadde nei primi anni Novanta. È una sfiducia molto più profonda e grave. È una sfiducia nella democrazia rappresentativa in quanto tale che coinvolge, con gradazioni diverse, tutto il mondo occidentale. Sia pur lentamente e faticosamente i cittadini stanno capendo che la democrazia rappresentativa non è la democrazia, è una truffa, un imbroglio molto ben congeniato o, se vogliamo esprimerci nel linguaggio più tecnico del giusrista liberale Hans Kelsen, una serie di "fictio iurjs", di finzioni giuridiche.



È un sistema di minoranze organizzate, di oligarchie, politiche ed economiche strettamente intrecciate fra loro, che, autotutelandosi, schiacciano e soffocano l'uomo libero, che non vuole assoggettarsi a questi umilianti infeudamenti, l'individuo singolo di cui il pensiero liberale voleva valorizzare capacità, meriti, potenzialità, che sarebbe il cittadino ideale di una democrazia, se esistesse davvero, e che invece ne diventa la vittima designata. Del resto, senza tanti discorsi, lo vediamo tutti, lo sentiamo tutti, che non contiamo niente. Non siamo che sudditi.



Di queste aristocrazie mascherate che però a differenza di quelle storiche non ne hanno gli obblighi ma solo i privilegi (in primis quello di non lavorare). L'uomo politico democratico non ha alcuna qualità specifica, prepolitica, la sua legittimazione è data semplicemente, e tautologicamente, dal meccanismo che lo ha espresso. È un uomo senza qualità. La sua sola qualità è di non averne alcuna. Ogni cinque anni costoro vengono a chiederci col cappello in mano il voto, per essere legittimati e a noi non resta che scegliere da quale oligarchia preferiamo essere calpestati. Ma dai e ridai, elezione dopo elezione, questo edificio truffaldino mostra tutte le sue crepe e la gente ci crede sempre meno. È il tema che ho sviluppato in "Sudditi. Manifesto contro la democrazia" molto prima che D'Alema scoprisse l'acqua calda.



Ma c'è di più. Destra e sinistra, le classiche categorie politiche nate con la Modernità, sono vecchie di due secoli e non sono più in grado di comprendere le esigenze più profonde del l'uomo contemporaneo. Che non sono economiche. Come dimostrano gli stessi sondaggi dove il 96% degli imprenditori si dice fiducioso sul futuro del l'economia. Sono esigenze esistenziali. Il disagio acutissimo è provocato proprio da un sistema economico, da un infernale meccanismo, produzione-consumo, che, come un bolide impazzito aumenta costantemente i propri giri, pretende sempre di più da noi e ha finito per sottomettere l'uomo alle sue esigenze. La democrazia rappresentativa non è che l'involucro legittimante di questo meccanismo. E cadrà, credo presto, con esso. Perchè noi, sempre più stressati dalla sua feroce inutilità, non lo tollereremo più o, in ogni caso, perchè un sistema che si basa sulle crescite esponenziali, che esistono solo in matematica ma non in natura, è fatalmente destinato a implodere.



Noi non attendiamo la caduta di Prodi o, domani, di Berlusconi, o di chi per lui, perchè niente, come si è visto, cambierebbe dal punto di vista sostanziale. Attendiamo, con speranza, il crollo del meccanismo economico-tecnologico che ci sta stritolando. Tutti.



Di Massimo Fini, www.massimofini.it

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