lunedì 17 novembre 2008

Zitti zitti...

Gli israeliani massacrano sempre i palestinesi.



I caccia israeliani hanno portato a termine un raid nella periferia Est di Gaza, dove i missili hanno colpito la località di frontiera israeliana di Nir Oz. Quattro miliziani palestinesi sono rimasti uccisi nell'attacco. Secondo fonti dell'esercito di Gerusalemme, stavano preparando un attentato. I miliziani facevano parte dei "Comitati armati di resistenza popolare" (Crp) e - secondo alcuni medici locali - sarebbero rimasti "orrendamente mutilati" dalle esplosioni. Abu Ataya (esponente delle Brigate Sallah-a-Din, braccio armato dei Crp), dopo aver confermato che gli uccisi "erano in una missione di jihad" (guerra santa) ha aggiunto che la reazione per queste morti "sarà molto dura". Le vittime sono state identificate in Talal al-Amudi, Muhammed Hassuna, Ahmed al-Hilu e Basil al-If ed erano tutti ventenni. Nel frattempo, la stampa israeliana riferisce che i razzi in dotazione di Hamas rappresentano ormai un pericolo diretto per oltre 400 mila israeliani che abitano in prossimità della striscia di Gaza. Oltre a Sderot (25 mila abitanti) ed Ashqelon (110 mila abitanti) il braccio armato di Hamas dispone di razzi capaci di colpire anche Ashdod (220 mila abitanti) e il suo porto. Domani responsabili del Comando delle retrovie si recheranno ad Ashdod per verificare le condizioni dei rifugi. Il premier israeliano Ehud Olmert, aprendo la consueta seduta domenicale del Consiglio dei ministri, ha detto che la responsabilità per la rottura della tregua a Gaza va addossata a Hamas. Da parte sua, il ministro della difesa Ehud Barak ha ribadito che Israele resta anche oggi interessato a mantenere la tregua in quella zona "se la controparte vorrà altrettanto". Barak ha avvertito che sarebbe un errore "lasciarsi trascinare dalla retorica" ed ha sottolineato che gli ultimi cinque mesi di tregua hanno molto giovato alla popolazione israeliana del Neghev. La sospensione delle ostilità fra Israele e Hamas era infatti entrata in vigore il 19 giugno scorso, grazie ad una laboriosa mediazione egiziana.



Da www.repubblica.it

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