lunedì 3 novembre 2008

“Coltellate su Saddam dopo l’Impiccagione”.




Il corpo del dittatore sfregiato dal boia.





di Lorenzo Cremonesi, dal Corriere della Sera - Domenica 2 Novembre




 



“Saddam Hussein non fu solo deriso e offeso al momento dell’impiccagione, il 30 Dicembre 2006, esecuzione fortemente voluta dal premier sciita Nuri al-Maliki e portata a termine brutalmente dai suoi fedelissimi. Il suo cadavere appena rimosso dalla forca venne anche sfregiato a colpi di lama. “C’erano sei coltellate nel suo corpo. Quattro di fronte e due di schiena”, ha dichiarato all’inviata del Times di Londra il 45enne Talal Misrab, capo delle guardie al piccolo mausoleo di al-Awja, nei pressi di Tikrit, circa 200 chilometri a nord di Bagdad, dove sono sepolti il dittatore iracheno e i due figli maggiori, Uday e Qusay.



Così, a 22 mesi dalla morte, Saddam torna a far parlare di sé. Non è strano del resto. Allora quell’esecuzione fu condotta in modi talmente offensivi per il condannato a morte da mettere in ombra l’intero processo in cui l’amministrazione americana assieme ai fautori del “nuovo Iraq” sperava di vedere il riscatto dal passato e uno dei puntelli della ricostruzione.



Come non dimenticare il filmato dell’esecuzione ripreso con i cellulari e subito diffuso via internet?



Le ingiurie, le volgarità, gli spintoni da parte dei seguaci del leader sciita estremista Muqtada al-Sadr? La compostezza pallida di Saddam, la sua preghiera ad Allah lo fecero passare per martire. La forza di quelle immagini quasi diluì la memoria dei crimini e delle brutalità commesse impunemente dal dittatore. E’ comunque prevedibile che sempre più sunniti mireranno ad esaltare la figura di Saddam. L’inviata del quotidiano britannico ha trovato che la tomba viene lentamente trasformata in mausoleo, con tanto di lavori di ampliamento in marmo, la sua scrivania in un angolo della “sala dei martiri”, assieme ad altro mobilio del suo studio ed oggetti personali. Un anno fa era visitata da una media di cinque famiglie al giorno. Ora sono salite a quindici. Un mito destinato a crescere con l’intensificarsi della battaglia politica. A primavera sono previste le elezioni provinciali ed il primo censimento dai tempi del mandato britannico negli anni Trenta.



Crescono intanto le tensioni tra sunniti e curdi per il controllo delle città petrolifere di Kirkuk e Mosul. Il mancato accordo in parlamento sulla legge per l’amministrazione delle risorse petrolifere favorisce la destabilizzazione. Si calcola che nel solo mese di ottobre ben 2270 famiglie cristiane abbiano lasciato Mosul per paura di violenze. E di Saddam si parlerà ancora tra dicembre e gennaio, quando il suo palazzo presidenziale nel cuore di Bagdad (oggi ancora in mano Usa) dovrebbe venir occupato da al-Maliki.”







Dall'Iraq al "caso Ciavardini"









“ (…) Dunque c’era  più di un motivo per sostenere economicamente l’Iraq e non l’Iran. Non bastando ciò, abbiamo lasciato anche la solidarietà verso i patrioti iracheni del BAATH, in lotta contro il mondialismo, a spezzoni dell’ estrema  sinistra resistenzialista. (…) Viceversa il modello baathista al quale si ispirava nel periodo della sua reggenza Saddam Hussein non solo era decisamente più vicino al fascismo che al marxismo, ma gli permetteva anche di fare dell’Iraq una nazione moderna, autonoma dai conati imperialistici non solo britannici, sovietici e americani ma anche sionisti e persiani (come oggi vediamo, l’Iran stà giocando un ruolo a dir poco vergognoso sulla pelle del popolo iracheno), con un popolo che si andava alfabetizzando a vista d’occhio nella fierezza e nell’orgoglio della sua millenaria tradizione spirituale, con il petrolio nazionalizzato, con una sostanziale libertà religiosa, con una sanità gratuita d’altissimo livello, con un’istruzione che permetteva a qualsiasi ragazzo lo volesse di diventare medico, ingegnere, chimico, letterato, agricoltore, con una coraggiosissima politica estera che ha sempre posto l’Iraq baathista (fino all’invasione del 2003 e tuttora, dato che il BAATH è il vero soggetto attivo della Resistenza Irachena) alla testa del fronte antimperialista donando solidarietà spirituale e materiale alla famiglie dei caduti palestinesi.



Non bastando ciò, il Presidente Saddam Hussein non ha mai nascosto la sua ammirazione verso Benito Mussolini. Durante il processo, non a caso, Saddam Hussein di fronte all’opinione pubblica mondiale  ha paragonato la Resistenza Irachena all’ “eroica resistenza (citazione letterale del Los Angeles Time) di Benito Mussolini e dei ragazzi di Salò all’invasore americano”.



In seguito, interrotto dalla Corte, il Presidente Saddam Hussein così proseguiva: “Io sono Saddam Hussein –ha ripetuto più volte-  sulla scia di Mussolini, resistendo all’ occupazione fino alla fine, questo è Saddam Hussein.”



Queste importantissime dichiarazioni storiche del legittimo presidente iracheno sono passate sotto l’assoluto silenzio della stampa italiana la quale, con subdola complicità della destra italiana – a seconda dei differenti casi filoamericana o filo persiana-  tende  a legittimare la menzogna storica della Resistenza irachena come armata di terroristi e non di patrioti da una parte (destra), dall’altra invece come altro volto di quella pseudo resistenza italaliana (estrema sinistra) che dal 1945 ha contribuito a renderci colonia angloamericana.”



 



Di Giuseppe Pieristè,  tratto dalla presentazione de “Gli ultimi Fascisti: Franco Colombo e gli Arditi della Muti”

1 commento:

  1. Avete dimenticato di segnalare il blog franco colombo fra i vostri link.



    "Oscar conte di Toledo"

    CsFC-Enclave ITALIANA

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