domenica 12 ottobre 2008

Quando l'Italia a Sigonella ruggì..





Riceviamo e pubblichiamo un interessante articolo dell' Associazione Culturale Zenit su quello che fu l'ultimo giorno di sovranità italiana.



E´ palese come gli Stati Uniti intendano continuare a perseguire una linea di condotta assolutamente coerente con quanto sostenuto (più o meno) ed applicato per tutto il corso della loro sanguinosa storia. Questo, a prescindere dall´esito concreto di quel teatrino coreografico qual è l´elezione del presidente. A dimostrarlo non le allusioni pretestuose dei suoi denigratori, bensì le notizie che continuano a pervenirci in merito al processo di militarizzazione dello spazio. L´ultimo tassello in tal senso si apprende dal documento
del Dipartimento della Marina relativo alle "Previsioni di spesa per l´acquisto di armamenti per l´anno fiscale 2009". In una nota a pagina 96 si legge che "sono stati richiesti finanziamenti dal Military Construction (MILCON) per realizzare i siti terrestri del sistema MUOS in Sicilia (Niscemi), Virginia (Northwest) ed isole Hawaii (Wahiawa)". A Niscemi si apprende nella fattispecie che sorgerà presto una delle stazioni di controllo terrestre del Mobile User Objective System MUOS, il sofisticato sistema di comunicazione satellitare ad altissima frequenza (UHF) delle forze armate USA che integrerà comandi, centri d´intelligence, radar, cacciabombardieri, missili da crociera, velivoli senza pilota, ecc., con l´obiettivo di perpetuare la superiorità offensiva degli Stati Uniti d´America. Preoccupante aneddoto è legato alle prerogative delle stazioni del sistema MUOS, una sigla che probabilmente all´apparenza non pizzica la sbadatezza dei più. Una sigla di cui neanche noi conosciamo l´estensione, ma di cui temiamo gli effetti pratici, in quanto si apprende che tale arcano sistema è infatti una delle maggiori stazioni d´intercettazione delle telecomunicazioni satellitari a livello mondiale, pienamente integrata in Echelon, la rete segreta di ascolto della National Security Agency (NSA) e della CIA in grado di intercettare e decodificare le comunicazioni telefoniche e radio, fax, e-mail, Internet, ecc., secondo un catalogo di parole chiave "selezionate per il loro interesse" dai servizi d´informazione. Insomma, uno strumento di controllo e di spionaggio che avalla ulteriormente la condizione di assoggettamento politico a potenza straniera del nostro paese. Eppure le strane alchimie che il destino disegna hanno stabilito che proprio l´isola di Sicilia divenisse nel lontano ottobre del 1985 teatro di un atto di intransigente dignità da parte dell´allora governo Craxi nei confronti degli americani. Proprio quel suolo siciliano pregno di sangue che i suoi abitanti hanno versato per fronteggiare o per sostenere - sempre col preciso obiettivo di difendere la propria identità - le tante invasioni che nel corso dei secoli si sono susseguite. Il motivo di quella che sarà la crisi diplomatica tra Italia e USA scaturisce il 7 ottobre 1985; quando la nave da crociera italiana Achille Lauro lascia le coste egiziane per approdare in Israele viene presa in ostaggio da quattro attivista del Fronte per la Liberazione della Palestina che chiedono la liberazione di cinquanta loro commilitoni detenuti in carceri israeliane. Dopo un giorno di incessanti trattative e mobilitazioni dei governi di vari paesi coinvolti direttamente e non, i quattro sequestratori riescono a far pervenire al governo italiano l´intenzione di voler intavolare un negoziato con i proprio ambasciatori. E´ in questa fase che avviene l´orgoglioso strappo del governo Craxi al veto inflessibile che Reagan, l´attore hoolywoodiano allora presidente degli USA, vorrebbe imporre. Intanto, mentre lo stupore americano fermenta nervosamente nel ritrovarsi a dover interloquire con un governo italiano inaspettatamente indipendente nel prendere una decisione di tal delicatezza, la situazione sulla nave precipita: i quattro palestinesi fanno fuoco e rimane ucciso un cittadino ebreo americano. Il fatto è un casus belli pienamente organico a quella sgradevole pratica americana che consiste nello scuotere l´opinione pubblica al fine di giustificare le proprie offensive. Infatti gli USA minacciano un intervento militare sulla nave per liberare i passeggeri, beffandosi altamente della serie di contatti già avviati tra Italia e sequestratori e rischiando perciò di provocare un bagno di sangue su di un mezzo navale oltretutto di proprietà italiana. Ma evidentemente la linea del governo italiano si rivela oculata quando l´ambasciatore Migliuolo firma un documento con l´emissario dell´OLP Abbu Abbas in cui, a patto che i essi mantengano l´incolumità di tutti i passeggeri rimasti in nave, si promette ai sequestratori una via di fuga prelevandoli con un aereo. Un gesto di finezza diplomatica che manda su tutte le furie Reagan dal momento che lo stesso presidente americano nella notte tra 10 ed 11 ottobre, senza minimamente interpellare il capo di governo della nazione protagonista di questa decisione, ordina immediatamente alle sue forze armate di far intercettare l´aereo. I caccia americani decisero di dirottarlo sulla base della U.S. navy di Sigonella, in Sicilia appunto. Un serafico Craxi reagì inizialmente con apparente accondiscendenza all´arroganza americana, consentendo l´atterraggio sul territorio italiano, ma ordinò subito dopo ai vertici militari che mediatori e attivisti palestinesi venissero immediatamente messi sotto il controllo delle autorità. E´ a questo punto che si consuma il definitivo strappo, a dimostrazione di una gagliarda volontà italiana di far rispettare una sovranità storicamente calpesta agli scarponi in dotazioni alla U.S. army. Una volontà che si esprime attraverso l´immediato dispiegamento di soldati dell´Esercito Italiano e Carabinieri che circondano l´aereo egiziano appena atterrato. Gli americani non si apprestano certo a subire un simile strappo con serenità e, resisi ormai conto della ferma consapevolezza italiana di perpetuare un dominio sul proprio territorio che loro interpretano come un affronto inammissibile, fanno atterrare pochi minuti dopo due C-141. Scendono i militari della Delta Force che, guidati generale Steiner, si dirigono verso il boeing egiziano fermo sulla pista. L'intenzione è chiara: prendere prigionieri i passeggeri. Sono momenti drammatici. Quelli della Delta Force, armi impugno circondano gli avieri italiani e i carabinieri disposti intorno all'aereo. A questo punto credono di aver definitivamente domato la bizza isterica di una colonia soggetta ad estemporaneo sussulto di euforia indipendentista, confidano nell´esposizione dei loro muscoli gonfi per impaurire il governo Craxi e farlo scodinzolante tornare all´ovile del giogo dei liberatori di ieri, di sempre. Ma per un attimo Palazzo Chigi, la Farnesina, il Viminale, questi signorili e diversi palazzi romani sedi nevralgiche del potere politico, vengono avvolti da un invisibile fascio di luce che li attraversa tutti e tre e li riveste di un inestinguibile chiarore le cui origini risiedono nella nostra migliore storia millenaria e si ridestano nel bel mezzo dell´età contemporanea, inattese ma carezzevoli. E´ così, è per via di una mistica presa di coscienza politica, che l´Italia non si arrende e fa dispiegare ingenti rinforzi di Carabinieri a far circondare degli increduli militari della Delta Force, solitamente abituati ad omaggi d´altro tipo da parte dei paesi che considerano colonie proprie. Si creano dunque intorno all´aereo tre cerchi concentrici che simboleggiano una guerra di nervi tra le autorità dei due paesi e la parentesi più viva dell´Italia repubblicana, forse l´unico episodio di politica estera di cui andar fieri, l´unico contraddistinto dalla sovranità, questa oggi sconosciuta. Ma la brevissima epopea italiana non finisce certo qui, in una situazione di stallo in cui diversi militari attendono ordini dall´alto delle rispettive autorità. E´ alle 5.30 del mattino del 11 ottobre che gli americani ricevono l´ordine di cedere e di abbandonare la pista; finalmente la superbia yankee si è piegata alla fermezza del governo italiano. Militari italiani arrestano così i dirottatori e si decide di far partire l´aereo (con i quattro ancora a bordo) verso Ciampino, scortato però dai caccia americani e soggetto a due interferenze vane: prima di un F-14 volato di nascosto da Sigonella per tentare il dirottamento del boeing egiziano; poi, un altro episodio simile. Ecco quel momento raccontato dall´ammiraglio Martini, elemento del SISMI deputato a negoziare in quei frangenti: "Un altro aereo americano, dichiarando uno stato di emergenza chiese e ottenne l'autorizzazione all'atterraggio immediato. Era solo un pretesto. Si posò in pista e si mise di traverso all'aereo egiziano. Stavo perdendo la pazienza: tramite il colonnello militare dell'aeroporto feci sapere al pilota americano che se non ubbidivano al mio ordine di togliersi di mezzo, avrei fatto buttare fuori pista l'aereo con il bulldozer: gli diedi cinque minuti; ne passarono solo tre, andò via'. E´ dopo questo ulteriore e cocente smacco che gli americani rimangono definitivamente storditi e piegati da cotanto orgoglio italiano che per qualche istante ha smesso le vesti "pulcinelliane" ed indossato corazze romane. La richiesta di estradizione dei quattro sequestratori da parte del governo USA verrà respinta dal Ministro di Grazia e Giustizia Martinazzoli che ritenne preminenti le esigenze della giustizia italiana di processare i dirottatori secondo le proprie leggi e garantì al principale bersaglio delle preoccupazioni americane, Abbu Abbas, un efficiente canale che gli consentirà di evadere a Belgrado. E´ così che si conclude lo scontro di Sigonella, laddove nell´ottobre 1985 dal torpore emerse estemporaneo lo spirito in cui tentiamo di riconoscerci.




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