lunedì 12 maggio 2008

10 MAGGIO 2008: II CIRCOSCRIZIONE, VIA G. B. VICO, PERUGIA







ASSOCIAZIONE CULTURALE TYR










PRESENTA









COMUNITA’ SOLIDARISTA POPOLI









IDENTITA´ TRADIZIONE SOLIDARIETA´






La sala è gremita nel momento in cui i volontari di Popoli prendono la parola e cominciano a raccontarci la loro esperienza. Come molti già sanno, l´Associazione Solidarista al centro dell´evento è da anni impegnata in Birmania, per sostenere eticamente e materialmente la popolazione Karen, una delle vari etnie "esiliate" dal governo di Rangoon e costrette da decenni a rifugiarsi nelle foreste settentrionali al confine con la vicina Thailandia. La storia tragica di questa popolazione comincia molti anni fa, precisamente nel 1946 quando l´Inghilterra abbandona quelle terre e le lascia in mano ad una autorità locale, che ben presto entrerà nell´orbita dell´URSS. La cosiddetta via birmana al Socialismo, tuttavia, durerà fino all´inizio degli anni Ottanta, per poi spegnersi sotto la sempre più evidente ingerenza di una giunta militare, sostenuta e finanziata da potenti lobby occidentali. Quando oggi si parla in televisione della situazione birmana, molti giornalisti politicamente corretti, sono soliti etichettare erroneamente quella dittatura terrorista con il termine "comunista", ben sapendo di mentire. Nessuna ideologia tradizionale, tanto meno di tipo socialista o nazionalista che sia, contraddistingue questo governo sanguinario e vile: assistiamo da molto, moltissimo tempo oramai, allo stretto rapporto che lega quelle terre martoriate e le sue istituzioni politiche a tutta una serie di affaristi e multinazionali americane, che direttamente o indirettamente, intessono rapporti commerciali con la giunta di Rangoon, tra cui la Scevron di Condoleeza Rice e l´israeliana Elbyts System, loro fornitrice ufficiale di armi attraverso Singapore. Sono addirittura membri dell´intelligence australiana a organizzare a Rangoon una serie di corsi di formazione per strategie militari nel controllo e nella repressione di sommosse. La stessa Italia, attraverso Oviesse, è molto attiva sul mercato birmano, così come la Germania con Wolkswagen e il Giappone con Toyota. Appare chiaro che, in un quadro di questa entità, è la finanza mondiale (con le sue logiche del libero mercato) ad avere interesse a sostenere la giunta militare. Come sempre, ci troviamo dinnanzi ad un fenomeno che recentemente e solo per qualche periodo, la stampa ha teso a sottolineare, per poi farlo rientrare mestamente senza che se ne sapesse più nulla.



Mentre il governo si arricchisce grazie ai suoi ottimi rapporti con le lobby economiche planetarie, grazie al narcotraffico e grazie al supporto militare di Israele, il popolo Karen prosegue nella sua difficile vita sulle montagne e nei numerosi villaggi che costellano i loro luoghi e che compongono il loro Stato, al di fuori della piccola capitale Pa-An. Religiosamente dediti al buddhismo, ma con minoranze cristiane e taiping, restano fedeli alla tradizione etnica che li contraddistingue da migliaia di anni, impostando la loro società su un modello comunitarista che non concepisce né edonismo né nullafacenza. Il loro impegno è non solo identitario in difesa e preservazione della propria specificità culturale, ma anche e di conseguenza sociale nello sviluppo delle attività lavorative e nella lotta al mercato e all´uso della droga (la sola Birmania ha prodotto nell´ultimo anno 500 milioni di anfetamine varie che vengono poi vendute al narcotraffico internazionale, dai cui proventi la giunta militare ricava numerosissimo denaro). La solidarietà e la dignità che contraddistinguono questo Popolo superano tutti i possibili migliori auspici e lo pongono quasi in una dimensione senza tempo, in cui solo la Tradizione (quella con la "T" maiuscola) conta veramente qualcosa. Negli ultimi tempi, gli Stati Uniti, attraverso le autorità competenti, hanno proposto ai Karen di emigrare in massa verso l´America ed abbandonare quelle terre rischiose. Dietro ad un apparente umanitarismo, si cela però il disegno mondialista e apolide delle lobby dell´alta finanza, che mettrebbero questi giovani nelle condizioni di cominciare una nuova vita in un luogo completamente alieno rispetto alla loro sensibilità e al loro modus vivendi, che ben presto finirebbe i suoi giorni in metodi di sfruttamento o in suicidi di massa, come già avvenuto per i nativi americani, con il perfido obiettivo di svuotare e liberare quei territori da ogni etnia e rafforzare il regime filoccidentale della Birmania.



Popoli opera nei territori Karen dal 2001, in virtù di rapporti di amicizia risalenti ad un reportage di tipo giornalistico negli anni Novanta, e sostiene la locale popolazione. I numeri sono dei dati di fatto incontrovertibili e ci dicono che: ben tre cliniche sono state aperte e messe a disposizione della locale popolazione che hanno permesso di diminuire dell´85% il tasso di mortalità della popolazione (principalmente colpita da disturbi gastrici e respiratori, prima molto diffusi in quei posti). Tre scuole all´interno della giungla birmana, al fine di insegnare ai bambini la classica istruzione elementare e superiore, e ai più adulti, le più avanzate tecniche di assistenza sanitaria, medica e paramedica. Trentaquattro operatori sanitari e dieci insegnanti lavorano costantemente per garantire uno sviluppo ed un programma di progressiva autosufficienza sanitaria e scolastica alla popolazione indigena.



Naturalmente, stiamo parlando di conquiste primarie, per ora, frutto di un duro lavoro e di un coraggio non comuni: la guerra in Birmania viene annoverata alla fascia "bassa e bassissima intensità", ma proprio per questo, ogni attacco delle truppe militari alla popolazione diventa imprevedibile e mette a repentaglio la vita di chiunque tenti di superare il confine thailandese-birmano, senza considerare l´alto numero di mine antiuomo impiantate in quelle fittissime giungle. Il breve filmato con cui i volontari di Popoli ci hanno mostrato una sintesi della loro lodevolissima attività, non ha lasciato indifferente nessuno e ha toccato nel profondo, le emozioni di tutti i presenti. Il lavoro svolto da questi autentici eroi, viene alla luce solo nella misura in cui ne constatiamo l´oscuro silenzio all´interno del quale è avvolto. Parliamo di un risicato budget (30,000 euro l´anno), ottenuto qua e là, attraverso sottoscrizioni di militanti o simpatizzanti, cene o incontri e dibattiti, o anche concerti. Nulla se paragonato ai milioni di cui godono Onlus come Emergency, ma ben di più e di meglio pensando anche alla diversa impostazione che muove i nostri, a partire da una chiara natura antimondialista ed identitaria, da cui nessun iscritto, al di là delle simpatie partitiche, può minimamente prescindere e che li mette nelle condizioni di operare senza retribuzione (se non i piccoli rimborsi viaggio poi prontamente ridonati all´associazione medesima), e senza alcuno scopo di ingerenza o imposizione culturale, ma anzi con la precisa finalità di aiutare e supportare il popolo Karen ed il suo esercito nella lotta per il mantenimento della propria specificità etnica e sociale. Chiunque può sostenerli, contattandoli, attraverso il loro sito internet. Non fanno comodo. Sono scomodi. A noi piacciono per questo.





Il loro Esempio, vale più di mille parole.

SOSTENIAMOLI.

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