A cura di Andrea Fais
Ufficio di Corrispondenza di Perugia
Pubblicato su Rinascita il 20 novembre
Partire dal popolo non significa “contattare” nè “andare verso”, come va di moda asserire in quei sospetti mega-movimenti dell’oggi politico; significa, altresì, semplicemente agire in suo favore facendone già parte.
E così noi, cittadini con carta e penna alla mano, intendiamo dar voce e spazio ad altri cittadini come noi, che vorrebbero esporre i loro problemi ma che regolarmente non possono farlo, né possono contare sulla ormai dimidiata rappresentatività che la rappresentanza parlamentare dovrebbe serbare in sè.
In questo primo evento abbiamo stabilito un incontro molto importante con un anziano ma battagliero cittadino, cioè Adelio Gagliardi, presidente del Comitato del Cittadino, che raccoglie tutti i comitati civili per la sicurezza, ormai ampliamente diffusisi in città.
1) Anzitutto buongiorno e benvenuto nel nostro ufficio di corrispondenza di Perugia… ci dica chi è e cosa svolge nella vita, per quanto concerne il suo impegno pubblico?
“Salve, sono un cittadino pensionato, cresciuto ideologicamente a sinistra ma che, vista la condizione in cui versa la politica ufficiale dei palazzi e deluso da tutti i partiti di qualunque colore, ha deciso circa due anni fa di fondare un comitato per i cittadini assolutamente autonomo”
2) Chi siete, come lavorate e attraverso quali azioni si concretizza il vostro lavoro?
“Il nostro percorso comincia nel 2005, allorquando autenticammo il nostro statuto ufficiale da un notaio e lo presentammo per la prima volta pubblicamente in una riunione avvenuta in Via Caprera, presso la parrocchia del quartiere di Madonna Alta. Tutti i presenti accolsero con favore la mia iniziativa, decidendo di prendervi parte, con l’eccezione di due individui che, dandomi del ‘fascista’, cominciarono a farmi capire che aria avrebbe tirato da lì in poi.
Il nostro primo atto pubblico fu una lettera del 18 agosto 2005, indirizzata a tutte le istituzioni locali principali (Comune, Regione, Provincia, Prefettura, Questura eccetera…), in cui denunciammo nella nostra solita maniera pacata e rispettosa, tutte le problematiche legate al nostro quartiere, dallo spaccio alla sporcizia, dalla prostituzione alla cementificazione più selvaggia.
In seguito al nostro crescente impegno sul territorio, si unì a noi anche un altro comitato, quello di Via della Pescara, che con una lettera e ben cinquecento firme dei propri residenti, decideva di entrare a far parte del nostro Comitato.
Da allora capimmo che la nostra azione sociale stava andando espandendosi in maniera sempre più rilevante, tanto che cominciammo a collaborare, seppur autonomamente, con il comitato di Via della Pallotta, sponatenamente sorto pochi mesi dopo il nostro.
Il 2006 è forse stato l’anno più importante per le nostre attività: in pochi mesi il nostro comitato ha preso parte a diverse manifestazioni, tra cui una in Piazza Italia, a Perugia, assieme ad un sindacato di Polizia. Arrivammo persino a Roma, in cui partecipammo alla manifestazione di un’associazione di non-vedenti, giunta sino alla Piazza di Montecitorio.
Elementi comuni di tutti quegli episodi furono la condizione dettata da noi, che in questi cortei non fossero presenti uomini di alcun partito politico, e ahimè la totale indifferenza con cui sono state recepite dai palazzi della politica ufficiale, al di là di singoli e personali attestati come quelli di Casini e di una parlamentare di Rifondazione, in occasione della manifestazione romana.
Ma tornando alla nostra città, continuammo ad essere invisibili per le autorità locali ed i numerosi incontri con il Sindaco Renato Locchi, avevano portato tuttalpiù alla realizzazione di una minicaserma in Piazza del Bacio (vicino alla Stazione centrale di Fontivegge, nda), alla fine del 2005, inaugurata in pompa magna, alla presenza di tutte le autorità del capoluogo, ma a conti fatti assolutamente inefficace, in quanto formata da cinque vigili.
Facemmo pressione sul Sindaco anche per quanto riguarda altre situazioni di impunità e di illegalità diffusa, come in Via del Macello. Ci promise di promuovere un vertice straordinario per la sicurezza, pur non rientrando nelle sue competenze: un’ennesima promessa non mantenuta.
Di recente, precisamente lo scorso 25 ottobre, abbiamo scritto nuovamente al primo Cittadino della nostra Perugia, per ribadire le nostre rivendicazioni e per ottenere un incontro resosi ormai urgente, anche in relazione agli ultimi eventi che hanno caratterizzato la cronaca locale. Il 26 novembre teoricamente ci dovrebbe ricevere nel suo ufficio, a Palazzo dei Priori.”
3) Quali sono le effettive condizioni di sicurezza e di vita in città, e cosa ha potuto osservare attraverso il ruolo che Lei svolge?
“Come si è già detto, ormai la sicurezza è una condizione quasi del tutto scomparsa nel nostro capoluogo, ma questo non solo per quanto concerne la criminalità più o meno organizzata. Vorrei infatti ricordare che il nostro comitato ha diversi settori di azione sociale. Il nostro impegno per i cittadini coinvolge la parola ‘sicurezza’ a tutto campo: e questo significa essere impegnati in prima linea contro la criminalità, e allo stesso tempo osservare e denunciare le disfunzioni della pubblica amministrazione, della viabilità e dell’edilizia, in relazione sia al suo impatto sociale che a quello ambientale-ecologico. Possiamo osservare numerose cose che non vanno in città. Lo spaccio ed il consumo di stupefacenti ha raggiunto livelli impressionanti, e il degrado che coinvolge persino i nostri giovani non pare essere combattuto attraverso progetti seri per la realizzazione di strutture adeguate e compatibili, in cui possano ritrovarsi i sani valori dell’esistenza umana, mentre il denaro viene sperperato dalle istituzioni solo per la costruzione di enormi centri commerciali, dannosi sia per l’impatto economico nei confronti delle attività minori sia per la viabilità, sia per l’ambiente. Nel mio quartiere di Madonna Alta, ad esempio, i giovanissimi possono disporre di un solo centro ricreativo aperto esclusivamente dalle 15:30 alle 19:30 e la scuola di Via Chiusi, da poco aperta, non ha nemmeno una palestra. Contemporaneamente però, nel giro di pochissimo tempo abbiamo assistito alle cementificazione selvaggia di due ettari di terreno tra Via Settevalli e Ponte della Pietra (vicino a Madonna Alta, nda), nell’ambito della costruzione del nuovo centro commeriale Emisfero, che ha aumentato il traffico a livelli di diecimila auto al giorno.”
4) Dal quadro che ne emerge, come quantifica e qualifica la distanza tra percezione pubblica e amministrazione politica?
“Noi siamo stati ignorati molte volte, dalle autorità sia locali sia nazionali, e da ciò che sentiamo attraverso il parere dei nostri aderenti e di tanti altri cittadini in generale, non possiamo che notare una distanza sempre più abissale tra la politica partitica e la gente bisognosa. Tanti sono stanchi e stufi di questo sistema e spesso purtroppo la loro rabbia si potrebbe incanalare in direzioni inopportune. I nostri metodi non sono mai trascesi nell’arroganza né – e ci mancherebbe altro – nell’illegalità. Abbiamo sempre portato il nostro rispetto alle cariche istituzionali alle quali ci siamo rivolti, non facendo mai mancare i giusti modi garbati e riconoscendo i titoli di ognuno. Sarò ‘ignorante’ (sul piano tecno-politico, nda) ma non maleducato. Questo mai. Ripeto e ribadisco che noi siamo e vogliamo restare un comitato di semplici cittadini senza scopo lucrativo, totalmente autofinanziato e senza nessun coinvolgimento dei partiti; necessariamente va da sé che la nostra è un’attività politica in quanto incentrata sulle necessità dei cittadini, ma assolutamente priva di indirizzi partitici. Questo non ci ha ovviamente impedito di rivolgerci a chiunque comprenda le nostre numerose iniziative, qualunque siano le sue referenze, le sue opinioni e le sue idee. Ma é evidente che il nostro carattere popolare, sociale, autonomo e di base risulta scomodo a coloro i quali fanno finta di non vederci. Noi comunque andiamo avanti.”
5) Quali sono in concreto le vostre proposte e richieste alle autorità competenti in materia?
“Sappiamo bene che un comitato civile è un impegno serio. Non si pensi, come qualcuno superficialmente potrebbe fare, che il nostro unico scopo è lamentarci. Il nostro progetto è serio e nasce anzitutto da proposte costruttive molto precise.
Fare parte di un comitato cittadino significa essere attivi e lavorare in prima persona per osservare, analizzare e stimolare la società. Solo così possiamo giudicare le istituzioni ed eventualmente porre l’indice sulle disfunzioni amministrative.
Le nostre proposte partono da bisogni effettivi, da studi ed analisi serie, applicati sul campo e ci avvaliamo di statistiche e dati autonomamente rilevati nei vari quartieri.
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