Fabio Polese intervista Maurizio Martucci
(ASI) In Piazza della Libertà, a Roma, è recentemente nata la “Fondazione Gabriele Sandri”. Un posto per ricordare Gabbo e per promuovere diverse attività culturali e sociali. Una tra tutte, la “Biblioteca del Calcio”, un vero e proprio centro di documentazione libraria italiano ed estero. Agenzia Stampa Italia ha incontrato Maurizio Martucci, giornalista e scrittore, autore di diversi testi tra i quali ricordiamo “11 Novembre 2007, l’uccisione di Gabriele Sandri una giornata buia della Repubblica”, “Cuori Tifosi” e “Football Story”.
Da quel maledetto 11 novembre del 2007, tantissime iniziative in tutta Italia e non solo, sono state promosse per ricordare Gabriele Sandri e per chiedere verità e giustizia. Ripercorriamo insieme il cammino che recentemente ha fatto si che nascesse la “Fondazione Gabriele Sandri”. Quali sono state le tappe fondamentali?
Dobbiamo scindere i piani, anche se poi ovviamente si sovrappongono per la logica dei vasi comunicanti. Prima il moto popolare e poi la Fondazione Sandri. Il movimento d’opinione è stato perorato dal cosiddetto Popolo di Gabriele, milioni di cittadini uniti in un’imponente massa critica che si è stretta intorno alla richiesta di verità e giustizia per un delitto assurdo. Si è trattato di un moto senza precedenti, unico e trasversale, strettosi intorno alle tappe itineranti delle presentazioni del mio libro, capace di promuovere una petizione popolare per la posa di una targa a Badia Al Pino e infine avvalorato dalla sentenza d’appello di Firenze in cui, oltre a ribaltare lo scandaloso primo verdetto di Arezzo, si è accertata la colpevolezza dello Spaccarotella nell’omicidio volontario, sostenuta dalla gente sin dal giorno della tragedia. Altro è stato invece il cammino della Fondazione Gabriele Sandri, nata dopo una gestazione di tre anni da un Comitato Promotore in cui, oltre la famiglia Sandri, c’erano anche i calciatori De Silvestri e Aquilani. Da qui si è giunti alla fondazione vera e propria, una no profit a carattere nazionale in cui figurano i figli d’arte dei compianti Re Cecconi e Di Bartolomei, con Roma Capitale socio fondatore e la Federazione Italiana Giuoco Calcio a sostegno. Un bel segnale da parte delle istituzioni e del mondo del calcio italiano per un progetto socio-culturale inedito e ambizioso…
Nella nuova sede della “Fondazione Gabriele Sandri” è operativa la “Biblioteca del Calcio”. Come nasce l’idea? Che scopi ha?
Nasce dalla volontà di preservare la prima passione del povero Gabriele, cioè il calcio, oggi calpestato da combine e scandalo scommesse, proponendo un progetto culturale senza scopo di lucro, la prima ed unica Biblioteca del Calcio esistente a Roma: aperta dal lunedì al sabato in pieno centro, alle spalle di Piazza del Popolo, nei giardini di Piazza della Libertà, in un edificio donato dal comune di Roma, nella piazza dove nel 1900 prese i natali la Lazio, la squadra di Gabbo. Ma a differenza di quanto si possa credere, nella biblioteca non ci sono solo libri e riviste biancocelesti, ma di ogni club italiano ed estero, insomma di tutte le squadre del Popolo di Gabriele, anche libri in lingua inglese su Chelsea, Manchester, Liverpool. Abbiamo i classici saggi di letteratura calcistica, libri sulle figurine Panini, sul Subbuteo, saggi di inchiesta sul doping, monografie dei grandi calciatori, libri sul tifo e gli ultras, sulla storia del calcio, sui sodalizi dalla Juve al Catania. Lo scopo è squisitamente culturale: in biblioteca chiunque, anche un turista, può entrare e passare qualche ora a leggere gratuitamente un libro oppure può prenderselo per una consultazione temporanea. E poi c’è un piccolo Museo di Gabriele: i suoi oggetti personali accanto ai cimeli raccolti dalla famiglia Sandri in giro per l’Italia in questi anni di straordinaria solidarietà. La biblioteca è nata per mandare un segnale proteso ad accrescere il tasso di cultura calcistica, per uscire dalla segregazione in cui i tifosi sono stati confinati dal logiche degne del peggior Processo del Lunedì, perché il calcio è della gente, del popolo e come tale cultura, non isterici insulti da saloon…
Possiamo dire che è una continuazione del suo ultimo lavoro “Footbaal Story” e, perché no, anche di “Cuori Tifosi”?
Decisamente si, nel senso che dalle mie pubblicazioni è partita una spinta propositiva che non poteva essere abbandonata. E oggi, grazie alla Fondazione Gabriele Sandri, con biblioteca e prossimo Festival Nazionale della Cultura del Calcio c’è un progetto di più ampio respiro. Vorremmo realizzare il festival nel prossimo inverno a Roma, una kermesse nazionale come contaminazione culturale di film, libri, dibattiti, mostre e giochi per ricordare che il calcio è diventato grande e fenomeno nazional-popolare solo grazie alle caratteristiche distintive che per anni hanno colpito l’immaginario collettivo degli italiani e che oggi un calcio apolide, collassato e consumistico rischia di fagocitare definitivamente, senza via di ritorno. Come a dire: bene… ci stanno togliendo il calcio del futuro? Riprendiamoci il calcio del passato! Ecco, il festival vuol essere revival, tappa dei Peter Pan del football, per sostenitori smarriti, in astinenza e crisi d’identità: vogliamo riscoprire tradizioni, radici e memoria storica di un calcio che non c’è più ma che, come per Gabriele, ha fatto innamorare intere generazioni di nobili sognatori. E non certo un milione di anni fa…
Visto che si è occupato più volte della sicurezza negli stadi, le posso fare una domanda sulla “Tessera del Tifoso”?
Prego…
L’ultimo campionato di calcio è finito, è ora di tirare le somme. Lo stadio è diventato un salotto buono come volevano farci credere?
E’ stata persa una grossa occasione. Si è ragionato all’italiana ed è stato fatto il classico errore di pensare esclusivamente al contenitore e non al contenuto. Sin dall’introduzione della Tessera del Tifoso mi sono speso per far capire che una semplice carta prepagata non poteva risolvere i problemi derivanti da fenomeni degenerativi e che, comunque, vie proibizionistiche mascherate sotto forma di commercializzazione della passione del tifo, avrebbero generato esiti spuri ed ibridi. Ed infatti è così è stato: stadi vuoti, soliti incidenti, terno all’otto per prendere i biglietti, sistema poco credibile. Oggi i promotori della tessera stanno ripensando il progetto e, soprattutto, a quali accorgimenti apportare per la prossima stagione. Credo che l’unica contro risposta valida, oltre che politica, possa essere esclusivamente di natura culturale. Se si continua a vedere il tifoso solo come un nemico o, nella migliore ipotesi, come un cliente da spennare nel portafogli, non si andrà mai lontano. Ho sempre detto che il calcio e il tifo sono principalmente fenomeni sociali e come tali culturali, identitari, antropologici… Ma chi ci governa, se n’è reso conto?
Tornando alla “Fondazione Gabriele Sandri”, quali altre iniziative ci sono in cantiere?
Un concorso nazionale per giovani Dj, visto che l’altra grande passione di Gabriele era la musica. Un progetto a cui hanno aderito anche network radiofonici e noti Dj di fama internazionale, finalissima a Roma il 22 Settembre. E poi il gruppo volontario di donatori del sangue, che periodicamente aiuta negli ospedali gente che soffre, bisognosa di aiuto, come generoso era l’animo di Gabbo. Infine, ma questa non è un’iniziativa promossa dalla fondazione bensì lo scorso anno dal ‘Comitato Mai Più 11 Novembre’, scoprire una targa a Badia Al Pino, dove un tempo c’erano centinaia di sciarpe e messaggi per Gabriele, inspiegabilmente tolti. Quella targa, sostenuta da una richiesta di 25.000 firme, rappresenta molto più di una semplice stele, è un monito: solo facendo tesoro degli errori del passato si può sperare in un domani migliore. Non c’è futuro senza memoria… A qualcuno da fastidio?
http://www.fabiopolese.it/?p=425
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