giovedì 29 luglio 2010

La Commissione europea autorizza altri mais Ogm.


La Commissione europea non perde occasione per dimostrare di fottersene dei produttori agricoli e di essere invece al servizio delle multinazionali che mischiano la chimica e l’ingegneria genetica nei cibi che direttamente o indirettamente arrivano sulle nostre tavole. Ieri Bruxelles ha dato l’autorizzazione all’importazione e all’utilizzo per fini alimentari di 5 nuovi tipi di mais transgenico e allo stesso tempo ha rinnovato l’utilizzo di un altro tipo di mais Ogm che si avviava alla scadenza.
La validità della autorizzazione è di dieci anni, un periodo più che sufficiente per permettere ai sei tipi di mais fatti in laboratorio di contaminare le coltivazioni di tipo naturale. Appare in ogni caso significativo che la decisione della Commissione sia arrivata dopo meno di due settimane da quell’altro provvedimento che ha lasciato agli Stati membri la libertà di decidere se autorizzare o meno la coltivazione degli Ogm sul proprio territorio.
I cinque nuovi tipi di mais autorizzati e quello rinnovato sono distribuiti in maniera equanime tra tre produttori, uno dei quali è ovviamente la Monsanto. Questi sono il 1507 e il 59122 della Pioneer, il Mon88017 e il Mon8903 appunto della Monsanto, e il Bt11xGa21 della Syngenta. Il rinnovo dell'autorizzazione sino al 2020 per lo stesso tipo di usi è stato invece concesso al mais ogm Bt11, anche questo della Syngenta.
E’ comunque significativo che tali produzioni si verifichino in Paesi nei quali la popolazione locale non viene resa abbastanza edotta sui pericoli di contaminazione che rischiano le coltivazioni locali autoctone e dove i politici locali fruiscono della riconoscenza dei produttori. Ad esempio il mais 59122 viene prodotto nelle Filippine.
Per gli altri tipi di mais Ogm le considerazioni sono identiche.
E’ altrettanto significativo che la Commissione europea in tutti questi casi abbia deciso nonostante non ci fosse stata la maggioranza qualificata favorevole dei 27 Stati membri al Consiglio agricoltura della Ue, che si è tenuto a Lussemburgo a fine giugno.
Oltretutto alla base di questa svolta c’è l’immancabile trucco. Se infatti la maggior parte dei prodotti Ogm importati in Europa riguardano mangimi per animali e se per essi deve essere indicata comunque in etichetta l’origine transgenica, il principio della tracciabilità è previsto soltanto sulla carta per i prodotti di origine animale (come carni, uova, latte e latticini) provenienti appunto dal bestiame alimentato con gli Ogm. Di conseguenza quello che non entra dalla porta nei nostri piatti ci finirà immancabilmente attraverso la finestra. Ed è sconfortante prendere poi atto che anche l’Agenzia per la sicurezza alimentare (Efsa) con sede a Parma abbia dato parere positivo e che la Commissione europea sia stata ben soddisfatta di seguire rigorosamente tutta la procedura richiesta, soprattutto dove prevede che spetta ad essa decidere quando gli Stati membri non si mettono d’accordo.

Di Andrea Angelini, www.rinascita.info


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