mercoledì 14 luglio 2010

Guerriglia a Belfast.


Sembra strano ma nel 2010 c'è chi lotta ancora contro l'invasore...Anche in Europa.

Non sarà la devolution, il trasferimento dei poterei giudiziari e di polizia approvata dal parlamento di Stormont, da un Sinn Fein oramai visto come una stampella del potere britannico nelle Sei Contee, a cambiare la condizione della comunità cattolica. È fin dall’Accordo del Venerdì Santo, dal ’98, che il partito di Gerry Adams ha smesso di rappresentare l’anelito di libertà di un popolo che ha sofferto e soffre per la dominazione britannica. I quartieri cattolici delle città nordirlandesi sono i sobborghi nei quali la prospettiva principale è vivere con i sussidi statali. Essere cattolici in Nordirlanda pone gli stessi problemi di dodici anni fa. La “normalizzazione” è stato un gioco di potere sulla pelle della comunità cattolica, è per questo il Nordirlanda resta una terra insorgente. Lo ha dimostrato anche in questi giorni, in occasione dell’annuale periodo delle parate orangiste: rito tutto britannico di prevaricazione. Non basta il folklore, o il tentativo della BBC di presentarle come un momento di festa, a camuffare delle celebrazioni che hanno il chiaro e preciso intento di dimostrare chi comanda in Ulster. È un momento in cui la tensione, nelle Sei Contee, diventa altissima, alimentata dalle persecuzioni della polizia che, con fermi e arresti arbitrari, applicando il cosiddetto “stop and search”, fa sentire ai rappresentanti della comunità il peso del potere britannico. Sabato scorso, 24 ore prima a Belfast era stata arrestata e rilasciata dopo qualche ora Marian Price, del 32 Csm. Nella notte fra domenica e lunedì, all’alba del 12 luglio, è toccato invece a Terry McCafferty. Terry è stato prelevato dalla Psni mentre sei camionette blindate impedivano l’accesso alla sua abitazione. Sembra che sia stato accusato di complicità nel tentativo di omicidio di agenti di polizia per i colpi d’arma da fuoco esplosi nella notte tra sabato e domenica nel quartiere di New Lodge, durante un assalto portato alla Psni da un gruppo di nazionalisti. Anche per questa ragione lunedì, nell’Ardoyne, quartiere cattolico di Belfast, si respirava un’aria pesante. Il sobborgo è stato teatro di tensioni prima del passaggio della parata orangista e di violenti scontri una volta che i protestanti sono riusciti, ma solo dopo ore di attesa, a fare il consueto affronto alla comunità cattolica passando con i loro stendardi davanti al sobborgo di Belfast. Ma è stata una marcia in tono minore, rallentata dalla protesta pacifica inizialmente messa in atto da militanti repubblicani. “Resident non dissident” e “no parade no violence” erano le frasi riportate sui cartelli che i circa cento manifestanti hanno mostrato alla Psni/Ruc durante un blocco stradale che è riuscito a rallentare la messa in scena dell’affronto orangista. Un confronto estenuante con la polizia, che è stata costretta a portare via con la forza i manifestanti uno per volta mentre opponevano una resistenza passiva. Il corteo arancione è poi passato, come sempre, ma l’Uvf, contrariamente ad alcune voci che circolavano durante il pomeriggio, non si è fatta vedere. La tensione, le centinaia di persone raccolte in Ardoyne road, hanno probabilmente scoraggiato i paramilitari lealisti dal partecipare alla marcia. Con un ora e mezza di ritardo, allontanati gli ultimi manifestanti cattolici pacifici dal centro della strada, la parata dell’orgoglio orangista è potuta andare in scena.
Scortati dalla polizia, protetti da due lunghe file di blindati sistemate ai lati della strada, gli orangisti hanno sfilato davanti ad Ardoyne road. Ed è stato allora che sono iniziati gli scontri, poi andati avanti fino alle prime ore dell’alba di martedì.
Moltov, barricate per proteggersi dagli spari dei cannoni ad acqua, centinaia di ragazzi hanno affrontato i plastic bullet. Un gruppo di circa 200 persone ha attaccato con bastoni e sassi un gruppo di quattro blindati e dopo qualche ora di confronto, nello slargo di Ardoyne road, gli streetfighters nazionalisti hanno caricato i reparti antisommossa ricacciandoli fuori dal sobborgo, esattamente a ridosso del quartiere protestante. Durante la cacciata dei blindati, mentre gruppi di ragazzi usavano i tetti dei negozi come bastione, tirando sassi e oggetti verso la polizia, è stata colpita da un grosso sasso una donna poliziotto, poi trasportata all’ospedale. La guerriglia urbana è continuata fino all’alba di martedì, con l’Ardoyne stretto nelle barricate fatte di macchine date alle fiamme. Anche a Derry i nazionalisti hanno ingaggiato, a Bogdside, scontri con la Psni. I manifestanti hanno lanciato bombe molotov contro un’auto della polizia dandola alle fiamme, mentre uno, sbucando da dietro un pub ha esploso contro l’auto cinque colpi d’arma da fuoco. 82 i poliziotti rimasti feriti in due giorni di scontri.
Non è un bollettino da terra “pacificata”, per quanto Londra e i suoi scagnozzi dello Sinn Fein fingano che esista e si stia compiendo un processo di pace. È quello che vuol sentirsi raccontare un’Europa che non vede, o probabilmente non vuole vedere, che al suo interno esiste una zona d’ombra: la condizione dei repubblicani irlandesi. Perseguitati nei loro quartieri, umiliati nelle carceri britanniche con la privazione dello status di detenuto politico e maltrattamenti incompatibili con i principi di uno Stato che si definisce democratico.


http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=3114


Nessun commento:

Posta un commento