domenica 11 luglio 2010

Belfast si prepara al 12 luglio.


La stagione calda nordirlandese cade tra giugno e luglio, e non per fattori metereologici. Sono i mesi delle parate protestanti, delle manifestazioni orangiste che celebrano date ed episodi storici per i britannici. Nulla da festeggiare, in questo periodo, per la comunità cattolica, per cui le marce in pompa magna non sono altro che la manifestazione di un potere arrogante e oppressivo. L’ostentazione del dominio britannico sulle sei contee.
Le parate sono centinaia e si svolgono in tutte le città nordirlandesi organizzate dalle logge orangiste - fin dall’ ‘800  depositarie della fedeltà alla Corona britannica e della difesa del culto protestante – che in molte occasioni pretendono di sfilare nei quartieri cattolici. Prevedibili, in queste occasioni, le contromanifestazioni degli irlandesi repubblicani che culminano in disordini e scontri con la polizia.
Tanto che è stata istituita un’apposita Commissione Parate – della quale si sta di ultimamente ipotizzando lo scioglimento – incaricata di vagliare opportunità e fattibilità delle marce in relazione alla possibilità che possano scatenare rivolte. Con la recente approvazione della devoluzione dei poteri di polizia e giustizia al Parlamemto di Stormont, in molti, tra i protestanti, hanno chiesto l’abolizione della Commissione, ritenuta inutile.
La realtà è che, Commissione o meno, le parate orangiste rappresentano un’ulteriore umiliazione per una comunità repubblicana irlandese relegata in un’esclusione sociale che ancora, nel secondo millennio, in Europa, ne pregiudica nei fatti l’accesso al lavoro, all’istruzione, ad una reale parità con i cittadini protestanti.
Sono questi i motivi dei fuochi di rivolta mai sopiti nelle 6 contee, che in occasione delle parate aumentano per intensità e partecipazione.
Venerdì, sabato e domenica scorsi centinaia di giovani hanno ingaggiato scontri con la Psni nella zona ovest di Belfast: tre serate di molotov, bottiglie e pietre lanciate contro la polizia da gruppi rivali lealisti e nazionalisti. Il bilancio è stato di due manifestanti feriti dai proiettili di gomma usati dalla polizia per disperdere la folla.
Nella notte tra lunedì e martedì una molotov è stata gettata contro la Orange Hall di Rasharkin, un villaggio a nord di Belfast nella contea di Antrim, danneggiando la porta d’ingresso. Venerdì ad essere bersagliata è stata la sede dello Sinn Fein di Limavady, nella contea di Derry, e il giorno prima, nella stessa cittadina era stata attaccata una Orange Hall. Che a diventare obiettivo delle proteste sia anche il partito di Gerry Adams non stupisce di certo, visto che le sue politiche vengono ormai percepite dai cattolici come volte al compromesso ai danni della comunità repubblicana, mai tutelata nei suoi diritti, le cui condizioni sociali ne fanno una minoranza discriminata. L’anno scorso, in occasione della parata clou del 12 luglio (poi spostata al 13) militanti dello Sinn Fein avevano cercato di contrapporsi fra i gruppi lealisti e i giovani del quartiere cattolico dell’Ardoyne attraversato dalla marcia provocatoria. Ne era seguita la fuga dei “pacieri” di Adams, travolti dalla rabbia dei giovani repubblicani: era stato il paradigma della pace impossibile. Il 12 luglio arriverà anche quest’anno: la parata per eccellenza, the glorious Twelfth - che celebra il giorno in cui  nel 1690, il re protestante Guglielmo III d’Orange sconfisse il re cattolico Giacomo II nella battaglia del fiume Boyne, sancendo così il predominio dei protestanti sui cattolici irlandesi – tornerà con il suono lugubre dei tamburi. Probabilmente accolta dal fuoco delle molotov.

Di Alessia Lai, www.rinascita.eu


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