mercoledì 25 novembre 2009

Uomini e maiali. Chi ha infettato chi?








A fronte delle numerose richieste da parte di utenti e pazienti sull'effettiva gravità di questa influenza, riporto in sintesi alcune mie considerazioni che ritengo opportuno ognuno debba valutare prima di decidere come comportarsi sul vaccinarsi (o spaventarsi) o meno. 



Ricordo inoltre che le principali cause di malattia, secondo la visione omeopatica (e non solo), sono i disturbi che coinvolgono l’aspetto psicologico, affettivo ed emotivo della persona quindi, tra questi, possiamo certamente annoverare anche la paura.



1) Il virus A/H1N1 (o virus dell’influenza “suina”), pur avendo un elevato grado di contagiosità, si è dimostrato essere meno aggressivo della comune influenza stagionale. Si manifesta come qualsiasi forma influenzale con febbre, mal di testa, dolori muscolari, nausea, diarrea e tosse e le persone non immunocompromesse, nei Paesi occidentali, guariscono praticamente tutte, in pochi giorni e senza ricorrere ad alcuna cura specifica.



2) Secondo i dati forniti dall’EMEA (l’Agenzia Europea dei Medicinali) almeno 2 dei 3 vaccini che saranno disponibili in Europa conterranno adiuvanti alcuni dei quali potenzialmente molto pericolosi come ilTiomersale (composto a base di mercurio la cui neurotossicità è ormai nota), la formaldeide (sostanza dichiarata cancerogena certa per la specie umana) e lo squalene (fortemente sospettato, secondo alcuni ricercatori, di provocare la “Sindrome del Golfo” e tutta una serie di altre malattie debilitanti). Gli adiuvanti contenente squalene sono stati usati solo su persone anziane, mai su bambini e l’FDA americana non ha mai autorizzato lo squalene come adiuvante nei vaccini.



3) Nonostante il gran clamore, i vaccini contro il nuovo virus A/H1N1 sono stati pochissimo sperimentati e nessuno è in grado di sapere con certezza, se e quanto saranno efficaci e sicuri. Non abbiamo alcuna esperienza clinica con questo vaccino, nessun dato certo sulla sua sicurezza in donne in gravidanza e bambini. Basta inoltre che il virus muti (cosa che sta già accadendo) per rendere inefficace il vaccino già messo a punto. Sul piano teorico, sono proprio le vaccinazioni di massa e l’abuso di farmaci antivirali che potrebbero indurre il virus a mutare in una forma più aggressiva e non responsiva alle terapie.



4) Nel 1976 negli USA fu prodotto un vaccino simile, sempre contro l’influenza suina, che provocò molte reazioni avverse gravi (tra cui la sindrome di Guillan-Barrè, una malattia neurologica), per cui la campagna di vaccinazione fu subito sospesa. I ricercatori non hanno ancora capito come mai i vaccini anti-influenza suina del 1976 paralizzarono così tante persone e ciò significa che, attualmente, non si ha nessuna certezza sul fatto che questo nuovo vaccino non possa causare gli stessi gravi effetti collaterali avvenuti nel ’76.



5) Per curare l'influenza A occorrono semplicemente riposo, una buona idratazione, un’alimentazione adeguata e un’igiene corretta. Non esiste alcun trattamento farmacologico preventivo: i farmaci antivirali, Oseltamivir (Tamiflu) e Zanamivir (Relenza), non prevengono la malattia e su individui già ammalati l'azione dimostrata di questi farmaci è di poter accorciare di mezza giornata, o poco più, la durata dei sintomi dell'influenza. In compenso non sono scevri da effetti collaterali anche molto seri quali disturbi neurologici, psicologici e disturbi gastroenterici importanti. 

Il costo di tali farmaci inoltre non è neanche così basso: una confezione di uno di essi, in Italia, può arrivare a costare circa 37 euro.



6) Ci sono sempre più sospetti che questo virus sia una conseguenza diretta del trattamento assolutamente sconsiderato operato dall’uomo verso i maiali nei grandi allevamenti intensivi dove tali animali vivono stressati, rinchiusi per tutta la vita in spazi estremamente ristretti e dove l’unico loro passatempo rimane quello di mordersi la coda a vicenda (che per questo gli viene tagliata assieme ai denti e alle orecchie). I maiali, in simili condizioni anti-igieniche e di degrado totale, si ammalano e a volte muoiono, di P.S.S. (Porcine Stress Syndrome) tant'è che gli vengono somministrati molti farmaci tra cui anche gli psicofarmaci. E tutto questo senza neanche aver citato le iniezioni di ormoni per accelerare la crescita delle carni, l’assunzione di antibiotici per le frequenti infezioni, i pesticidi ecc. ecc. 

Molte di queste aziende di suini (come quella messicana da cui sembra essere iniziato tutto) poi, scaricano i liquami e i vari rifiuti chimici e organici nel territorio circostante, inquinando le falde e quindi l’acqua potabile dei paesi adiacenti. In un simile agghiacciante scenario di precarissime condizioni igienico-sanitarie, non sarebbe assolutamente insolito il formarsi di nuovi virus e batteri che possano mutare e trasmettersi con il tempo dagli animali all’uomo. 



E allora sorge spontanea una domanda: è il maiale ad aver infettato l'uomo o l'uomo che ha infettato il maiale?


Dott. Tancredi Ascani, www.omeosan.it


Articolo uscito su Free Press il 21 Novembre 2009

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