lunedì 16 novembre 2009

Il mercato dell’influenza.

Non siamo ancora all’isteria collettiva, ma poco ci manca. La paura del contagio del virus A tipo H1N1, noto anche come inflenza suina, sta modificando i comportamenti della gente. I pronto soccorso degli ospedali sono presi d’assalto da genitori terrorizzati per quella che solo un anno fa sarebbe stata considerata una febbricciola di stagione dei loro figli, le farmacie vendono antivirali (dall’efficacia peraltro assai dubbia) come fossero panetterie e già si cominciano a vedere in giro, specialmente nelle metropolitane delle grandi città, persone con la mascherina sterile davanti alla faccia.

Una paura assolutamente ingiustificata, perché la terribile influenza, anche se parecchio contagiosa, ha decorso generalmente assai benigno. Finora in Italia i morti sono stati 37, praticamente tutti con pregresse gravi patologie polmonari, cardiache o renali, su un totale di contagiati ormai stimato tra i 500.000 ed il milione di unità. Un dato preciso non è possibile perché, proprio a causa della benignità del virus molte persone potrebbero contrarlo senza bisogno di alcun intervento medico. Questi numeri sono fortunatamente assai inferiori a quelli di altre pandemie, senza nemmeno dover ricorrere al paragone con le terribili “pestilenze” della Spagnola del 1919 o dell’Asiatica del 1968, ma sono inferiori per tasso di mortalità anche rispetto alla più “banale” influenza di stagione che, per esempio, nel 2008 ha fatto in Italia 8000 morti su 4 milioni di contagi.

La psicosi collettiva viene certamente alimentata dai media che quotidianamente danno il bollettino dei decessi, come fosse una guerra, anche se poi sempre aggiungono la frase canonica: la vittima soffriva di precedenti gravi patologie. Ma allora perché dare tanto risalto a quella che in fondo è una “non notizia”? Forse perché sono stati acquistati milioni e milioni di vaccini e se calasse l’attenzione sul fenomeno nessuno vorrebbe più vaccinarsi, anche perché, nonostante le ripetute assicurazioni delle autorità, il vaccino potrebbe essere assai più pericoloso dell’influenza. Perché è stato dato un grande risalto alle circa 150 vittime dell’influenza suina in Messico, primo focolaio della pandemia, quando nei vicini Usa l’influenza stagionale miete mediamente 36.000 vittime ogni anno, con una percentuale assai vicina a quella registrata in Italia? Forse qualcuno sta utilizzando la paura del virus H1N1 per distogliere l’attenzione della gente da problemi molto più concreti, come la crisi economica e soprattutto sulle responsabilità di essa. Questa influenza è quindi un colossale affare per alcune industrie farmaceutiche, ma anche una benedizione per molti governi occidentali. Una benedizione che però può concretizzarsi solamente grazie alla complicità dei media che amplificano la paura.

Rinascita è un piccolo giornale, ma si è accorto che c’era del marcio in questa vicenda. Possibile che i grandi media in tutto il mondo non abbiano compreso la verità? Che ci siano connivenze?



Di Paolo Emiliani, www.rinascita.info

1 commento:

  1. mi è piaciuto veramente tanto il titolo che hai dato al tuo post, "Il mercato dell'influenza"... infatti per qualcuno è un vero e proprio affare. Ciao da Maria

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