Fino ad oggi da molti è stato considerato un “paradiso artificiale”, quasi un luogo di fantasia collocato a metà fra le “città del futuro” tanto care alla letteratura fantascientifica degli anni 70 ed i fumetti di Walt Disney che ci accompagnavano da bambini. Sicuramente la storia recente di Dubai lo ha reso il paradiso delle grandi opere, dell’edilizia avveniristica e dei mega investimenti immobiliari, tanto da farlo somigliare ad un immenso cantiere a cielo aperto, dove oltre ai grattacieli ed ai centri commerciali si costruiscono anche arcipelaghi di isole artificiali, piste da sci nel bel mezzo del deserto, città costiere adagiate sopra a piattaforme galleggianti. Una sorta di grande “capriccio” dove la favola s’intreccia con la perdita del senso del limite, ma non tutte le favole hanno un lieto fine.
E’ di ieri la notizia in virtù della quale “Dubai World”, la holding statale che ha coniato lo slogan “su Dubai il sole non tramonta mai” e controlla tutti i maggiori investimenti immobiliari del paese, oltre al mercato della logistica, della finanza e dell’energia, sembrerebbe essere sull’orlo del crac finanziario a causa di un debito di 59 miliardi di dollari, pari al 70% dell’intero debito statale. In grandissima difficoltà finanziaria a causa della crisi del mercato immobiliare, con i prezzi delle case precipitati del 47% nell’ultimo anno, Dubai World si è dichiarata intenzionata a chiedere a tutti i creditori una moratoria sul debito almeno fino al 30 di maggio e sta tentando di rinegoziare le proprie posizioni. Per tentare di porre rimedio alla drammatica situazione il governo dello sceicco Moahmmed bin Rashid Al Maktoum sta valutando la possibilità di avviare un vasto programma di emissioni obbligazionarie per una cifra di circa 20 miliardi di dollari che potrebbe prendere l’avvio già all’inizio del prossimo anno.
La difficile situazione in cui versa la holding dell’Emirato arabo, famosa per avere realizzato fra le altre cose le isole artificiali a forma di palma, con relative ville da sogno vendute a peso d’oro a facoltosi clienti vip di ogni parte del mondo, ha creato grande allarme all’interno del sistema bancario europeo che complessivamente risulta essere esposto nei confronti di Dubai World per una cifra di circa 40 miliardi di dollari. Tutte le borse europee hanno già ieri registrato indici pesantemente negativi, nell’ordine Londra -2,83%, Parigi -3,25%, Francoforte -2,91%, Madrid -2,47%, Milano -3,42%, Amsterdam -3,60%, Stoccolma -3,02%, Zurigo -2,42%. Mentre si attende la reazione di Wall Street che oggi era chiusa per il giorno del ringraziamento.
L’intreccio fra un’economia malata, una finanza in stato degenerativo e il gigantismo infrastrutturale fine a sé stesso, anziché una fiaba sta rischiando insomma di partorire un vero e proprio romanzo dell’orrore da aggiungere nella libreria del crollo di questo sistema economico ormai in stadio terminale.
A fronte delle numerose richieste da parte di utenti e pazienti sull'effettiva gravità di questa influenza, riporto in sintesi alcune mie considerazioni che ritengo opportuno ognuno debba valutare prima di decidere come comportarsi sul vaccinarsi (o spaventarsi) o meno.
Ricordo inoltre che le principali cause di malattia, secondo la visione omeopatica (e non solo), sono i disturbi che coinvolgono l’aspetto psicologico, affettivo ed emotivo della persona quindi, tra questi, possiamo certamente annoverare anche la paura.
1) Il virus A/H1N1 (o virus dell’influenza “suina”), pur avendo un elevato grado di contagiosità, si è dimostrato essere meno aggressivo della comune influenza stagionale. Si manifesta come qualsiasi forma influenzale con febbre, mal di testa, dolori muscolari, nausea, diarrea e tosse e le persone non immunocompromesse, nei Paesi occidentali, guariscono praticamente tutte, in pochi giorni e senza ricorrere ad alcuna cura specifica.
2) Secondo i dati forniti dall’EMEA (l’Agenzia Europea dei Medicinali) almeno 2 dei 3 vaccini che saranno disponibili in Europa conterranno adiuvanti alcuni dei quali potenzialmente molto pericolosi come ilTiomersale (composto a base di mercurio la cui neurotossicità è ormai nota), la formaldeide (sostanza dichiarata cancerogena certa per la specie umana) e lo squalene (fortemente sospettato, secondo alcuni ricercatori, di provocare la “Sindrome del Golfo” e tutta una serie di altre malattie debilitanti). Gli adiuvanti contenente squalene sono stati usati solo su persone anziane, mai su bambini e l’FDA americana non ha mai autorizzato lo squalene come adiuvante nei vaccini.
3) Nonostante il gran clamore, i vaccini contro il nuovo virus A/H1N1 sono stati pochissimo sperimentati e nessuno è in grado di sapere con certezza, se e quanto saranno efficaci e sicuri. Non abbiamo alcuna esperienza clinica con questo vaccino, nessun dato certo sulla sua sicurezza in donne in gravidanza e bambini. Basta inoltre che il virus muti (cosa che sta già accadendo) per rendere inefficace il vaccino già messo a punto. Sul piano teorico, sono proprio le vaccinazioni di massa e l’abuso di farmaci antivirali che potrebbero indurre il virus a mutare in una forma più aggressiva e non responsiva alle terapie.
4) Nel 1976 negli USA fu prodotto un vaccino simile, sempre contro l’influenza suina, che provocò molte reazioni avverse gravi (tra cui la sindrome di Guillan-Barrè, una malattia neurologica), per cui la campagna di vaccinazione fu subito sospesa. I ricercatori non hanno ancora capito come mai i vaccini anti-influenza suina del 1976 paralizzarono così tante persone e ciò significa che, attualmente, non si ha nessuna certezza sul fatto che questo nuovo vaccino non possa causare gli stessi gravi effetti collaterali avvenuti nel ’76.
5) Per curare l'influenza A occorrono semplicemente riposo, una buona idratazione, un’alimentazione adeguata e un’igiene corretta. Non esiste alcun trattamento farmacologico preventivo: i farmaci antivirali, Oseltamivir (Tamiflu) e Zanamivir (Relenza), non prevengono la malattia e su individui già ammalati l'azione dimostrata di questi farmaci è di poter accorciare di mezza giornata, o poco più, la durata dei sintomi dell'influenza. In compenso non sono scevri da effetti collaterali anche molto seri quali disturbi neurologici, psicologici e disturbi gastroenterici importanti.
Il costo di tali farmaci inoltre non è neanche così basso: una confezione di uno di essi, in Italia, può arrivare a costare circa 37 euro.
6) Ci sono sempre più sospetti che questo virus sia una conseguenza diretta del trattamento assolutamente sconsiderato operato dall’uomo verso i maiali nei grandi allevamenti intensivi dove tali animali vivono stressati, rinchiusi per tutta la vita in spazi estremamente ristretti e dove l’unico loro passatempo rimane quello di mordersi la coda a vicenda (che per questo gli viene tagliata assieme ai denti e alle orecchie). I maiali, in simili condizioni anti-igieniche e di degrado totale, si ammalano e a volte muoiono, di P.S.S. (Porcine Stress Syndrome) tant'è che gli vengono somministrati molti farmaci tra cui anche gli psicofarmaci. E tutto questo senza neanche aver citato le iniezioni di ormoni per accelerare la crescita delle carni, l’assunzione di antibiotici per le frequenti infezioni, i pesticidi ecc. ecc.
Molte di queste aziende di suini (come quella messicana da cui sembra essere iniziato tutto) poi, scaricano i liquami e i vari rifiuti chimici e organici nel territorio circostante, inquinando le falde e quindi l’acqua potabile dei paesi adiacenti. In un simile agghiacciante scenario di precarissime condizioni igienico-sanitarie, non sarebbe assolutamente insolito il formarsi di nuovi virus e batteri che possano mutare e trasmettersi con il tempo dagli animali all’uomo.
E allora sorge spontanea una domanda: è il maiale ad aver infettato l'uomo o l'uomo che ha infettato il maiale?
Molti considerano Yukio Mishima un fine letterato, un artista geniale che ha saputo elevare la trasgressione a valore di vita, costoro soffermano la propria attenzione solamente sulla sua vasta produzione letteraria e su alcuni aspetti secondari della sua vita personale. Questa visione riduttiva, in realtà, nuoce alla figura del pensatore giapponese, perché è giusto annoverare Yukio Mishima tra gli scrittori che in questo secolo hanno saputo interpretare e risvegliare la forza dello Spirito.
La sua esperienza, che si trova riflessa nelle sue opere, è un chiaro riferimento ai valori della Tradizione, una scelta di che ha il suo fondamento nelle piccole conquiste quotidiane e nei sacrifici totali. Così da giovane, esasperato per i numerosi complessi fisici e psicologici, è riuscito grazie ad una severa disciplina, a trovare il giusto equilibrio tra corpo e intelletto, reagendo con una eccezionale volontà agli ostacoli che il destino gli ha posto dinanzi. Per questo motivo Mishima rappresenta l’uomo della disciplina e dello stile, un uomo che ha saputo tenere desta la tensione interiore, vivendo la sua scelta guerriera come atto d’amore teso ad un continuo miglioramento e al superamento dell’individualità.
Quest’opera di rinnovamento interiore non è avvenuta a chiacchiere, bensì plasmando la realtà con sacrificio, tenacia e purezza; e per realizzare questo ideale non ha esitato a sacrificare la vita terrena, in cambio dell’eternità. La sua scelta pura e impersonale è ancor oggi esempio e sfida contro ogni sterile ideologismo, dove il gusto aristocratico del “pazzo morire ” si scontra violentemente contro la volgarità di un’esistenza plebea. Schieratosi contro la contaminazione americana della sua patria, Mishima ha sognato il ritorno ad un’epoca eroica, ad un mondo di samurai e kamikaze, tanto da esortare i suoi connazionali a rinverdire lo spirito guerriero e il supremo amore per la Patria. Scriverà in “II pazzo morire” (ed. Sanno-Kai) “la professione del samurai è il mestiere della morte. Non ha importanza quanto sia pacifica l’epoca in cui vive, la morte è la base di ogni sua azione. Nell’istante in cui ha paura ed evita la morte, egli non è più un samurai “.
II 25 Novembre del 1970 Mishima decide di togliersi la vita come un samurai, un guerriero d’altri tempi, lo fa in modo spettacolare lanciando ancora una volta la sua sfida e il suo “scandalo “.
“Alcuni intellettuali lo ricordano come il raffinato scrittore del Giappone postbellico, noi preferiamo ricordare di lui la Tradizione, l’onore, il coraggio che si fece testimonianza di messaggio e sacrificio volontario “.
Come i nostri lettori ben sanno, Rinascita si è astenuta, fortemente astenuta, dal trattare la vergognosa “politica-sotto-le lenzuola” che da molti mesi a questa parte infanga e sotterra ogni senso dello Stato, ogni angolo del contratto sociale che tiene in piedi questa repubblica.
Rinascita, di fronte al proliferare di romanzetti rosa e verdi, ha tentato e continua imperterrita ad indirizzare le sue analisi altrove: molto, ma molto, al di sopra delle cronache d’accatto che imperversano in un Paese ufficiale giunto ai confini dell’irrealtà.
Questo giornale, rara avis, ha preferito e preferisce ricordare e sottolineare e denunciare quali siano le potenti forze che limitano e annullano la sovranità del popolo italiano, dello Stato italiano. Quei poteri, cioè, nemmeno tanto occulti che, all’interno e dall’estero, hanno ubriacato la nazione - nonostante tutto fondata su un contratto sociale progressivo e tuttora inimitato - spingendola giù per una china di sgangherata società edonista, liberal-liberista, buonista, multiculturale, fondata su diritti conclamati e doveri inesistenti. Un “paese” di periferia modellato sui falsi miti di Hollywood, o della Grande Mela, e in realtà copia conforme degli slums, dei Bronx, dei Soho e delle Chinatown che allietano - si fa per dire - le due sponde dell’Atlantico. Un paese-colonia al quale chiedere anche il sangue dei suoi giovani per “imporre la democrazia” - loro dicono i diritti umanitari - nei quattro angoli del mondo.
Proprio per questo non abbiamo oggi scrupolo, in un breve momento di pausa nello spettacolo infinito in onda nei bordelli di Palazzo, a dichiarare, anche, quello che pensiamo sui due nuovi modelli della Ford - la nuova Escort e il nuovo Transit - tanto in auge negli ultimi tempi.
Porcherie. Tutto un quadro di porcherie.
Nessun distinguo.
Le lavoratrici o i lavoratori del letto non sono dei poveretti, dei cittadini rispettabili. Alcuni di loro lo fanno per “diletto”, meglio, per interesse, con il contorno di video, foto e ricatti. Altri non soltanto non sono nostri concittadini, ma non hanno nemmeno uno straccio di permesso di soggiorno, praticano un “lavoro” che è comunque censurato dal codice, ricattano, spacciano e assumono droga.
Per cortesia, Voi mezzibusti dei media di regime, risparmiateci questo spettacolo. Risparmiateci la vostra morbosità. Non amplificate, nelle nuove generazioni, questo scenario di deserto morale e civile.
Cercate di parlare dei veri problemi degli italiani. Della crisi della disoccupazione o di quant’altro.
Nessuno Vi chiede di denunciare i Signori del denaro - le banche, il Fmi, i Britannia’s boys - o l’oppressione armata anglo-americana che ha disseminato di basi militari l’Italia. A questo ci pensiamo noi.
Furfante fu la mano nera di Thierry Henry che, accompagnando il pallone altrimenti diretto oltre la linea di fondo, ha consentito all’attaccante della nazionale francese di effettuare l’assist per il decisivo gol in chiave qualificazione ai mondiali della squadra d’oltralpe. Ovviamente vibrate in campo, data la prestigiosa posta in palio, le proteste degli avversari, gli irlandesi; furiosi con l’arbitro, reo di non aver visto la palese irregolarità che ha viziato il gol francese, e dunque responsabile del furto perpetrato ai loro danni. Come sempre avviene nello sport, il campo da gioco assume i connotati di uno spettacolare teatro in cui ad esibirsi, sotto forma di gesti atletici, sono i vizi e le virtù di noi umani. Avviene di conseguenza che, a seconda del modo di giudicare gli episodi sportivi, può evincersi una chiave di lettura utile a comprendere una personalità. E’ dalle discordanze nel giudizio di quanto avviene sul campo che emergono le linee di demarcazione tra diverse nature. Su tutte, le più congenite a scontrarsi sono due: quella di chi antepone il successo ad ogni altra cosa, concedendosi anche il più disonorevole mezzo al fine di conquistarlo, e quella di chi è pronto ad offrire se stesso all’ingrata morsa dell’insuccesso pur di far trionfare ciò che di più prezioso possiede, i propri valori. Quest’ultima si chiama dignità ed onore dei vinti. Quell’altra si chiama disonestà. Tanti vincitori le debbono le loro fortune e non ne provano alcun accenno di vergogna. Del resto, una volta posatisi sopra le proprie teste gli allori, diventano anche immuni da ogni obiezione, avendo attirato intorno a sé pletore di zerbini ammaliati dal luccichio magniloquente che accompagna il loro trionfo e pronti a cantarne le gesta, sebbene ingrate. Così stando le cose, la mano nera di Henry non è soltanto l’abusiva parte del corpo che ha permesso furbescamente alla sua squadra di strappare il biglietto per i mondiali che si giocheranno a giugno in Sud Africa, ma è anche lo specchio delle miserie umane, dell’ipocrisia di quanti dei propositi di correttezza sanno solo sciacquarsene le bocche. Ma la mano nera di Henry è ancora altro; essa, nel momento in cui viene colpevolmente considerata invisibile dagli sguardi complici dell’arbitro e dei suoi assistenti, rappresenta la crudele spinta a quella vecchia, pura, romantica maniera di concepire il calcio. Spinta che ne comporta la caduta rovinosa a terra, a beneficio del calcio industria, del profitto a tutti i costi che ha finito per insozzare anche questo antico avamposto di romanticismo che ruotava intorno ad un pallone di cuoio. Profitto che, per definizione, misconosce valori ed identità, ritenendoli ostinate ed obsolete sovrastrutture che ostacolano il suo caotico processo di fagocitazione. L’industria ha il solo obiettivo di vendere un prodotto e, per farlo, deve condirlo nel modo che sia più appetibile al consumatore. Il campionato mondiale è sicuramente il prodotto che maggiormente attira a sé le attenzioni degli appassionati, immenso bacino di pubblicità e fucina di danari. Per esser tale è però necessario, appunto, che non manchi di attrazione. Che la lista delle partecipanti non manchi di tutte le maggiori rappresentative del globo. E, quando si parla di maggiori rappresentative, si fa riferimento non ai meriti sportivi, bensì alla fama e, conseguentemente, alle sponsorizzazioni, alla capacità che esse hanno di rendere proficua la più importante manifestazione calcistica. Ora, non per consumarci dietro a quella che può esser ritenuta l’ennesima ode celebrativa all’isola d’Irlanda, vorremmo fare un’osservazione: il fatto che il torto sia avvenuto ai danni della nazionale irlandese è il motivo per cui esso ha avuto una risonanza mediatica altrimenti impensabile. Le proteste irlandesi non si sono limitate a farsi vibranti sul rettangolo di gioco, ma sono seguite in modo altrettanto veemente anche in altri ambiti. La federcalcio, addirittura il governo irlandesi non hanno lesinato critiche e provocatorie richieste di ripetizione della partita, in nome della sportività tanto decantata, che hanno messo alla berlina l’ipocrisia di FIFA e calcio francese. Il capitano della nazionale gaelica Robbie Keane è andato coraggiosamente oltre, ricercando i motivi dell’accaduto nelle logiche del mondialismo che vedono le multinazionali protagoniste: "L'Adidas sponsorizza il mondiale, la Francia ha come sponsor l'Adidas, quindi era tutto già deciso, dovevano andarci loro in Sudafrica". Questa netta e caparbia presa di posizione da parte irlandese ha permesso che i riflettori mediatici si posassero su quella mano nera, marchiando la presenza francese al mondiale con la spiacevole etichetta che si dà ai ladri. Del resto, lo scontro tra le nazionali calcistiche di Francia ed Irlanda rappresenta proprio il conflitto tra due realtà opposte. L’Irlanda pervicace, composta da tanti onesti portatori d’acqua e da un paio di ottime individualità, trova la propria forza - che le consente di competere con formazioni più attrezzate - nel coraggio, nell’orgoglio e soprattutto in quell’attaccamento ai colori della propria terra che fa sì che la maglia verde e la pelle di chi la indossa diano vita ad una magica commistione. La Francia meticcia, piena di sponsor ma priva d’identità, sbiaditissimo ricordo di quel che fu il suo europeo blasone secolare, è composta da tanti celebrati campioni che hanno riscattato le infanzie da relegati a vivere nelle banlieues appropriandosi del maggior palcoscenico sportivo nazionale; ad unirli, nessuna appartenenza, nessuna magia, ma soltanto le ricchezze concesse loro dal calcio moderno. Lo sport, nel senso più nobile del termine, nel senso olimpico, non può che trovar conforto nel poetico incantesimo dell’Irlanda. La vera vincitrice di Saint Denis. Malgrado una mano nera, la colpevole omissione degli arbitri ed il processo incessante che domani, quando cesseranno le fastidiose proteste irlandesi, avrà già dimenticato tutto, proponendoci un altro capitolo di questa farsa.
Mentre in Italia il Governo ha nuovamente decretato l'inserimento della gestione dei nostri acquedotti tra i servizi pubblici da mettere sul mercato per consentire una “autentica libera concorrenza” (cosa che, di fatto, equivale a voler considerare il diritto all'acqua come al semplice bisogno di una merce/servizio “qualunque” ...), nella Francia del liberista Sarkozy accade l'impensabile: il sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë, ha annunciato che la municipalità non rinnoverà i suoi contratti con Suez e Veolia, le due aziende private che attualmente gestiscono i servizi idrici della capitale dopo venticinque anni di gestione privata ...
«Vogliamo offrire un servizio migliore a un prezzo migliore», ha dichiarato Delanoë illustrando la scelta di Parigi che, peraltro, appare in perfetta sintonia con la tendenza in atto nel resto della Francia (oltre 40 città hanno già deliberato di tornare al servizio pubblico) e in parecchie città grandi e piccole del mondo (in Africa, Asia, America latina) che hanno deciso, negli ultimi anni, di fare ritorno alla gestione pubblica dell’acqua e dei servizi correlati (fognature).
La notizia fa ancora più scalpore se pensiamo che gli attuali gestori privati delle acque parigine si chiamano Suez e Veolia e sono probabilmente le due più grandi multinazionali del settore attualmente presenti al mondo. Suez è l'evoluzione della Compagnie Lyonnaise des Eaux, mentre Veolia scaturisce dalla Compagnie Générale des Eaux.
Nel 1985 le due multinazionali si erano accaparrate la gestione delle acque parigine con la complicità di Chirac e in un clima politico in cui si riteneva che la gestione privata fosse - sempre - la soluzione migliore, indipendentemente dalle caratteristiche del bene e del mercato di riferimento.
L’osservatorio sulla «ri-municipalizzazione» fa notare che le due multinazionali francesi dell’acqua hanno goduto di almeno un secolo di protezionismo sui mercati sia nazionali e sia internazionali. Il risultato prodotto è stato quello di prezzi “gonfiati”, di scarsa efficienza, di servizi obsoleti (in quanto modernizzarli avrebbe richiesto investimenti e, dunque, minori profitti) e non di rado anche di gestione fraudolenta.
Per restare in Francia, il caso di Grenoble può essere considerato estremamente istruttivo: nel 1999 alcuni dirigenti di Suez finirono in galera per corruzione e l’azienda fu condannata a restituire alla cittadinanza le bollette pagate tra il 1990 e il 1998.
Ripristinata la gestione municipale, il prezzo dell’acqua si è subito sgonfiato.
Secondo Anne Le Strat, assessore alla municipalità di Parigi, il passaggio da un sistema privato ad uno pubblico (che avverrà il 1° Gennaio del 2010) sarà una vera panacea per le casse comunali, dato che consentirà un risparmio di circa 30 milioni di euro l'anno. E aggiunge che, secondo lei, «tecnicamente, non è molto intelligente separare la produzione dell'acqua dalla sua distribuzione».
Ci torna alla mente un'affermazione del professor Gregorio Arena, Ordinario di diritto amministrativo presso l’Università di Trento ed ex presidente di Cittadinanzattiva:
ciò che è nostro non è pubblico, è comune; e come tale non è privatizzabile, perché lo Stato può decidere di privatizzare ciò che è “pubblico”, cioè dello Stato, non ciò che è “comune”, di tutti.
Mario Placanica è accusato di aver abusato più di una volta di una ragazzina di 11 anni. La piccola è stata ascoltata ieri.
ROMA (19 novembre) - Mario Placanica, il carabiniere che sparò a Carlo Giuliani durante il G8 di Genova, è indagato dalla procura di Catanzaro per abusi sessuali ai danni di minore e maltrattamenti. Presunta vittima una ragazzina, undicenne all’epoca dei fatti e oggi adolescente.
Ieri mattina alle 10 la giovane è stata ascoltata in una struttura protetta dal gip Gabriella Reillo. «Per garantire il miglior ricordo dei fatti, verificatisi circa due anni fa» il pm ha chiesto l’incidente probatorio, ossia l’assunzione anticipata. L’ex carabiniere, a quanto si apprende, non ha partecipato alla deposizione: in sua vece l’avvocato Salvatore Sacco Saragò del foro di Catanzaro.
«Diversi gli abusi». Secondo indiscrezioni la ragazza, che in un primo momento, e non in sede di incidente probatorio, avrebbe ricordato un solo episodio, avrebbe invece, ieri davanti al gip, fatto cenno a più di un abuso. I presunti abusi, sempre a quanto si apprende, sarebbero durati un anno circa fino ad agosto 2007. La denuncia alla polizia sarebbe arrivata qualche mese dopo, a maggio del 2008. A presentarla la madre della ragazza. La ragazza sarebbe stata ascoltata la prima volta dagli inquirenti ad aprile 2009, con l’ausilio di uno psicologo. Ieri, infine, l’incidente probatorio.
Placanica avrebbe raccontato i fatti ad altre persone. La polizia di Catanzaro avrebbe ascoltato dopo la denuncia altre quattro persone, le quali sarebbero state messe al corrente dei fatti da Placanica stesso.
Tanto silenzio intorno alla morte di Gabriele Sandri, il ragazzo ucciso l’11 Novembre del 2007 dall’agente scelto della Polizia di Stato Luigi Spaccarotella alla stazione di servizio di Badia al Pino in provincia di Arezzo. Non sono bastate testimonianze e ricostruzioni, non è bastata la completezza del nostro Codice che, fondato sul Diritto Romano, tecnicamente rasenta la perfezione. L’accusa allo Spaccarotella di omicidio volontario, in primo grado, è stata derubricata in omicidio colposo. Sono trascorsi due anni e mentre l’agente scelto ha vissuto praticamente nell’ombra, la famiglia Sandri, insieme a tutti gli amici, ha continuato a chiedere verità e giustizia. Incontriamo oggi l’Avvocato Cristiano Sandri, fratello di Gabriele.
Inizierei subito con il domandarle: qual’è, ad ora, la situazione processuale?
Il processo molto probabilmente riprenderà la prossima primavera e ci troveremo innanzi alla Corte d'Assise di Appello di Firenze. La speranza della nostra famiglia è che venga stabilita la verità su quello che è successo a mio fratello quella domenica, ovvero che l'imputato sparando volontariamente contro un'autovettura, della quale poteva vedere solo l'abitacolo dal punto in cui ha esploso il colpo, si è assunto la responsabilità di quello che poteva accadere, purtroppo anche la morte di Gabriele. Leggendo le motivazioni della sentenza di primo grado ci siamo resi conto, amaramente, che il miglior difensore dell'imputato è stata proprio la Corte d'Assise di Arezzo.
C’è, secondo lei, attualmente, nella società nella quale viviamo, una possibilità di giustizia?
La giustizia è un cardine, insieme alla verità, di una società civile ed è per questo che non devono esserci cittadini di serie A e cittadini di serie B davanti alla giustizia. La legge è uguale per tutti... Fino a prova contraria! Alla mia famiglia non interessa che questa persona sia condannata ad un anno in più o in meno di galera ma che venga giudicata per il reato che ha commesso che non è certo colposo e quindi crediamo nella giustizia, come ho appena detto, fino a prova contraria...
Ho la netta sensazione che vogliono farci dimenticare Gabriele, ma il suo sorriso è indelebile davanti ai nostri occhi e, proprio in questi giorni, in molte città italiane - anche a Perugia - sono stati affissi dei manifesti che raffigurano Gabriele e che chiedono giustizia. Che effetto le ha fatto e le fa la vicinanza di tanta gente? Se lo aspettava?
Personalmente ho sempre sostenuto che la nostra vera forza è la gente. Sono migliaia i ragazzi, ma non solo, che ci hanno e continueranno a sostenerci con sentimenti puri, perchè consapevoli di ciò che è accaduto a mio fratello e alla mia famiglia e soprattutto gente forte di un cervello che non va all'ammasso perchè bombardato, per quanto riguarda l'omicidio di Gabriele, da un'informazione distorta ad arte per far passare il carnefice nel ruolo della vittima. Fortunatamente non siamo degli sprovveduti e la memoria di Gabriele e di quello che mai sarebbe dovuto accadere sarà preservata con iniziative positive con il sostegno di tanti amici di tutta Italia!
Sono passati due anni, ha qualcosa da dire che ancora non è stato detto?
Si, vorrei vedere tutte quelle persone, politici, giornalisti e benpensanti, che nell'immediatezza dell'accaduto ciarlarono per luoghi comuni (soliti tifosi, la violenza negli stadi ecc.) dando i loro giudizi senza senso, esprimersi ora sull'omicidio di un ragazzo di 26 anni innocente avvenuto in un modo barbaro per mano di uno sceriffo. Ma queste persone non si esprimeranno perchè pavide!
L'omicidio di Gabriele è un fatto scomodo e quindi come ogni altra malefatta in Italia è meglio che si dimentichi in fretta, ma purtroppo per "loro" non sarà così!
Convinto che in molti non si dimenticheranno di Gabriele, la saluto con l’augurio che sia fatta finalmente Giustizia.
1) Efficacia scarsa o nulla. Numerosi studi hanno mostrato che i vaccini iniettabili dell'influenza offrono poca o nessuna protezione contro le infezioni e le malattie e non c'è ragione di credere che i vaccini contro l'influenza suina saranno diversi:
a) nei bambini: in una revisione del 2008 di più di 51 studi che hanno coinvolto nel complesso più di 294.000 bambini, si è arrivati alla conclusione che “non c’è nessuna evidenza che la somministrazione di un vaccino antinfluenzale a bambini dai 6 ai 24 mesi di età sia più efficace del placebo” [cioè di un finto farmaco]. Nei bambini sopra i due anni d’età i vaccini iniettabili, fabbricati a partire da virus inattivi, prevenirono l'influenza solo nel 59% dei casi. La prevenzione della “sindrome simil-influenzale”, causata cioè da altri tipi di virus, fu rispettivamente solo del 33% e del 36% [1] (e secondo un dato che arriva dal Laboratorio di rife¬rimento della Lombardia all’Università di Milano, su 700 tamponi prelevati a persone non ricoverate, soltanto la metà è risultata positiva per l’H1N1 [2]). Non fu possibile analizzare la sicurezza dei vaccini dagli studi per l'assenza di informazioni e la mancanza di standardizzazione delle poche informazioni disponibili. Un rapporto pubblicato sempre nel 2008 stabilì che i vaccini antinfluenzali nei bambini piccoli non diminuirono la quantità di visite mediche e ospedaliere dovute all'influenza [3];
b) nei bambini asmatici: esiste uno studio compiuto su 800 bambini sofferenti di asma, metà dei quali sono stati vaccinati contro l’influenza mentre l’altra metà non ha ricevuto il vaccino. I due gruppi furono messi a paragone per ciò che riguarda visite cliniche, visite di pronto soccorso e ricoveri ospedalieri legati all’asma. CONCLUSIONE: “Questo studio non é riuscito a fornire alcun a evidenza che il vaccino antinfluenzale prevenga dai peggioramenti dell’asma pediatrico” [4];
c) negli anziani: in una revisione di 64 studi con anziani che vivono in ospizi, le vaccinazioni antinfluenzali non sono state significative nel prevenire l’influenza. Per i più anziani che vivono in tali comunità i vaccini non sono stati (significativamente) efficaci nel prevenire influenza, sindromi para-influenzali o polmoniti.[5] Altri studi hanno dato risultati simili tant’è che possiamo dire che non ci sono prove scientifiche sufficienti che dimostrino l’efficacia del vaccino antinfluenzale nel ridurre la mortalità negli anziani. [6]
2) Insufficienti prove sulla sua sicurezza. Il vaccino ha ricevuto l’autorizzazione dall’EMEA solo in virtù delle “circostanze eccezionali” [7] (stato di pandemia dichiarato dall’OMS il quale ha modificato la definizione di pandemia prendendo in considerazione solo la diffusione della malattia e non anche la mortalità elevata, come la definizione corretta vorrebbe [8]) perchè sappiamo molto poco sulla sua sicurezza vista la fretta in cui è stato preparato e messo in commercio. Non a caso, per la prima volta in caso di vaccino antinfluenzale, chiunque si vaccinerà sarà costretto a firmare un foglio dove si sollevano gli operatori sanitari e le ASL da qualsiasi responsabilità sugli eventuali effetti collaterali del vaccino. Il migliore studio sul vaccino contro l’influenza A fin’ora disponibile è uscito il 10 Settembre 2009, nella versione on-line del New England Journal of Medicine. [9] Questo studio ci dice veramente poco perché:
a) ha coinvolto un numero eccessivamente ristretto di persone, solamente 175 adulti ed è noto che gli effetti collaterali più gravi compaiono nel rapporto di uno ogni migliaia di persone vaccinate. Quest’ultimo potrebbe sembrare un dato rassicurante ma non è affatto così perché dobbiamo sempre considerare il fatto che il vaccino verrà somministrato a milioni di persone, la maggior parte delle quali, sane. Facciamo un esempio: tra gli effetti molto rari che si manifestano in meno di un caso ogni 10.000 persone vaccinate possiamo avere degli effetti collaterali anche molto gravi come lo shock anafilattico, vasculiti, disturbi neurologici, encefalomieliti e una forma di paralisi nota come Sindrome di Guillàin-Barrè (GBS). Se noi calcolassimo un solo caso di tali effetti collaterali ogni 20 mila persone, moltiplicato per 20 milioni di vaccini (in Italia si vuol vaccinare almeno il 40% della popolazione) avremmo 1000, persone precedentemente “sane”, colpite da malattie gravissime indotte dal vaccino;
b) un terzo di questi volontari ha avuto effetti collaterali identici ai sintomi influenzali (febbre, mal di testa, mal di gola, malessere generale, dolori muscolari e articolari ecc), quindi il vaccino provoca, in maniera “molto comune”, proprio quei sintomi che dovrebbe prevenire;
c) non vi era alcun gruppo di controllo a cui è stato dato un placebo [un gruppo al quale sia stato somministrato un finto vaccino per fare un confronto];
d) lo studio è durato solo 3 settimane, un tempo troppo breve per fornire una sufficiente sicurezza, soprattutto verso l’eventuale insorgenza di malattie autoimmuni e neurodegenerative che il vaccino potrebbe provocare e che impiegherebbero ben più tempo a manifestarsi.
3) Il vaccino può essere potenzialmente molto pericoloso. Quasi tutti i vaccini che saranno disponibili in Europa conterranno sostanze potenzialmente molto pericolose come il Tiomersale, composto neurotossico a base di mercurio (che già nel 2000 la Food and Drug Administration – FDA - chiese di togliere dai vaccini per i potenziali rischi per la salute), la formaldeide, [10] sostanza cancerogena per la specie umana e lo squalene, fortemente sospettato di provocare gravi malattie autoimmunitarie e neurodegenerative. Una ricerca del 2000, pubblicata nell’American Journal of Pathology, dimostrò ad esempio che una singola iniezione del coadiuvante squalene sui topi, ha attivato “una infiammazione cronica, mediata immunologicamente sull’articolazione,” detta anche artrite reumatoide. [11] La Novartis (una delle aziende farmaceutiche produttrici del vaccino) afferma che gli adiuvanti sono già stati largamente impiegati senza alcun problema ma il Dr. Fauci, dell’Istituto Nazionale delle Allergie e delle Malattie Infettive, ha ribattuto che i vaccini adiuvati della Novartis erano stati utilizzati principalmente tra gli anziani, che tendono ad avere un sistema immunitario più debole e che ci sono meno dati sul loro uso tra i bambini i giovani adulti e le donne gravide. Il Dr. Jesse Goodman, Ricercatore Capo dell’FDA, così si è espresso in merito: “non ci sono note specifiche di sicurezza, pericolo o rilascio” con i coadiuvanti, “c’è soltanto più incertezza”. [12] Ha destato poi scandalo in Germania la notizia che i ministri e l'esercito tedeschi riceveranno un vaccino diverso da quello utilizzato dai cittadini. [13] La diversità sta proprio nell'assenza dell’adiuvante allo squalene. In Svezia alcuni giornali riportano già centinaia di casi di gravi reazioni avverse al vaccino e vi sono indagini in corso addirittura sulla morte di alcune persone a seguito della vaccinazione ma di queste notizie nessuno sente parlare, le prime pagine dei giornali sono solo per i morti a causa dell’influenza A, anche se poi quasi tutti avevano già la salute seriamente compromessa per altre gravi patologie. La realtà è che i vaccini sono farmaci e in quanto tali non sono esenti da effetti collaterali e possono anche provocare la morte. Basti pensare che nel 1976, negli USA, fu prodotto un vaccino simile all’attuale, sempre contro l’influenza suina, che provocò molte reazioni avverse gravi. Almeno 25 persone morirono e 500 svilupparono la sindrome paralitica di Guillain-Barré. [15] I ricercatori non hanno ancora capito come mai i vaccini anti-influenza suina del 1976 paralizzarono così tante persone e ciò significa che, attualmente, non si ha nessuna certezza sul fatto che questo nuovo vaccino non possa causare gli stessi gravi effetti collaterali avvenuti nel ’76.
4) L’influenza A è un’influenza poco aggressiva. Il virus A/H1N1 (o virus dell’influenza “suina”), pur avendo un elevato grado di contagiosità, si è dimostrato essere 10-20 volte meno letale della comune influenza stagionale. Si manifesta come una qualsiasi altra forma influenzale e le persone non immunocompromesse, guariscono praticamente tutte, in pochi giorni e senza ricorrere ad alcuna cura specifica. I pochi casi di persone decedute in Italia riguardavano quasi tutti persone già gravemente ammalate e ricordiamo che di influenza stagionale l’anno scorso sono morte circa 8000 persone senza che si sia verificata alcuna psicosi o dichiarazione di pandemia. In Australia, uno dei Paesi più colpiti e dove l'epidemia di influenza suina si è ormai conclusa, i dati sono molto confortanti: su una popolazione di oltre 20 milioni di abitanti sono state 179 le morti associate al virus, mentre ne erano state previste oltre 3mila. [16] In Australia l’epidemia è stata superata tranquillamente senza fare alcun vaccino.
5) La vaccinazione di massa potrebbe favorire la mutazione del virus. I virus influenzali sono virus a RNA che mutano facilmente soprattutto in condizioni di ambiente ostile. Basta che il virus cambi, per mutazione o per riassortimento con altri virus, per rendere inefficace il vaccino già messo a punto. Sul piano teorico quindi, sono proprio la vaccinazione di massa e l’abuso di farmaci che potrebbero indurre il virus a mutare in una forma più aggressiva. In Giappone e in Olanda questo è già successo, le autorità sanitarie hanno già identificato una nuova variante di influenza A resistente al Tamiflu (un farmaco antivirale) e tutti i casi individuati riguardavano pazienti cui era stato precedentemente somministrato lo stesso farmaco antivirale. [17]
Cosa fare quindi? È evidente che ci sono modi più sicuri, semplici ed efficaci di combattere la pandemia che le vaccinazioni di massa:
_ rispettare le norme igieniche di base;
_ assumere adeguate dosi di vitamina C [18] e D [19] (secondo alcuni studi sono molto più efficaci e sicure del vaccino nel prevenire l’influenza);
_ evitare il più possibile gli inutili allarmismi e le fonti di stress psicologico che sono tra le principali cause di malattie mortali nell’uomo. [20]
Dott. Tancredi Ascani, medico omeopata unicista. Tratto da: www.omeosan.it
Fonti bibliografiche:
[1] “Vaccines for preventing influenza in healthy children." The Cochrane Database of Systematic Reviews. 2 (2008).
[3] “Influenza vaccine effectiveness among children 6 to 59 months of age during 2 influenza seasons: a case-cohort study.” Szilagyi PG, Fairbrother G. et al. Arch Pediatr Adolesc Med 2008, 162, 943-51.
[4] “Effectiveness of influenza vaccine for the prevention of asthma exacerbations.” Christly, C. et al. Arch Dis Child. 2004 Aug;89(8):734-5.
[5] “Vaccines for preventing influenza in the elderly.” The Cochrane Database of Systematic Reviews. 3(2006).
[6] "Functional status is a confounder of the association if influenza vaccine and risk of all cause mortality in seniors.” Jackson LA et al. Int J Epidemiol 2006; 35: 345-52.
“Mortality benefits of influenza vaccination in elderly people: an ongoing controversy” Simonsen L. et al. The Lancet Infectious Diseases, 2007;7 : 658-666.
[18] “The effectiveness of vitamin C in preventing and relieving the symptoms of virus-induced respiratory infections”, Journal of Manipulative and Physiological Therapeutics, Volume 22, Issue 8, Pages 530-533.
[19] “How to stop bir flu instead of the vaccine-antiviral model.” Ho MW. Science in Society 2007, 35. 40-42.
Lino Lacedelli, firmo' imprese sulle Dolomiti e nel gruppo del Monte Bianco
Aveva la montagna nel Dna tanto che a soli 14 era sfuggito al padre e aveva scalato da solo, in arrampicata libera, le Cinque Torri a Cortina d'Ampezzo. Lino Lacedelli, nato proprio a Cortina il 4 dicembre 1925, è stato uno dei più grandi scalatori di tutti i tempi. La sua specialità era la roccia, terreno in cui era imbattibile. Proprio per questa sua caratteristica fu scelto nel 1953 da Ardito Desio per la spedizione dell'anno successivo al K2, la seconda montagna della Terra. "Celibe, 29 anni, di Cortina d'Ampezzo. Alto 1.78 m; professione idraulico, guida alpina e maestro di sci" lo descrisse Desio nella sua relazione sulla spedizione in Karakorum. Fu autore di numerose imprese alpinistiche, tracciando vie di arrampicata originali e di elevata difficoltà sulle Dolomiti ed effettuando impegnative ripetizioni sul Monte Bianco. Questo curriculum eccezionale gli valse l'ingresso nel gruppo degli Scoiattoli di Cortina. La celebrità arrivò poi con la spedizione al K2. Lui e Compagnoni formavano una coppia ben assortita: uno forte sul ghiaccio e l'altro sulla roccia. Anche per questo Desio li scelse per l'attacco finale alla vetta. Lacedelli raccontò poi di essere arrivato in cima distrutto dalla stanchezza, spossato, senza più energie. Nell'occasione si procurò numerosi congelamenti alle dita delle mani, che gli causarono l'amputazione di un pollice. La sua carriera alpinistica proseguì con altre imprese anche dopo l'exploit K2. A Cortina aveva aperto un negozio di articoli sportivi - battezzato K2 sport - meta degli appassionati di alpinismo diretti sulle Dolomiti. Anche la casa dove abitava a Cortina era legata all'impresa del 1954: era stata infatti ribattezzata 'Villa K2'. Dal 2005 era anche cittadino onorario di Montebelluna. Negli ultimi anni di carriera si dedicò anche al Soccorso alpino, portando a termine quasi 200 interventi in condizioni di difficoltà estrema.
Eccovi i nomi e cognomi del Potere, chi sono, dove stanno, cosa fanno. Così li potrete riconoscere e saprete chi realmente oggi decide come viviamo. Così evitate di dedicare tutto il vostro tempo a contrastare le marionette del Potere, e mi riferisco a Berlusconi, Gelli, Napolitano, D’Alema, i ministri della Repubblica, la Casta e le mafie regionali. Così non avrete più quell’imbarazzo nelle discussioni, quando chi ascolta chiede “Sì, ma chi è il Sistema esattamente?”, e vi toccava di rispondere le vaghezze come “le multinazionali… l’Impero… i politici… ”. Qui ci sono i nomi e i cognomi, quindi, dopo avervi raccontato dove nacque il Potere (‘Ecco come morimmo’, paolobarnard.info), ora l’attualità del Potere. Tuttavia è necessaria una premessa assai breve.
Il Potere è stato eccezionalmente abile in molti aspetti, uno di questi è stato il suo mascheramento. Il Potere doveva rimanere nell’ombra, perché alla luce del sole avrebbe avuto noie infinite da parte dei cittadini più attenti delle moderne democrazie. E così il Potere ci ha rifilato una falsa immagine di se stesso nei panni dei politici, dei governi, e dei loro scherani, così che la nostra attenzione fosse tutta catalizzata su quelli, mentre il vero Potere agiva sostanzialmente indisturbato. Generazioni di cittadini sono infatti cresciuti nella più totale convinzione che il potere stesse nelle auto blu che uscivano dai ministeri, nei parlamenti nazionali, nelle loro ramificazioni regionali, e nei loro affari e malaffari. Purtroppo questa abitudine mentale è così radicata in milioni di persone che il solo dirvi il contrario è accolto da incredulità se non derisione. Ma è la verità, come andrò dimostrando di seguito. Letteralmente, ciò che tutti voi credete sia il potere non è altro che una serie di marionette cui il vero Potere lascia il cortiletto della politica con le relative tortine da spartire, a patto però che eseguano poi gli ordini ricevuti. Quegli ordini sono le vere decisioni importanti su come tutti noi dobbiamo vivere. E’ così da almeno 35 anni. In sostanza il punto è questo: combattere la serie C dei problemi democratici (tangentopoli, la partitocrazia, gli inciuci D’Alem-berlusconiani, i patti con le mafie, l’attacco ai giudici di questo o quel politico, le politiche locali dei pretoriani di questo o quel partito ecc.) è certamente cosa utile, non lo nego, ma non crediate che cambierà una sola virgola dei problemi capitali di tutti gli italiani, cioè dei vostri problemi di vita, perché la loro origine è decretata altrove e dal vero Potere. O si comprende questo operando un grande salto di consapevolezza, oppure siamo al muro.
“Un colossale e onnicomprensivo ingranaggio invisibile manovra il sistema da lontano. Spesso cancella decisioni democratiche, prosciuga la sovranità degli Stati e si impone ai governi eletti”. Il Presidente brasiliano Lula al World Hunger Summit del 2004.
E’ nell’aria.
Come ho detto, sarò specifico, ma si deve comprendere sopra ogni altra cosa che oggi il Potere è prima di tutto un’idea economica. Oggi il vero Potere sta nell’aria, letteralmente dovete immaginare che esiste un essere metafisico, quell’idea appunto, che ha avvolto il mondo e che dice questo: ‘Pochi prescelti devono ricevere il potere dai molti. I molti devono stare ai margini e attendere fiduciosi che il bene gli coli addosso dall’alto dei prescelti. I governi si levino di torno e lascino che ciò accada’.
Alcuni di voi l’avranno riconosciuta, è ancora la vecchia teoria dei Trickle Down Economics di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher, cioè il Neoliberismo, cioè la scuola di Chicago, ovvero il purismo del Libero Mercato. Questa idea economica comanda ogni atto del Potere, e di conseguenza la vostra vita, che significa che davvero sta sempre alla base delle azioni dei governi e dei legislatori, degli amministratori e dei datori di lavoro. Quindi essa comanda te, i luoghi in cui vivi, il tuo impiego, la tua salute, le tue finanze, proprio il tuo quotidiano ordinario, non cose astruse e lontane dal tuo vivere. La sua forza sta nel fatto di essere presente da 35 anni in ogni luogo del Potere esattamente come l’aria che esso respira nelle stanze dove esiste. La respirano, cercate di capire questo, gli uomini e le donne di potere, senza sosta, dal momento in cui mettono piede nell’università fino alla morte, poiché la ritrovano nei parlamenti, nei consigli di amministrazione, nelle banche, nelle amministrazioni, ai convegni dove costoro si conoscono e collaborano, ovunque, senza scampo. Ne sono conquistati, ipnotizzati, teleguidati. Il Potere ha creato attorno a quell’idea degli organi potentissimi, che ora vi descrivo, il cui compito è solo quello di metterla in pratica, null’altro. Essi sono quindi la parte fisica del Potere, ma che per comodità chiamiamo il vero Potere.
Non siamo ancora all’isteria collettiva, ma poco ci manca. La paura del contagio del virus A tipo H1N1, noto anche come inflenza suina, sta modificando i comportamenti della gente. I pronto soccorso degli ospedali sono presi d’assalto da genitori terrorizzati per quella che solo un anno fa sarebbe stata considerata una febbricciola di stagione dei loro figli, le farmacie vendono antivirali (dall’efficacia peraltro assai dubbia) come fossero panetterie e già si cominciano a vedere in giro, specialmente nelle metropolitane delle grandi città, persone con la mascherina sterile davanti alla faccia.
Una paura assolutamente ingiustificata, perché la terribile influenza, anche se parecchio contagiosa, ha decorso generalmente assai benigno. Finora in Italia i morti sono stati 37, praticamente tutti con pregresse gravi patologie polmonari, cardiache o renali, su un totale di contagiati ormai stimato tra i 500.000 ed il milione di unità. Un dato preciso non è possibile perché, proprio a causa della benignità del virus molte persone potrebbero contrarlo senza bisogno di alcun intervento medico. Questi numeri sono fortunatamente assai inferiori a quelli di altre pandemie, senza nemmeno dover ricorrere al paragone con le terribili “pestilenze” della Spagnola del 1919 o dell’Asiatica del 1968, ma sono inferiori per tasso di mortalità anche rispetto alla più “banale” influenza di stagione che, per esempio, nel 2008 ha fatto in Italia 8000 morti su 4 milioni di contagi.
La psicosi collettiva viene certamente alimentata dai media che quotidianamente danno il bollettino dei decessi, come fosse una guerra, anche se poi sempre aggiungono la frase canonica: la vittima soffriva di precedenti gravi patologie. Ma allora perché dare tanto risalto a quella che in fondo è una “non notizia”? Forse perché sono stati acquistati milioni e milioni di vaccini e se calasse l’attenzione sul fenomeno nessuno vorrebbe più vaccinarsi, anche perché, nonostante le ripetute assicurazioni delle autorità, il vaccino potrebbe essere assai più pericoloso dell’influenza. Perché è stato dato un grande risalto alle circa 150 vittime dell’influenza suina in Messico, primo focolaio della pandemia, quando nei vicini Usa l’influenza stagionale miete mediamente 36.000 vittime ogni anno, con una percentuale assai vicina a quella registrata in Italia? Forse qualcuno sta utilizzando la paura del virus H1N1 per distogliere l’attenzione della gente da problemi molto più concreti, come la crisi economica e soprattutto sulle responsabilità di essa. Questa influenza è quindi un colossale affare per alcune industrie farmaceutiche, ma anche una benedizione per molti governi occidentali. Una benedizione che però può concretizzarsi solamente grazie alla complicità dei media che amplificano la paura.
Rinascita è un piccolo giornale, ma si è accorto che c’era del marcio in questa vicenda. Possibile che i grandi media in tutto il mondo non abbiano compreso la verità? Che ci siano connivenze?
Sono disponibili pandori di prima scelta, confezioni di vino, tisane, libri fotografici, sciarpe artigianali del popolo Karen e lampade solstiziali in terracotta. Tutto il ricavato andrà a sostegno dei progetti della Comunità Solidarista Popoli in Birmania e nella striscia di Gaza.
Per informazioni nella zona di Perugia: controventopg@libero.it
Sono rientrati in Thailandia David Thackarbaw e Nerdah Mya dopo il soggiorno italiano che ha visto il vice presidente dell'Unione Nazionale Karen e l'ufficiale dell'Esercito di Liberazione impegnati in numerosi incontri con le istituzione e con i sostenitori della nostra comunità. Il bilancio è decisamente positivo. A dirlo sono proprio loro, che ci pregano di ringraziare tutti quelli che li hanno accolti, ospitati ed ascoltati facendoli sentire in un ambiente amico. Il "tour" è iniziato martedì 27 ottobre, con l'arrivo a Roma della delegazione e l'incontro in Farnesina con il Sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi. Un'ora di colloquio approfondito sulla situazione del popolo Karen e sulle difficili condizioni in cui opera il movimento di resistenza alla dittatura birmana. David Thackarbaw ha spiegato perché l'Unione Nazionale Karen non accetta di partecipare alle elezioni indette dal regime per il 2010, elezioni farsa basate su di una carta costituzionale disegnata per garantire ai militari il controllo della vita politica qualsiasi sarà l'esito delle votazioni. "Abbiamo parlato con una persona amica" - hanno dichiarato Thackarbaw e Nerdah Mya dopo il colloquio con la Craxi - "il Sottosegretario era ben informato e ha mostrato un reale interessamento alla nostra vicenda. Si è già attivata per dei passi diplomatici difondamentale importanza per il miglioramento delle nostre condizioni. Siamo rimasti colpiti dalla sua carica umana. Le siamo molto grati." Mercoledì 28 ottobre la delegazione è stata accolta nella sala conferenze di Casa Pound, per un incontro con la stampa e per salutare i giovani che da diversi anni sostengono il popolo Karen attraverso iniziative di raccolta fondi e diffondendo notizie da "Kawthoolei", la Terra dei Fiori, come i Karen chiamano la loro patria. "Un legame sancito anche dalla partecipazione alle missioni umanitarie di "Popoli" di alcuni giovani di Casa Pound" ha sottolineato Nerdah Mya. Nel pomeriggio, dopo un incontro con il Presidente della Delegazione Italiana all'Assembea Parlamentare dell'O.S.C.E., Riccardo Migliori, è stata la volta del Campidoglio, dove i rappresentanti Karen hanno ringraziato il Comune di Roma e l'associazione "Navigare Necesse Est" per aver partecipato al finanziamento della costruzione di un villaggio agricolo che accoglie 48 famiglie di profughi interni e che consente a queste di produrre cibo sufficiente al loro fabbisogno. Il Comune si è
impegnato a proseguire la collaborazione anche attraverso l'Agenzia per le Tossicodipendenze: "La intransigente lotta dei Karen contro la produzione ed il traffico di droga va premiata" - hanno commentato dal Campidoglio Luca Gramazio e Mario Vattani salutando la delegazione -.Nei giorni successivi i nostri ospiti hanno partecipato a cene ed incontri in Veneto e in Trentino, eventi organizzati allo scopo di raccogliere fondi ma anche di sensibilizzare centinaia di persone verso le ragioni della lotta condotta dai Karen in Birmania. Una battaglia per la sopravvivenza e per la difesa della propria specificità culturale. Siamo così stati a Rovereto, ospiti di Marco Ghedina e Katia Libardi e a Riva del Garda, dove Cinzia e Claudio Semeraro hanno riconfermato il loro attaccamento alla causa dei Karen organizzando una affollata serata nei dintorni del lago di Tenno. A Verona poi, i numerosi sostenitori di "Popoli" hanno accolto la delegazione alla trattoria "Al Calmiere". Il Consiglio Comunale scaligero si è impegnato a sostenere economicamente i progetti della nostra Comunità devolvendoparte dei gettoni di presenza dei singoli consiglieri. Altra visita istituzionale invece a Trento, dove il dirigente della ripartizione per Minoranze Linguistiche e integrazione europea della Regione Trentino Alto Adige, Gunther Hofer ha ricevuto gli amici Karen che intendevano esporre i risultati ottenuti grazie al progetto "Terra e Identità", condotto con l'Associazione "Uomo Libero" e finanziato in buona parte dalla Regione stessa. Rientrati a Roma il 4 novembre, David Thackarbaw e Nerdah Mya hanno partecipato ad una conferenza stampa in Campidoglio, durante la quale il Sottosegretario Craxi ha ribadito l'impegno dell'Italia nel sostegno al popolo Karen. "I Karen sono otto milioni" - ha dichiarato la Craxi - "E si battono contro violenze e vessazioni di ogni tipo. Il nostro Paese può aiutarli attraverso l'azione diplomatica e quella della cooperazione".Un affollato incontro al "Foro 753", con la partecipazione della giornalista del TG1 Monica Maggioni ha concluso il tour italiano dei rappresentanti Karen. "Ho conosciuto i Karen, la loro onestà e la loro etica diversi anni fa" - ha detto la Maggioni ricordando un suo reportage dalle zone di guerra della Birmania Orientale - "Vedere gente che senza mezzi e praticamente ignorata dal mondo si batte da sessant'anni per difendere la propria identità colpisce in maniera profonda". La Comunità Solidarista Popoli ringrazia tutti coloro che hanno contribuito con il loro impegno alla riuscita di questa importante visita e quelli che dal 2001 ad oggi ci hanno sostenuto, consentendoci di lavorare ininterrottamente al fianco dei Karen.
Nel nostro paese, ormai, sembra essere diventata prassi la menzogna, il depistaggio, l’impunità e soprattutto la disinformazione. Succede così che un ragazzo viene arrestato la notte tra il 15 e il 16 ottobre ed esce dal carcere la mattina del 22, cadavere. Succede così che vengono uccisi i figli d’Italia. Succede anche che il Ministro della Difesa, senza sapere molto in merito, dichiari: “”Di una cosa sono certo: del comportamento assolutamente corretto da parte dei Carabinieri in questa occasione”.
Stefano Cucchi aveva evidenti segni di percosse al volto, la mascella spaccata e un occhio rientrato nell’orbita ma, di certo, sarà, come detto nelle prime fasi, caduto da una qualsiasi scala. Non so se qualcuno di voi lettori abbia avuto il coraggio di vedere le foto di Stefano fatte circolare dalla famiglia Cucchi, io le ho viste, guardate e riguardate; sono foto che fanno paura, scatti che fanno rabbrividire e che mostrano una rabbia immotivata verso una persona indifesa.
Non è il primo caso e di certo non sarà l’ultimo.
Federico Aldrovandi, di Ferrara, diciotto anni, in questura non ci arrivò proprio e nonostante le registrazioni delle chiamate tra la pattuglia e la centrale che riportano testualmente: “”L’abbiamo bastonato di brutto. Adesso è svenuto”, e i manganelli delle stesse pattuglie intervenute sul posto che figuravano spezzati a metà, i quattro poliziotti sono stati condannati per eccesso colposo nell’omicidio colposo a tre anni e sei mesi il 6 Luglio del 2009.
Aldo Bianzino, quarantaquattrenne, abitava in una casa sperduta sull’Appennino umbro-marchigiano; entrò in carcere il 12 ottobre del 2007 e venne trovato morto due giorni dopo, la mattina del 14 Ottobre, nella propria cella. Un infarto è la versione ufficiale, poi smentita dall’autopsia che riscontrava lesioni interne. Proprio pochi giorni fa c’è stata l’udienza preliminare.
L’undici novembre 2009 saranno passati due anni dall’uccisione di Gabriele Sandri, che ancora oggi aspetta giustizia, nonostante ricostruzioni dettagliate e testimonianze.
Potremmo continuare a parlare di vittime senza giustizia, potremmo continuare a parlare di orrori che qualcuno spera cadano nel dimenticatoio ma preferisco fermarmi qua. Come mai, in una Repubblica che viene considerata democratica, può accadere questo? Come mai, uno Stato il cui Codice Penale, fondato sul Diritto Romano, tecnicamente rasenta la perfezione, possa poi far rispettare le leggi a proprio comodo? Com’è possibile entrare in carcere per un qualsiasi reato e non uscirne più vivo? E’ troppo chiedere che chi sbaglia, sia esso civile o no, debba vedersi comminata la giusta pena? E’ impossibile sapere la verità? Noi la vogliamo per Stefano e per tutti.