Ci sono aggressioni e aggressioni. Ci sono i pazzi armati di coltello come Svastichella, con quel soprannome che è tutto un programma; e ci sono i ragazzotti deficienti che sparano un paio di petardi - a Roma li chiamano "fischioni" - per fare un po' di casino in mezzo alla strada. Ci sono i fatti nudi e crudi; e c'è il modo di raccontarli, interpretarli, enfatizzarli. È l'allarme omofobia, i gay nel mirino, l'ennesima sfaccettatura dell'emergenza sicurezza che turba mass media, ministri, intellettuali di destra e di sinistra. Proviamo a raccontare i fatti, allora, giusto per capire se tante volte con le interpretazioni non si esagera un po'. Magari col rischio, questo sì assai concreto, di aizzare con il clamore dei titoloni il pazzo vero, quello pericoloso, che per spirito d'emulazione comincia a dar la caccia agli omosessuali.
Tutto comincia a Roma, all'Eur, dove la settimana scorsa una coppia omosessuale è stata aggredita a colpi di coltello e bottigliate da più delinquenti, fra i quali appunto Svastichella; in prognosi riservata è finito un ragazzo di 31 anni, tuttora in ospedale. Vero, autentico caso di omofobia, questo. Di lì in poi, praticamente ogni notizia riguardante gli omosessuali è stata per così dire colorata, arricchita. Ad esempio a Rimini, dove una coppia di gay è stata malmenata da un vicino di casa. Strepito, clamore, indignazione, salvo scoprire due giorni dopo dalle parole di altri condomini che tutto era nato da un banale litigio per il posto auto.
E siamo di nuovo nella Capitale, in via di san Giovanni in Laterano, da qualche anno “gay street”, la strada della movida omosessuale romana. Narrano le cronache del giorno dopo di un raid nazista ai limiti dell'attentato. I testimoni riferiscono di quattro giovani in sella a due scooter, chiaramente naziskin per via delle teste rasate, che lanciano due bombe carta contro un locale frequentato da clientela lesbo all'angolo con via Ostilia. Già una prima domanda sorge spontanea, ma fa cambiare, anzi addirittura appesantire la cronaca della spedizione punitiva: ma se erano in moto per lanciare due bombe, dunque presumibilmente con il casco se non altro per non attirare l'attenzione, come si sapeva che avevano i capelli rasati da skin? Semplice, non erano in moto, precisano subito altri testimoni, erano a piedi, e inseguiti avrebbero addirittura tirato fuori una pistola per intimorire la folla. Questo mentre cominciano a circolare, per lo più fra i giornalisti, voci incontrollate che parlano di veri e propri ordigni, addirittura di bombe molotov.
L'indignazione per il raid fascista è ancora grande, la preoccupazione forte. Ma per fortuna nella strada ci sono diverse telecamere, e i carabinieri della compagnia Piazza Dante, che indagano sulla vicenda, hanno potuto visionare i filmati, ora al vaglio della procura, incrociando le immagini con le testimonianze di diverse persone. Ore 23 e 36 minuti e 37 secondi: in questo momento preciso due, non quattro, due giovinastri di poche speranze si acquattano a una trentina di metri dal locale e accendono due cosiddetti “fischioni”.
Il primo compie una traiettoria di quindici metri e malamente si spegne sull'asfalto, pur con un bel botto; il secondo manca totalmente il bersaglio, finisce in mezzo ad alcuni motorini e danneggia il parabrezza di uno scooter. Non c'è per fortuna nessun ferito – e si era detto invece che un ragazzo era stato colpito da una scheggia a un occhio – e non c'è nemmeno la pistola. Già, perché un gruppo di astanti si lancia all'inseguimento dei due, i quali saggiamente si allontanano a passo svelto in direzione dei Fori Imperiali. Un paio di signori che li incrociano li apostrofano alla romana – «Ahò, che state a fa'?» – e loro però, lungi dal rivendicare l'attentato o minacciare a mano armata, negano tutto: «Ma de che? Non c'entramo niente».
Un po' pochino insomma come raid nazista. Altro giro altra corsa, e siamo all'episodio del cantante omosessuale Emilio Rez, aggredito, picchiato, insultato perché gay nella zona di San Giovanni. Così almeno raccontano le cronache. Ma anche qui le versioni discordano: il cantante ribadisce di essere stato malmenato e offeso, aggiungendo che «nessuno dei presenti mi ha difeso»; agli atti della polizia risulta solo la denuncia di una tentata rapina. Difficile capire insomma dove i cronisti esagerano per il gusto di «caricare» la notizia, e dove invece sono i protagonisti della cronaca a fuorviare i cronisti con racconti, come dire, un po' sopra le righe.
Certo è che in un periodo come questo, in cui da un lato l'omofobia riempie i giornali, dall'altro circolano dossier sui gusti sessuali dei direttori di giornali, il tema omosessualità è tema che scotta. Non è un caso allora che, saggiamente, certe notizie vengano maneggiate con le pinze dalle istituzioni preposte. Ad esempio la storia di un ferimento avvenuto l'altra notte, sempre a Roma, in via Cipriano Facchinetti, dalle parti della Tiburtina. Qui un giovane di 23 anni, per “futili motivi”, a usare il freddo linguaggio delle questure, ha assalito un amico con un cacciavite ed è stato arrestato per tentato omicidio. Nessuno stavolta si è azzardato a dire che i due amici erano fidanzati. E che i futili motivi erano affari di cuore.
Tutto comincia a Roma, all'Eur, dove la settimana scorsa una coppia omosessuale è stata aggredita a colpi di coltello e bottigliate da più delinquenti, fra i quali appunto Svastichella; in prognosi riservata è finito un ragazzo di 31 anni, tuttora in ospedale. Vero, autentico caso di omofobia, questo. Di lì in poi, praticamente ogni notizia riguardante gli omosessuali è stata per così dire colorata, arricchita. Ad esempio a Rimini, dove una coppia di gay è stata malmenata da un vicino di casa. Strepito, clamore, indignazione, salvo scoprire due giorni dopo dalle parole di altri condomini che tutto era nato da un banale litigio per il posto auto.
E siamo di nuovo nella Capitale, in via di san Giovanni in Laterano, da qualche anno “gay street”, la strada della movida omosessuale romana. Narrano le cronache del giorno dopo di un raid nazista ai limiti dell'attentato. I testimoni riferiscono di quattro giovani in sella a due scooter, chiaramente naziskin per via delle teste rasate, che lanciano due bombe carta contro un locale frequentato da clientela lesbo all'angolo con via Ostilia. Già una prima domanda sorge spontanea, ma fa cambiare, anzi addirittura appesantire la cronaca della spedizione punitiva: ma se erano in moto per lanciare due bombe, dunque presumibilmente con il casco se non altro per non attirare l'attenzione, come si sapeva che avevano i capelli rasati da skin? Semplice, non erano in moto, precisano subito altri testimoni, erano a piedi, e inseguiti avrebbero addirittura tirato fuori una pistola per intimorire la folla. Questo mentre cominciano a circolare, per lo più fra i giornalisti, voci incontrollate che parlano di veri e propri ordigni, addirittura di bombe molotov.
L'indignazione per il raid fascista è ancora grande, la preoccupazione forte. Ma per fortuna nella strada ci sono diverse telecamere, e i carabinieri della compagnia Piazza Dante, che indagano sulla vicenda, hanno potuto visionare i filmati, ora al vaglio della procura, incrociando le immagini con le testimonianze di diverse persone. Ore 23 e 36 minuti e 37 secondi: in questo momento preciso due, non quattro, due giovinastri di poche speranze si acquattano a una trentina di metri dal locale e accendono due cosiddetti “fischioni”.
Il primo compie una traiettoria di quindici metri e malamente si spegne sull'asfalto, pur con un bel botto; il secondo manca totalmente il bersaglio, finisce in mezzo ad alcuni motorini e danneggia il parabrezza di uno scooter. Non c'è per fortuna nessun ferito – e si era detto invece che un ragazzo era stato colpito da una scheggia a un occhio – e non c'è nemmeno la pistola. Già, perché un gruppo di astanti si lancia all'inseguimento dei due, i quali saggiamente si allontanano a passo svelto in direzione dei Fori Imperiali. Un paio di signori che li incrociano li apostrofano alla romana – «Ahò, che state a fa'?» – e loro però, lungi dal rivendicare l'attentato o minacciare a mano armata, negano tutto: «Ma de che? Non c'entramo niente».
Un po' pochino insomma come raid nazista. Altro giro altra corsa, e siamo all'episodio del cantante omosessuale Emilio Rez, aggredito, picchiato, insultato perché gay nella zona di San Giovanni. Così almeno raccontano le cronache. Ma anche qui le versioni discordano: il cantante ribadisce di essere stato malmenato e offeso, aggiungendo che «nessuno dei presenti mi ha difeso»; agli atti della polizia risulta solo la denuncia di una tentata rapina. Difficile capire insomma dove i cronisti esagerano per il gusto di «caricare» la notizia, e dove invece sono i protagonisti della cronaca a fuorviare i cronisti con racconti, come dire, un po' sopra le righe.
Certo è che in un periodo come questo, in cui da un lato l'omofobia riempie i giornali, dall'altro circolano dossier sui gusti sessuali dei direttori di giornali, il tema omosessualità è tema che scotta. Non è un caso allora che, saggiamente, certe notizie vengano maneggiate con le pinze dalle istituzioni preposte. Ad esempio la storia di un ferimento avvenuto l'altra notte, sempre a Roma, in via Cipriano Facchinetti, dalle parti della Tiburtina. Qui un giovane di 23 anni, per “futili motivi”, a usare il freddo linguaggio delle questure, ha assalito un amico con un cacciavite ed è stato arrestato per tentato omicidio. Nessuno stavolta si è azzardato a dire che i due amici erano fidanzati. E che i futili motivi erano affari di cuore.
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