domenica 6 settembre 2009

Odio e sopraffazione nella musica dei fasci?

Sto seguendo con molto interesse ed attenzione il dibattito scaturito dall’articolo sull’Altro di Pino Casamassima : ” … Mai memoria condivisa con i fascisti ” , dibattito generato da un Suo articolo sulla liberazione di Gianni Guido , uno dei tre responsabili della strage del Circeo, tornato questi giorni in libertà.

Ovviamente non entro nell’infinità dei luoghi comuni che a mio avviso sono presenti nell’articolo, e a cui hanno risposto Andrea Colombo e Valerio Morucci, praticando direi , “una visione gramsciana e pasoliniana di analisi critica del fascismo e dei fascisti” , e da cui risulta l’inadeguatezza di fare sempre di tutta un erba un “Fascio”.

Mi vorrei invece soffermare brevemente su un passaggio proposto nell’articolo, a proposito dell’iconografia della morte e del culto della sopraffazione presenti nelle cultura, nella grafica e senti senti perfino nella musica , che avrebbero nel dna tutti i fascisti, tutti i neo-fascisti, la destra radicale ecc. ecc.

Come dire, vengo toccato su un nervo scoperto, perché io , sono nato dentro il filone metapolitico della cosidetta musica alternativa già dal 1979 , e dovrei essere uno di quelli che ha praticato ed esercitato per trent’anni, la musica come strumento di evocazione, di offesa e di sopraffazione sull’altro , sul debole, sull’indifeso, sulla donna, sull’ebreo , sul gay, sulla vittima di turno, … godendo di ciò.

Ed avendo anche una buona conoscenza di tutto quanto è stato prodotto negli ultimi trent’anni in termini musicali nell’ ambiente cosidetto “fascista”, ed oltrettutto , conoscendo i gusti e la cultura musicale di molti miei coetanei ” cinici perversi e stupratori “, sono rimasto perplesso dalla gratuità di una tale affermazione.

Intanto, se ci si domanda da dove viene questo culto “dell’esaltazione della morte” , del lucubre, dell’esaltazione della battaglia e della guerra , del bel gesto estremo ed inutile, sarebbe interessante indagare tutto ciò che è stato prodotto dalla cultura letteraria italiana sul tema in questione e quanto pesa in tutto questo perfino il retaggio classico derivato dalla “tragedia” ( … sin dalla Sua nascita) , presente nel dna meta-storico e mito-poietico di tutta Europa. E senza scomodare peraltro Y. Mishima , Pound, D’Annunzio, Drieu La Rochelle e Cèline. Si scoprirebbe ad esempio, che la canzone un po’ retorica e patriottarda , mortifera, vagamente decadente e nichilista del ventennio, è eredità direttamente dal tema letterario e dalle note di pentagramma generate dalla giovane e sfortunata “rivoluzione risorgimentale” ( compreso il nostro inno nazionale scritto da un cultore della morte , un giovane sovversivo crepato a soli 19 anni ); genere musicale poi ripreso e rigenerato dalla trincee della prima guerra mondiale, ed in cui l’Avanguardismo, il Sansepolcrismo , il Sindacalismo Rivoluzionario lugubre di Fiume, il Futurismo violento e sessista ( ma anche quello dei sinistrissimi ed anti-fascisti Arditi del Popolo ) hanno tratto quasi tutto il repertorio musicale.

Per non parlare poi della storia musicale della RSI e della stessa Resistenza, in cui un qualsiasi critico musicale di media preparazione, avrebbe difficoltà a capire la differenza tra i testi dei Partigiani e quelli delle Brigate Nere, non solo per genere di musicalità condivisa ( marcette e/o ballate che siano) ma perfino per l’immaginario comune di miti e valori esaltati da testi ( patria, fede, orgoglio, bandiera, giustizia, libertà ecc. ecc).Non racconto poi niente di nuovo se affermo che per tutti gli anni 50- 60 , i generi musicali (non impegnati e non politici) , le balere, i luoghi di aggregazione, le feste la musica rock, il Piper di Roma hanno fatto da laboratorio comune di crescita a destra come a sinistra; e non tradisco nessuno se affermo che, certe mode di valenza “pre-politica ed antropologica” legate a derive musicali estreme ( sfociate poi nell’Hard, nel Punk, nel metal-neopagano nell’Underground, nell’Oi) , le abbiamo tutti quanti ereditate (e dico tutti quanti, fascisti e comunisti che siano ) da quella magnifica epopea tutta inglese degli Who, dei violenti scontri tra i Mods ed Rokers proposti dal film Quadrofenia .

Ma i paradossi continuano; e così si scopre che già prima del 68′ , Il cabaret Bagaglino di Roma, luogo di chiara matrice perverso-fascista, ospitava i primi cantautori anti-conformisti, è venne composta la più bella canzone sulla figura e sull’esaltazione della morte eroica di Ernesto Che Guevara ( un testo di Gribanosky-i-Pingitore) (1).

Era il tempo in cui, come descrive il cantautore alternativo Fabrizio Marzi , sul magnifico testo ” il nostro 68′ ” (2) , … i maledetti ( i fascisti ) amavano De Andrè, quel cantautore anarchico a cui ad esempio un nicciano-evoliano perso come me, deve quasi tutto, in termini di formazione musicale e amore senza limiti per il folk : dalla ballata tradizionale ed “identaria” fino l’estasi della musicalità zingara di Bregovich.

Inutile ricordare che gli anni 70′, nella loro splendida tragicità, sono stati il punto di incontro di una cultura musicale universalmente condivisa, per generi e luoghi di aggregazione e riti liberatori, e che molta della formazione musicale di tutti noi “alieni-fascisti-stupratori” deriva dall’ascolto dei Genesis, di J. Morrison, dei Pink Floyd, degli Emerson Lake Palmer, dei Tangerim Dream , degli Eagles, fino ad arrivare all’italianissima PFM al Perigeo, al Banco. Per non parlare poi di Guccini, di Lolli , di De Gregori, di Bennato di Finardi , Vecchioni e Branduardi : possiamo chiederlo ad una intera generazione se la condivisione dei concerti e dei loro testimonial era un ritualità comune o meno. E questo bypassando la questione dell’ egemonia culturale e di etichetta ( … di imbecillità congenita ? ) di chi sostiene malamente che Mogol-Battisti, Baglioni e Battiato sono di destra, mentre De Gregori, Guccini e Finardi sono di sinistra. Può darsi, ma sono tutti culturalmente e universalmente condivisi, compreso (l’ultimamente) conteso Rino Gaetano.

D’altra parte è stata proprio la sinistra intelligente ed attenta, che a metà degli anni 70′ scopre e fa conoscere al mondo esterno il “Cattiverio”, la musica alternativa, i Campi Hobbit , La Voce della Fogna, e chi tra noi fascio-perversi non conserva il testo del famoso Lambro- Hobbit (3) , e gli articoli del Manifesto, e dell’Espresso, sulla cosi-detta “mutazione della razza fascista” ?

Ma perché invece di sproloquiare, non si indaga attentamente e criticamente su tutta la discografia prodotta da Massimo Morsello , dalla Compagnia dell’Anello, dai 270 bis ; e valutiamo oggettivamente cosa c’è dentro ? Possiamo trovarci dentro di tutto, la malattia tardo romantica degli eterni Peter Pan, un profilo troppo decadente ed esistenzialista, il culto ingombrante dell’eroe sempre morto e perdente , mitopoiesi ed esaltazione di valori elitari e poco adiacenti con il reale e con i problemi dell’economia , maschile ed adolescenziale cazzeggio, retorica piccolo-guerriera : si di tutto, ma questo tema della sopraffazione sistematica dell’altro e del debole, della donna, del gay è una vera e propia balla.

Perfino una bellissima ballata come “Lucrino Song”, che racconta un poco amichevole scambio di sprangate tra militanti di Terza Posizione ed altri coetanei , la mette più su un lato ironico-comico che sul tema dell’odio e la sopraffazione dell’altro (4) . La musica alternativa tranne “rarissimi e sfigatissimi casi “, non ha nessuna valenza di odio e di sopraffazione, anzi al contrario, pesa come un macigno il repertorio anticomunista (peraltro assolutamente marginale), presente per es. in alcuni brani degli Zetapiemme e degli Amici del Vento, brani che sono tacciabili al contrario di insano e pernicioso vittimismo.

Ma perfino nelle dimensione Underground o Hard, che in Italia nasce tra i giovani neo-fascisti con il Progressive degli Janus e il Rock melodico degli Intolleranza, non esiste nessuna esaltazione dell’odio gratuito e della sopraffazione verso l’altro, verso la donna, il diverso, il gay , l’avversario politico. C’è esaltazione della specificità, del radicamento territoriale ed ideologico , del patheon di riferimento, della forte identità politica e culturale: questo si. Ma odio gratuito e perverso verso l’altro mai.

Oppure l’obiettivo dell’articolo era mettere sotto la lente di ingrandimento per esempio la musica degli ZetaZeroAlfa e/o “La cinghia mattanza”, e le ritualità pre-politiche generate nei giovanili concerti, come il pokare e prendersi a spallate e spintoni, pratica che serve per scaricare la sessista aggressività dei ventenni fascisti metropolitani ? Anche qui lo scenario, per quanto ne dica Casamassima, è ampiamente condiviso con i coetanei della sinistra radicale, e con le mode tribali e pre-politiche, ( sicuramente meno pericolose dei raduni orgiastici Rave), èd è peraltro un modo tutto maschile, per sfogare l’istinto e l’aggressività in modo “entropico” , sano , mediato dal Rito Comunitario , dalle regole, riti molto simili a certe ritualità di lotta tribale, studiate a fondo dell’antropologia culturale di mezzo mondo. Sulla tipologia ed il genere musicale, “De Gustibus”, ma non si usino termini impropri come odio ed esaltazione della sopraffazione, per giudicare (5).



Francesco Mancinelli

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