sabato 19 settembre 2009

Afghanistan: parole al vento e lacrime di coccodrillo.

Dalle pagine del nostro giornale più volte abbiamo parlato del pericolo corso dalle nostre truppe coinvolte nell’assurdo conflitto afghano, dove nessuna “democrazia” né “nuova civiltà” potrà mai rinascere: solo macerie, morti e odio, tanto odio. Lo abbiamo detto in più occasioni, per quanto fosse insensato che i nostri governanti sacrificassero i soldati italiani in una guerra solo per la cieca obbedienza ai padroni di Washington, speravamo che almeno, i nostri, fossero equipaggiati con mezzi bellici idonei, se non per l’attacco, almeno per la difesa. I due veicoli su cui viaggiavano i sei soldati italiani saltati in aria a causa di un miliziano suicida, si chiamano Lince’ ma il veicolo non è né astuto né agile, è solo un carrozzone instabile e di difficile maneggevolezza; anche se la Fiat lo presenta come un blindato di nuova generazione, in realtà è solo il figlio infelice dell’autoblinda Lancia-Astura, in dotazione dell’esercito italiano durante la Seconda Guerra Mondiale. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa, subito dopo l’attacco delle milizie afghane, ha definito “infami e vigliacchi” gli autori della strage, giustificando così – neanche l’Afghanistan fosse per noi l’atavico nemico da combattere – il suo “non ci fermeranno”, quale garanzia per i padroni Usa che la guerra – pardon, missione di pace – continua al fianco dell’alleato d’oltreoceano. Da buon ex-missino, poi ex-alleanzino, La Russa tenta di fare la “voce grossa”, sostenuto dai colleghi di Palazzo come il ministro degli Esteri Frattini che ha parlato di “barbarie terrorista”.

L’opposizione invece, unendosi al cordoglio dei rappresentanti dell’esecutivo, ha di fatto auspicato affinché si avvii al più presto un programma che porti ad una “via d’uscita internazionale”. E’ chiaro quindi che dalla guerra in Afghanistan non possiamo uscirci da soli, magari attraverso un confronto tra le forze politiche del nostro Parlamento, no; l’ “exit strategy” (così la chiamano), deve essere discussa in sede Nato e Onu: parola di Antonio Di Pietro.

Nessuna via d’uscita quindi sembra esserci a questa illogica guerra; e così, come è già successo per i nostri soldati caduti a Nassirja, assistiamo alle “lacrime di coccodrillo” di coloro che prima si esaltano, lodando l’impegno dell’Italia alla guerra afghana, per poi dotare di blindati di cartone le nostre truppe… nemmeno fossero carne da macello. Ma si sa, la colpa è sempre degli altri, degli “attentatori”, dei “terroristi”, dei “vigliacchi”. Solo loro sono i buoni, infatti non vanno in guerra.

La cieca obbedienza alla follia dell’impero statunitense ha ormai obnubilato le menti dei nostri politici - ma anche quelle dei francesi, tedeschi, inglesi… - nulla è più nostro, solo i morti.



Articolo di Enea Baldi, tratto da: www.rinascita.info

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