venerdì 25 settembre 2009

Parla lui... Vanno via gli altri... Democratici occidentali.

NEW YORK - «Lo stato ebraico si è reso responsabile di politiche inumane contro i palestinesi». «Le forze stranie re spargono guerra, sangue, aggressione, terrore e intimi dazione in Iraq e in Afghani stan». E ancora: «Le elezioni in Iran sono state gloriose e pienamente democratiche, aprendo un nuovo capitolo per il mio Paese». Nel suo terzo discorso da vanti all’Assemblea Generale dell’Onu, il presidente irania no Mahmoud Ahmadinejad ha rispolverato ancora una volta le sue requisitorie più stantie, vecchie ormai di anni, tornan do ad inveire contro l’Occiden te, il capitalismo e una presun ta lobby ebraica, più volte men zionata senza citarla.



«Non è possibile che una piccola mino ranza domini la politica, l’eco nomia e la cultura mondiale», ha arringato Ahmadinejad, che è salito sul podio verso le sette di sera (ora di New York) e nel suo discorso si è guardato bene dal menzionare il dossier nucleare. Dopo essere stato il protago nista assoluto delle ultime due Assemblee generali dell’Onu — nel ruolo del cattivo più te muto d’America, dopo Hanni­bal Lecter e Darth Vader — Ah madinejad sapeva che ad oscu rare il suo terzo exploit Onu sa rebbe stato il colonnello libico Muammar Gheddafi, al suo de butto al Palazzo di Vetro. Ma se era difficile eguagliare ciò che il New York Times ha defi nito «la farneticante e intermi nabile diatriba di Gheddafi», Ahmadinejad ha cercato co munque di reclamare per sé un po’ dei riflettori che per tut ta la giornata erano finiti sul leader libico. Solo alla fine, Ah madinejad ha aggiunto che l’Iran «stringerà calorosamen te tutte le mani tese con one stà verso di noi».



Alla vigilia del suo discorso, Israele aveva chiesto a tutte le delegazioni di boicottare l’in­tervento per protesta contro la sua ennesima negazione dell’ Olocausto, la scorsa settimana. Il Canada è stato il primo a raccogliere l’appello. Quando Ahmadinejad ha preso la parola la delegazione canadese è uscita. Molte altre delegazioni tra cui quella americana, francese, tedesca e italiana hanno lasciato l’aula, come annunciato in mattinata: «Se Ahmadinejad lancerà l’ennesima provocazione ad Israele, lasceranno tutti insieme la sala». Accolto dalla solita sfilza di insulti sulle pagine dei tabloid della Grande Mela, Ahmadi nejad non è stato invitato al ri cevimento organizzato ieri se ra dal presidente Usa Baack Obama in onore dei capi di Stati e di governo presenti all’Assem­blea Generale. E gli organizza tori l’hanno relegato a parlare a fine serata, quando la grande sala Onu comincia tradizional mente a svuotarsi e le delega zioni confluiscono nelle tante cene e feste ufficiali.



A contro bilanciare l’audience sparuta del Palazzo di Vetro (la Cnn ha zoomato più volte sulla sala se mi- deserta) ci hanno pensato migliaia di dimostranti che per il terzo giorno consecutivo hanno protestato contro la sua presenza a Manhattan. Ma il lo ro dissenso, come del resto quello di milioni di militanti in patria, non l’ha neppure scalfito. «Il suo messaggio Onu è stato orchestrato per mi gliorare la sua posizione nel mondo musulmano, rafforzan done la reputazione di eroe del Terzo Mondo», teorizza Mohamad Bazzi, esperto di Studi Mediorientali per il pre stigioso Council on Foreign Re lations. «Ahmadinejad ha lavo rato sodo per coltivare l’imma gine di leader populista pani slamico che non ha paura di scontrarsi con l’Occidente — incalza Bazzi —. Non potendo cancellare la macchia dell’ele zione rubata, non gli resta che inveire contro Israele e l’Occi dente» .



In un’intervista concessa all’Ap prima di salire sul podio, il leader iraniano aveva invitato Obama a considerare l’Iran co me un «potenziale amico degli Usa». «Ho sentito Obama dire che la prossima minaccia è l’Iran — ha spiegato —. Ma l’Iran è un’opportunità per tut ti. Storicamente, chi è stato amico dell’Iran ha avuto molte opportunità».


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