Crimini e criminali (veri e/o presunti)
Il libro (e il raffronto con l’omicidio Kercher) nell’opinione di Fabio Polese
Ho conosciuto il caso di Carlo Parlanti in concomitanza con quello della studentessa Meredith Kercher assassinata a Perugia. Non c’è bisogno che parli del delitto perugino, i media hanno già costruito il caso come se fosse un tristissimo Truman show dal quale non è più possibile uscire. Quello che però mi ha incuriosito sin dall’inizio è stato l’effetto che l’arresto della studentessa americana ha provocato nell’opinione pubblica, nei media e nei politici made in Usa. Dopo la sentenza del Tribunale di Perugia contro Amanda Knox – giudicata colpevole dell’omicidio Kercher – il primo cittadino della città di Seattle – gemellata con la città di Perugia -, Mike McGinn, aveva deciso di sospendere l’iniziativa di intitolare un parco di Seattle proprio a Perugia. Quasi a significare che, la signorina Knox, sia la vittima scelta dalla magistratura italiana. La decisione del Sindaco della cittadina statunitense aveva fatto “innervosire” anche il primo cittadino di Perugia che gli aveva scritto una lettera dove sottolineava: “La vicenda di Amanda Knox è una vicenda esclusivamente giudiziaria e l’amministrazione della giustizia in Italia compete allo Stato, non alle città: le relazioni tra le comunità di Perugia e Seattle non c’entrano nulla, nè devono entrarci in alcun modo”. Ancora prima di questo, subito dopo la sentenza, si scatenarono commenti ed articoli in blog e giornali americani dove l’Italia veniva messa in dubbio sul piano della giustizia. “Amanda is America” intitolava un articolo il Newser dove si leggeva: “Fino a non molto tempo fa Amanda Knox, che è stata condannata l’altro giorno, in Italia, per aver assassinato la sua coinquilina, Meredith Kercher, era chiamata Foxy Knoxy. Adesso è Amanda la martire, una Giovanna d’Arco dei tabloid internazionali , un personaggio estremamente simpatico al centro di un mostruoso aborto della giustizia. (…) Non si tratta di chi ha ucciso Meredith Kercher. A causa di errori nelle indagini, cattiva gestione delle prove, e ogni sorta di pregiudizi, non ci sarà mai probabilmente una ragionevole certezza di colpevolezza – o di innocenza -. Quindi, la storia è basata, in parte, su errori e pregiudizi”. Secondo la senatrice Usa Maria Cantwell il processo di Perugia è arrivato alla condanna della ragazza nonostante una evidente “mancanza di prove” e ha rilevato “una serie di difetti nel sistema di giustizia italiano”. Insomma, in poche parole, sembrerebbe che in Italia ci sia un anti-americanismo sfrenato. O, molto più semplicemente che, negli Stati Uniti, ci sia una maggiore propensione a difendere ad ogni costo un loro connazionale. Al contrario, lo Stato Italiano e i media nostrani, non hanno speso molto tempo a parlare di Carlo Parlanti, detenuto nel carcere californiano di Avenal, nella contea di King dal 5 luglio del 2004. Carlo Parlanti è un presunto carnefice, accusato di stupro nei confronti di una cittadina statunitense, ed è tutt’ora prigioniero nonostante che la testimone accusatrice sia stata dichiarata psichicamente instabile dai dottori. “Stupro? Processi perversi. – Il caso di Carlo Parlanti” è il titolo di un libro-denuncia scaturito da sei mesi di studio di tre stimati criminologi dell’ambiente universitario romano – Vincenzo Maria Mastronardi, Walter Mastroeni e Ascanio Trojani -, che smentisce tutte le accuse ed arriva ad affermare la colpevolezza criminale della donna. Il libro è un autorevole lavoro che mette in mostra i perversi meccanismi del caso giudiziario analizzando l’integrità del procedimento processuale; esso accusa la polizia e la procura di aver utilizzato evidenze contraffatte e di aver occultato fatti a discarico e incolpa numerosi medici – non solo californiani – di aver emesso certificazioni false ed in contrasto con le foto della polizia ed altre certificazioni. “Come è possibile che si continui a tacere?” Queste sono state le parole di Katia Anedda, responsabile del sito www.carloparlanti.it e dell’Associazione Italiana Prigionieri del Silenzio, quando, lo scorso dicembre, l’ho incontrata a Perugia per conoscere e capire meglio il caso. In quell’incontro ho avuto pure l’occasione di parlare telefonicamente con Carlo Parlanti; con una voce calma e tranquilla mi spiegava – tra una “simpatica” registrazione del carcere americano che mi ricordava che stavo parlando con un pericoloso delinquente – la sua situazione e mi invitava a leggere il libro appena uscito. Invito che rivolgo anche a voi perché a volte, il presunto carnefice, può essere una reale vittima.
www.ilsitodiperugia.it/content/623-processi-perversi-litalia-e-il-caso-di-carlo-parlanti
http://www.fabiopolese.it/?p=282
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