martedì 7 aprile 2009

Il terremoto, crisi dell’uomo.

Nel mezzo della notte ti svegli, di soprassalto. Non è un sogno, è tutto vero…il letto che si sposta, la terra che trema, i quadri che si inclinano. Parla chi l’ha sentito poco, il terremoto, in una zona colpita lievemente, quella di Roma. Eppure, le percezioni sono comunque forti. La terra che trema, la sensazione di impotenza e di lunghissima attesa. I secondi che passano, e sembrano non finire mai. Cani che abbaiano impazziti, le sirene delle auto che alzano la voce, allarmi dei negozi che svegliano i dormienti.

E tu? Ti alzi e non sai che fare, tieni l’equilibrio e cerchi di capire cosa sta succedendo. È la natura che si fa sentire, in tutta la sua potenza.



Non c’è previsione umana che regga, non c’è macchina creata dall’uomo che possa fermarla. L’uomo che si sente Dio, capace di sfidare la morte, con la scienza e la tecnica, trema. Ha allungato di qualche anno la vita, ha sconfitto terribili malattie, decide ormai come e quando far nascere i suoi figli. Ma di fronte a queste cose, può solo muoversi dopo, a cose già fatte. Non può far nulla, se non ripararsi sotto un muro maestro, e limitare i danni o salvare la gente dalle macerie subito dopo. Ma in quell’istante, non può fare nulla per arrestarlo. Non può agire prima, non può prevenire, non può fermare le placche pronte a scontrarsi.



Eh si, non può nulla. Il terremoto ti dà l’esatta impressione di quando si dice «mancare la terra sotto i piedi». Mette in crisi tutte le tue certezze, sempre che la tua casa sia una certezza. Ti aiuta a far capire la caducità della vita e delle cose che possiedi. Tutto quello che hai costruito in una vita, tutto ciò che hai (una casa e gli oggetti dentro di essa), possono da un momento non esserci più. Tu stesso, potresti cadere insieme a loro. Cosa siamo di fronte alla terra che si scontra, alla terra che trema, incarnazione esatta di un qualcosa che vacilla, che non è più sicuro. Ciò che più di stabile dovrebbe esserci – le case, le strade, gli edifici pubblici – tutto questo viene a mancare. Vengono meno i rifugi dentro i quali andiamo a fine giornata, il focolare di casa, che è la sicurezza più intima che ha l’uomo: una storia con una ragazza può finire, un’amicizia può finire, ma tu sei sicuro che a fine giornata torni a casa, prepari le tue cose, metti a posto e vai a dormire, al sicuro. Chi lo tocca il tuo letto? Il terremoto, che ha colpito di notte, quando tutto è tranquillo, il traffico non c’è, ha colpito quando tutte i pensieri dell’uomo si fermano per qualche ora, il tempo di dormire.



Il terremoto ci insegna allora che le sicurezze non sono mai tali, che non tutto è soggetto alla volontà umana, che la potenza dell’uomo deve confrontarsi sempre con quella della natura.



La quale, a volte, può essere impetuosa e devastante.


Tratto da: www.azionetradizionale.com

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