“Ricordi? Mi definivano filo-israeliano... pro-americano... Ma non era certo la mia posizione. E poi tu lo sai: quante volte ne abbiamo discusso”...
Già. Da Ruschena, sotto casa tua. E immersi tra i libri, nel tuo studio sul Lungotevere...
“E dire che la mia vita, tutta, ha guardato, ha desiderato la rinascita della nostra Europa, contro tutti coloro che la occupavano e straziavano... anche quando mi schieravo per l’onore contro la miseria delle masse... Contro corrente.
Come avevo fatto, per la prima volta a 16 anni, arruolandomi nella Marina della Repubblica sociale italiana.
Come quando sostenevo l’Oas.
Come a Nuova Repubblica, cullando il sogno di una “riconciliazione nazionale” tra antifascisti e fascisti nel nome dell’amor di patria.
Come quando, nel ‘68-’69 sostenevo voi, gli studenti del “movimento” contro le “forze sane”, i “reazionari”, le guardie bianche della democrazia cristiana e del pci”.
Eri l’unico a comprenderci. Il tuo essere “fascista di sinistra” - mentre il mondo aveva stracciato a brandelli la memoria del tuo tempo - ci aveva aperto strade impervie: eccezionali e ancora senza fine. Ci facesti conoscere Proudhon e Sorel. E Niekisch e Strasser. E Berto Ricci, e poi Pini, Massi, Ruinas. E Niccolai.
“E anche, e tu lo sai, Bettino Craxi, quando demmo vita, al Raphael, ai socialisti senza tessera, ai socialisti tricolori.
Resto un socialista tricolore, come sempre... La parentesi del “Secolo” fu un errore: ho creduto a spazi inesistenti una volta cacciato Fini. Ma non è ancora troppo tardi, non siamo vinti... E Rinascita lo dimostra. Dobbiamo riprendere il filo. Andare avanti. Sono pronto... Contate su di me”...
Due ore di fitti discorsi sul nostro essere, sul tanto ancora da fare. E si badi bene: nessuna parola sulla ridicola fine (già da decenni scritta) del Msi o di An.
Era il 10 novembre del 2008. Poi la stretta di mano, l’accordo per un incontro con l’amico e sodale comune, Giorgio Vitangeli, e un arrivederci...
Arrivederci, Giano.
Certo non addio.
Ugo Gaudenzi
giovedì 30 aprile 2009
L'ultima recluta di Salò nel ricordo di Ugo Gaudenzi.
Rotto l'accerchiamento a Boe Way Hta, i Karen pronti ad altri venti anni di guerriglia.
www.comunitapopoli.org
mercoledì 29 aprile 2009
CONTROVENTO - NUMERO 1 - APRILE 2009
(Clicca sulla copertina per scaricarlo in .PDF)
I VERI TERRORISTI - Mario Cecere
IL PERCHE' DI UNA SCELTA - Associazione Culturale Tyr Perugia
ESSERE UOMINI - Fabio Polese
PER IL LAVORO, PER LA PATRIA... - Associazione Culturale Tyr Perugia
GABRIELE SANDRI ASPETTA ANCORA GIUSTIZIA - Associazione Culturale Tyr Perugia
Per riceverlo cartaceo scrivere a: controventopg@libero.it
SCARICA STAMPA DIFFONDI!
Ventinove Aprile, gagliardetti al vento.
Il 29 aprile 1975, dopo 48 giorni di agonia, moriva a Milano il diciottenne Sergio Ramelli, massacrato da un collettivo di medicina composto da ricchi e viziati neopartigiani; aveva commesso un delitto imperdonabile: aveva affermato di credere nella libertà. L'annuncio della sua morte al termine di una straziante lotta in ospedale venne salutato da uno scroscio di applausi da parte dei consiglieri comunali di Milano, quel giorno in riunione. Uccidere un fascista non solo non era reato ma dava sensazioni forti ai borghesi annoiati e vigliacchi.
Esattamente un anno dopo, il militante del Msi, Enrico Pedenovi, veniva assassinato ad un semaforo, alla guida della sua macchina, da un commando di Prima Linea.
Il giorno seguente all'assassinio di Pedenovi nei pressi del liceo romano Azzarita vidi una scritta fresca sul muro “Il ventinove aprile gagliardetti al vento: è morto un camerata ne nascono altri cento!”
Chi l'aveva prodotta aveva risposto di certo a un impulso di rabbia e di rivalsa che fu indispensabile ma che poi, come difficilmente immaginava allora, si rivelò profetico.
Quella frase fu magica, non solo perché ci aiutò a recuperare i morale e il mordente per affrontare una guerra civile che, pur in netta inferiorità numerica, logistica e di spalleggiamento, riuscimmo a non perdere ma perché era verissima: come avremmo scoperto in seguito proprio in quei giorni nascevano centinaia di camerati e ne sarebbero nati in seguito centinaia e centinaia. Gli assassini invece sarebbero divenuti sempre più sterili.
Sergio ed Enrico, il nostro seme. Eterno!
Di Gabriele Adinolfi, www.noreporter.org
Forza Nuova sistema il verde pubblico. [Perugia]
All’opera Le piante selvatiche nasconderebbero anche rettili.
Forza Nuova Corciano protagonista di una nuova azione a Mantignana. Nella giornata di sabato scorso alcuni militanti hanno effettuato una iniziativa “tesa a dimostrare la sempre minore attenzione dell'amministrazione comunale alle esigenze dei cittadini”. Questo quanto dichiarato dai responsabili locali del movimento che hanno proseguito: “Ciò non riguarda solo quelle mancanze macroscopiche, come per esempio la fantasiosa assegnazione delle case popolari o degli asili nido, ma anche la semplice cura degli spazi verdi comunali, specialmente quelli a ridosso dei complessi residenziali. In seguito alla segnalazione effettuata da un residente di Mantignana durante lo svolgimento della passata manifestazione per la sicurezza, abbiamo provveduto ad un parziale taglio della vegetazione che cresce incontrollata a ridosso delle abitazioni di via dei Ciclamini. Il nostro interessamento si è reso necessario dopo la mancata risposta del comune alle numerose segnalazioni effettuate dai residenti preoccupati non solo per l'impatto estetico, ma e soprattutto, per la presenza di piante urticanti e rovi che imperversano nel marciapiede utilizzato dai bambini del quartiere. A ciò va poi aggiunta la paura di imbattersi in uno dei numerosi rettili che di quella zona hanno fatto la loro dimora. E' da circa cinque anni, epoca delle passate elezioni, che quella zona non viene curata dagli organi preposti. Il nostro gesto ha voluto giocare di anticipo nei confronti dell'amministrazione comunale che ‘probabilmente’ avrebbe provveduto alla sistemazione dell'area a ridosso delle elezioni. Il nostro è un invito rivolto ai cittadini a valutare l'operato dell'amministrazione svolto durante tutto il mandato e non tenendo in considerazione solo l'ultimo periodo di campagna elettorale. Forza Nuova ribadisce la sua vicinanza al cittadino e l'interesse a tutte le problematiche quotidiane piccole o grandi che siano, invitando tutti a segnalarci casi di degrado o malagestione”
Di Annalisa Bacelli, tratto da www.corrieredellumbria.it
domenica 26 aprile 2009
Viva la Resistenza!
Di chi la fa, tuttora, e contro gli invasori, non dietro di loro
25 APRILE. VIVA LA RESISTENZA !
Anche se non hanno atteso la certezza dell'esito finale dello scontro per
addobbarsi da guerrieri,
Anche se non hanno acceso luci alle finestre per far bombardare le città
del loro Paese,
Anche se non hanno voltato la gabbana,
Anche se non hanno infierito sui ragazzini in divisa,
Anche se non si sono accaniti sulle donne dei nemici,
Anche se non hanno sepolto vivi migliaia di loro compatrioti,
Anche se non si sono alleati con finanzieri, massoni, mafiosi e
gangster....
....permetteteci di chiamarli resistenti.
201° Battaglione. Esercito di Liberazione Nazionale Karen.
Da sessant'anni. Vera resistenza.
venerdì 24 aprile 2009
N.A.T.O. per U.S.A.rci.
All'esaurimento della sua pretesa funzione, con il discioglimento del Blocco Sovietico, la Nato continua a perseguire i suoi reali scopi e si rivela ancora una volta nella sua essenza di strumento militare della politica egemonica statunitense.
Procede infatti l'occupazione militare dell'Europa, il cui territorio è disseminato di basi militari di un esercito straniero, nonché l'attività volta a relegare gli stati membri e i loro eserciti al ruolo di semplici vassalli dell'imperialismo a stelle e strisce.
La stessa politica imperialista che, esattamente dieci anni fa, ha insanguinato il suolo europeo con i bombardamenti su Belgrado, con il quasi totale appoggio della classe politica italiana, di governo e di opposizione, asservita e sottomessa agli interessi sovranazionali.
A tale atteggiamento servilistico è dovuta l'odierna totale assenza di sovranità nazionale, che favorisce inevitabilmente i processi mondialisti di annullamento delle Identità dei Popoli.
Fuori la NATO dall'Italia!
Fuori l'Italia dalla NATO!
Associazione Culturale Tyr Perugia
controventopg@libero.it
PENSARE NEL MONDO GLOBALIZZATO? IMPRESA DIFFICILE.
Wotan
mercoledì 22 aprile 2009
Discorso di Ahmadinejad - DURBAN II
Signor Presidente, onorevole Segretario Generale delle Nazioni Unite, onorevole Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Signore e Signori:
Siamo qui riuniti per il proseguimento della conferenza di Durban contro il razzismo e la discriminazione razziale, per elaborare metodi pratici da adottare nelle nostre sacre campagne umanitarie.
Nel corso dei secoli trascorsi, l’umanità ha attraversato enormi sofferenze e dolori. Durante l’epoca medievale, filosofi e scienziati venivano condannati a morte. Poi seguì un periodo di schiavitù e di commercio degli schiavi. Milioni di persone innocenti vennero catturate, separate dalle loro famiglie, dai loro cari, per essere condotte in Europa e in America nelle condizioni peggiori. Si trattò di un periodo buio, fatto di occupazioni, saccheggi e massacri ai danni di quelle persone innocenti.
Dovettero passare molti anni perché le nazioni si risvegliassero per combattere in nome della loro libertà ed indipendenza, pagandole a caro prezzo. Milioni di vite andarono perse per cacciare gli occupanti e stabilire governi nazionali e indipendenti. Però i detentori del potere non impiegarono molto tempo ad imporre due guerre all’Europa, che afflissero anche parte dell’Asia e dell’Africa. Queste guerre orribili decimarono milioni e milioni di vite, lasciandosi dietro una massiccia devastazione. Fosse stata imparata la lezione impartita dalle occupazioni, dagli orrori e dai crimini di queste guerre, sarebbe spuntato un raggio di speranza per il futuro.
Le potenze vittoriose si atteggiarono a conquistatori del mondo, ignorando o calpestando i diritti delle altre nazioni attraverso l’imposizione di leggi oppressive e ordinamenti operanti a livello internazionale.
Signore e Signori, osserviamo dunque il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che è uno dei lasciti della Prima e della Seconda Guerra mondiale. Quale era la logica dietro la garanzia del diritto di veto per i suoi membri? Come può una tale logica soddisfare i valori spirituali e umanitari? Non parrebbe per niente conforme ai riconosciuti principi di giustizia, di eguaglianza davanti alla legge, dell’amore e della dignità umana? Non sembrerebbe piuttosto significare discriminazione, ingiustizia, violazione dei diritti umani o umiliazione della maggioranza delle nazioni e dei Paesi?
martedì 21 aprile 2009
IL FUTURISMO, AVANGUARDIA DELLE AVANGUARDIE.
In questo anniversario importante, il centenario, incontriamo il Dott. Massimo Duranti, presidente dell’Associazione Culturale Archivi Gerardo Dottori che ci racconta come già all’inizio degli anni dieci del novecento, Gerardo Dottori, perugino, iniziò ad animare l’ambiente dormiglione della nostra città: “L’avanguardia artistica a Perugia – sottolinea il Presidente Duranti - e in Umbria si è incarnata in lui e nel suo gruppo. Molti lo hanno seguito aderendo al Futurismo - penso a Alessandro Buschetti, Leandra Angelucci Cominazzini, Giuseppe Preziosi e Vittorio Meschini - e partecipando alle numerose iniziative che lo videro protagonista lungo tutto il suo percorso artistico che si è snodato per più di mezzo secolo. Senza dimenticare la sua attività di docente per quasi trenta anni, caratterizzata da un magistero austero e non invadente. Come pittore d’avanguardia non era visto all’inizio di buon occhio dai benpensanti perugini, dopo la Seconda Guerra Mondiale fu emarginato, come tutti i futuristi, ma i suoi paesaggi, ormai stemperati degli eccessi aeropittorici, erano molto ammirati”.
Alla domanda se oggi a Perugia esiste un fermento paragonabile, il Dott. Massimo Duranti precisa: “Oggi l’individualismo fra gli artisti è più forte, non c’è un dibattito impegnato sull’arte e sulla sua funzione nella società odierna. Fermenti in realtà non ce ne sono molti neanche a livello nazionale. L’Accademia di Belle Arti di Perugia vive da qualche anno una stagione di gravi difficoltà economiche che si riflettono anche sulla capacità di provocare il dibattito”.
In questi giorni, il Comune di Perugia in collaborazione con l’Associazione Culturale Archivi Gerardo Dottori, sta organizzando una serie di iniziative per il centenario che, per scelta, saranno celebrate in autunno con contenuti che spazieranno dal punto di vista delle arti visive, letterarie, cinematografiche e musicali; auspicando che, il movimento che fu avanguardia delle avanguardie trovi - finalmente -, anche nella terra di origine di uno dei suoi maggiori esponenti, la sua degna celebrazione.
Articolo di Fabio Polese, tratto da Perugia Free Press.
lunedì 20 aprile 2009
Tributo a Knut Hamsun.
Uomini come Céline, Drieu La Rochelle, Ernst Junger, Robert Brasillach, Carl Schmitt, Ezra Pound, Heidegger, Gentile, Knut Hamsun, a fine guerra dovettero pagare ai ‘buoni’ un alto tributo, che oggi consiste, per lo più, nel silenzio schiumante di rabbia dietro cui editori e critici ne seppelliscono l’opera e ne insozzano la memoria. L’ “errore” di questi viandanti solitari fu, invece, come viene suggerito dallo stesso Kunnas, quello di confondere una “visione del mondo con una politica”, così da esporsi al risentimento illividito delle stesse masse che essi avevano pensato di amare e di servire. L’idea di una palingenesi storica e addirittura cosmica era però condivisa e viva, a quei tempi, ed era coltivata non soltanto dalle élitesRichard Wagner teorizzò nel 1851, in Opera e dramma, che G.L. Mosse descrisse in testi fondamentali quali La nazionalizzazione delle masse e Le origini culturali del Terzo Reich, che Ernst Jünger intravide all’opera nella figura dell’Operaio, nella “uniformazione” del mondo compiuta dalla Tecnica. enz’altro Knut Hamsun, di cui quest’anno ricorre il 150° della nascita, «vide nel nazionalsocialismo una manifestazione della vitalità, di una possibile rinascita della civiltà occidentale minacciata da una democrazia plutocratica e da un comunismo tirannico. Come gli altri, egli ha sognato un nuovo sentimento della vita, autentico, antimaterialistico, che sapesse rispettare anche l’irrazionale e l’istintivo. Egli ha sperato che il fascismo riuscisse a ristabilire le gerarchie naturali, un modo di vita sano, rurale, naturale». Kunnas riconosce l’assoluta gratuità dell’adesione di questi scrittori ai fascismi. Come scrive Roberto Alfatti Appetiti su Area: «Di certo le simpatie hamsuniane per il nazionalsocialismo non furono motivate da ambizioni personali, nè dall’aspettativa di alcun tornaconto, come pure qualche impudente provò ad adombrare. Lo stesso Hamsun, presentandosi davanti ai giudici, rifiutandosi di avvalersi di un difensore e senza chiedere clemenza, l’affermò con forza: “Chi osa affermare che io, a quest’età, andassi alla ricerca di onori? Giovani giudici, che avete già pronunciato cinquantamila condanne per collaborazionismo, in una terra di tre milioni di abitanti, volete punire il vostro vecchio poeta nazionale?”». ma anche da larghi strati della popolazione europea dell’epoca. Non poteva non generare, dunque, quelle aspirazioni che, dal connubio di politica e arte, esprimevano quelle esigenze ‘totalitarie’, assolute, rappresentate in Italia dallo stesso Futurismo e che, nelle liturgie politiche di massa del Terzo Reich, riflettevano e enfatizzavano quell’abbattimento di confini tra le varie arti che
E’ Adriano Romualdi a segnalare la tragica e fatale svista di Hamsun quale essa emerge dall’ incontro di costui con Adolf Hitler: «Una sola volta lo aveva incontrato e non gli era piaciuto troppo. Hitler gli aveva tenuto un lungo monologo su una grande ferrovia che intendeva costruire all’estremo Nord della Norvegia; ripeteva sempre “io, io“, ricordava Hamsun; no - non era così che se l’era immaginato». In tutto il suo crudo squallore non potevano meglio essere precisati i tratti plebei, i contorni utilitari e nichilistici assunti, nella modernità, dalla prassi politica comunque orientata. L’amore di Hamsun per il Nord, d’altronde, nulla aveva a che fare con le grevi ambizioni pangermanistiche hitleriane, mentre rivelava, piuttosto, la nostalgia e lo slancio verso forme più nude, libere e solari di esistenza. Così, la stessa adesione al movimento di Quislingil popolo minuto, la gente più umile“, spesso ritratta romanticamente ma con rara delicatezza poetica. avvenne certo come riflesso per l’innata stima da Hamsun sempre nutrita verso la cultura germanica, ma soprattutto per alleviare ai propri connazionali le conseguenze amare di una Patria sotto occupazione, oggettivamente a rischio, e che proprio grazie all’autorità indiscutibile di cui Hamsun godeva presso la cultura tedesca del tempo, non subì grave oltraggio. Perchè Hamsun, premio Nobel nel 1920 per la letteratura, dopo una giovinezza tormentata che lo spinse ad emigrare in America e quasi a morirvi- a ventitrè anni - di tisi e di fame, filosoficamente diffidente verso i regimi democratici e liberali di matrice anglosassone, amava, più di ogni altra cosa, “
Come nota Alfatti Appetiti, non v’è modo migliore per conoscere Hamsun che ripercorrere le vite ribelli, delicate, orgogliose e fragili dei personaggi della sua opera. Che risuscita tutto un mondo preindustriale ancora libero e immune dalle ideologie moderne e dalle allucinazioni da queste dispensate, abitato per lo più da solitari uomini di avventura e di contemplazione, appesi tra il fruscìo della foresta e le onde lucenti dei fiordi del Nord.
Uomini forti inclini all’amore ed esposti alle sue fatali conseguenze, più che ai calcoli del senso pratico e delle “opportunità” misurate in base alle convenienze: «sono sognatori, uomini selvatici e primitivi, sinceri, imprevedibili, alteri e beffardi, impulsivi e capricciosi, irrequieti, lunatici, infantili, dei veri vagabondi animati dalla volontà di liberarsi dalla civiltà moderna». Riemergono, qui, forze primigenie e reminiscenze arcaiche, mitiche, rupestri, sorgive: sono “dèmoni del sangue e della terra” che prendono consistenza di carne e spirito nelle figure hamsuniane.
Thomas Mann, suo fervente discepolo, cosi’ ne consacrava l’universo poetico: «I suoi libri sono pieni di tutti gli allettamenti, le accortezze tecniche, le intensità poetiche e gli intimi turbamenti che formano il segreto e l’amabile fascino dell’opera di Hamsun, un’arte che mescola un’estrema raffinatezza con la semplicità delle origini, e che - da un punto di vista letterario- si avvale d’influenze russe e americane per una personalissima sintesi, ma che pur in un contesto di estrema civilizzazione, custodisce gli elementi dell’antica tradizione del suo popolo, della arcaica poesia nordica, dello spirito aristocratico delle saghe».
L’avvilente persecuzione politico-giudiziaria subita da un Hamsun oramai vecchio e semicieco, sordo e sofferente, lo trovò, comunque, “forte e degno” nello spirito, pronto a tener testa, fino alla fine, agli zelanti inquisitori che ne tramavano la caduta più umiliante. Dopo anni di sevizie che non si seppe arrestare, pur dinanzi all’evidente innocenza ed estraneità dello scrittore a tutti i ‘crimini’ imputatigli, medici ed aguzzini riuscirono persino ad oltraggiarne il ricordo dell’amata moglie. Come Drieu, Hamsun aveva sognato per l’Europa un destino diverso da quello proprio all’Occidente mercantile e la medesima vocazione ’sacrificale’ accomuna così, in una passione eretica, i destini di quegli intellettuali europei tra le due guerre che “col sangue e con l’inchiostro” pensarono di redimere la ‘Storia’ dalle viltà del presente.
Articolo di Mario Cecere, tratto da www.mirorenzaglia.org
mercoledì 15 aprile 2009
CON I FRATELLI ABRUZZESI, PER RICOMINCIARE.
La terra trema, tutto intorno a te si sposta e tu, impossibilitato ad intendere, ti svegli con un sussulto. E’ vero, in quei pochi secondi è impossibile capire quello che sta succedendo e non si può far nulla se non aspettare che il tutto finisca e che finisca al più presto. Ma ora, a terremoto apparentemente finito, di cose da fare ce ne sono e tante.
Così Lunedi di Pasquetta, insieme ai ragazzi di Forza Nuova Perugia, parto alla volta delle terre abruzzesi per poter portare il materiale raccolto sin da Mercoledi e soprattutto per poter portare uno spiraglio di luce alle persone che sono state colpite così duramente.
Sveglia alle 04.00 di mattina, c’è ancora da impacchettare gli ultimi scatoloni e sistemarli nei furgoni e via, si parte. Il viaggio scorre, il tempo non aiuta, piove, ma nonostante questo non vediamo l’ora di arrivare a destinazione. Man mano che ci avviciniamo iniziamo a vedere subito che c’è movimento, è pieno di Protezione Civile e di Associazioni di solidarietà ed intorno si iniziano a vedere le prime macerie e le prime tendopoli. Le immagini fanno rabbrividire. Visitiamo e portiamo aiuti in diversi campi, compreso quello accanto alla stazione di l’Aquila.
La mia attenzione però, si sofferma soprattutto su uno. Siamo vicino all’epicentro del terremoto, un paesino quasi sperduto che per arrivarci percorri una stradina stretta e di campagna. Appena arrivati, la gente inizia subito a salutarci e a ringraziarci prima ancora che gli avessimo dato qualcosa. Scarichiamo qui tutto quello che gli poteva servire e passiamo una ventina di minuti con loro, ci offrono caffè e colomba e, scambiandoci quattro chiacchiere, ci fanno subito capire che sono forti e che non vedono l’ora di rialzarsi dalle macerie.
Continua a piovere e noi abbiamo altre tendopoli da aiutare, così ci salutiamo con la promessa che torneremo presto a trovarli e che gli porteremo non solo beni di prima necessità ma aiuti fisici e morali. La giornata scorre, si visitano altri campi e finito il materiale raccolto, ci rimettiamo in viaggio per Perugia.
Un giornata doverosa che, senza slogan, continuerà senza sonno finche i fratelli abruzzesi ne avranno bisogno.
Controvento
Le foyer du soldat in pillole. [Aprile 2009]
Louis-Ferdinand Céline, Bagattelle per un massacro, Ristampa anastatica dell'edizione Corbaccio del 1938 a cura delle edizioni di Ar, Padova, 2008
"Se avessi dovuto fare il mercante di schiavi, non avrei scritto Une saison en enfer; avrei scritto direttamente Bagattelle per un massacro": nell' 'autografia di un ritratto' che ne introduce l'Opera omnia, Carmelo Bene suggerisce quasi un'affinità 'destinale', più che semplicemente letteraria, tra Rimbaud e Louis-Ferdinand Destouches, in arte Céline. Una recente biografia del nobile medico e scrittore francese, curata da Marina Alberghini, ne dà forse ragione: " In effetti Céline -viscerale, magmatico, assetato di martirio- bastian contrario sempre controcorrente, era un capro espiatorio ideale: per quanti s'erano compromessi con Vichy e per quanti avevano aderito acriticamente al comunismo sovietico. Lo stesso Sartre, che dopo la guerra accusò ingiustamente Céline d'essere stato pagato dai nazisti (quasi mettendolo a rischio della sua stessa vita, Nda) durante l'occupazione era legato ad una rivista collaborazionista. Ha buone ragioni la Alberghini nel sostenere che Céline, "comunista d'animo", come si autodefiniva, pagava anche la colpa di avere denunciato lo stalinismo già dal 1936: "Tutto è polizia, burocrazia e caos infetto". In Bagattelle per un massacro, libro empio e fatale al suo stesso autore, la fosforescenza luciferina del genio céliniano deflora senza pietà non tanto le strutture grammaticali quanto le categorie mentali e il lessico morale che saturano il vero protagonista dell'epopea moderna: l'individuo borghese, còlto qui sotto le spoglie tartufesche e disarmanti dell'adulatore provetto del vitello d'oro israelitico. Céline marchiato e dileggiato come un cataro sprovveduto dagli scheràni del cartesianesimo ideologico -come Drieu, come Brasillach, come Hamsun, come tutti gli 'agenti doppi' del secolo dove Dio è morto: creature non tanto 'inattuali', col rischio di essere compresi da un volgo postumo, quanto mai in atto nella Storia; Céline, cataro d'animo, celebra l'essiccamento di ogni focolaio infettivo contratto dalla carne sotto specie di 'ideale' o di fisima umana: in quest' opus purgationis, l'ultima fibrillazione dell' Occidente.
Pierre Drieu La Rochelle, L'agente doppio, Ar, Padova, 2002
"Il protagonista del racconto è una spia russa. Non tradisce per denaro, per paura, per scambio di favori. Ma per vocazione: per una sorta di inusitata vocazione. Nessun idealismo condiziona la scelta dell'agente russo, nessuna bandiera di colore opposto, ma il fastidio verso ogni tipo di 'colore', tinto come esso è da una fantasia per ceto medio, sintomo del suo sciatto negligente vizio di esigere, sopra tutto, la classificazione". Il senso ed il 'valore' non risiedono nelle giustificazioni che l'uomo di volta in volta fornisce alle proprie azioni; piuttosto, si tratta del balenare, presso la banalità del quotidiano conflitto per la sopravvivenza, di forme assolute, di uno stile impersonale, "che non può essere misurato secondo schemi generici di utilità, ossia verificando la riuscita di un progetto, deducendone così l'efficacia. Sta un passo oltre il tempo, fuori per sempre dalle angustie di causa ed effetto." Sempre nelle parole di Anna K. Valerio: "Ne stiamo parlando qui perchè è l'Onore ciò che salda i due lembi, che congiunge i due labbri dell'anima divaricata della spia. E trasforma infine in rivolta -in creazione, in vita che si rinnova e vince sulla sua avversaria- la congestione novecentesca della negazione."
Antonio Venier, Il disastro di una nazione - saccheggio dell'Italia e globalizzazione, Ar, Padova, 2000, con una Presentazione di Bettino Craxi
Il testo costituisce un' inquadratura tuttora valida per la comprensione delle trasformazioni e delle dinamiche che, imposte al nostro Paese da entità parassitarie apòlidi, sono oggi veicolo di tremenda propagazione di una 'crisi' che esorbita le dimensioni dell' economico per proiettare le ombre di una decadenza spirituale inarrestabile. Gli anni dal 1992 al 1998, quelli, per intenderci, di "Mani Pulite", "vanno compresi nella considerazione del perverso disegno globale del mondialismo, del mercato totale senza limiti nè scopi". Il Trattato di Maastricht, le grandi "privatizzazioni", la demolizione dei servizi pubblici, infine l'attacco allo Stato sociale: per potere realizzare senza indugi tali progetti occorreva liquidare una classe dirigente non unilateralmente prona agli interessi finanziari antinazionali. Ecco allora delineata la genesi del calvario mediatico giudiziario che oggi è l'arma prediletta dai poteri sovranazionali anche per dirimere e dissovere 'resistenze' dei poteri locali in campo internazionale. L'oscura figura del magistrato forcaiolo molisano campeggia in tutta la miseria che lo porterà al delirio populistico e alla arroganza demagogica in un Paese oramai costernato.
Selene Calloni, Il mito del superuomo da Nietzsche ad Aurobindo, Magnannelli, Torino 2004
"L'Autrice invita all'esperienza della libertà dalla paura seguendo un cammino nel tempo e nello spazio che ritrova in Nietzsche e in Aurobindo, nelle demonesse tantriche e nell'alchimia greco-egiziana, in Occidente e in Oriente, il piacere di pensare per la vita e di fare del pensiero il mezzo della libertà dal conosciuto. Questo libro segna decisamente l'esperienza dell'autrice come un cammino tra Oriente e Occidente, che è ben diverso da un semplice confrontare o accostare visioni e tradizioni, ma il cui valore si rivela nell'ipotesi secondo la quale, per trovare una rinascitadecadenza, allo spirare di un ciclo, sia necessario passare non solo più attraverso la Grecia, com'è stato nel Rinascimento trascorso, ma anche attraverso l'Oriente."