giovedì 15 dicembre 2011

Eulex si vendica sui serbi del nord del Kosovo.


Eulex si vendica e non fa consegnare aiuti umanitari per i serbi del Kosovo. Martedì manifestanti serbi non avevano permesso ad un convoglio della missione civile dell’Ue di avvicinarsi al posto di frontiera di Jarinje mentre dallo stesso valico era stato permesso l’accesso nel Kosovo settentrionale di un convoglio di mezzi russi che trasportava aiuti umanitari ed era guidato dall’ambasciatore russo in Serbia. A bordo dei mezzi dell’Eulex, come denunciato dal sindaco di Kosovska Mitrovica, c’erano poliziotti e doganieri albanesi e giornalisti dei media di Pristina. Un atto apertamente provocatorio da parte della missione europea, apertamente schierata con gli albanesi del Kosovo. Così ieri è arrivata la ritorsione: dopo l’ingresso di due mezzi, il resto del convoglio di 24 camion che trasporta aiuti umanitari provenienti dalla Russia per gli abitanti serbi del nord del Kosovo è stato fermato, secondo quanto affermato dall’ambasciatore russo in Serbia, Aleksandar Konuzin, dai funzionari Eulex. L’ambasciatore Konuzin, che era in testa alla colonna delle autovetture, ha comunicato che ai camion è stato impedito di proseguire senza una scorta di uomini di Eulex. L’alternativa era che i mezzi pesanti tornassero indietro e passassero attraverso il valico di Merdare, guarda caso proprio dove il controllo viene effettuato dalle autorità di Pristina, che non sono considerato legittime né dalla Russia né dalla Serbia. L’ambasciatore russo ha quindi rifiutato entrambe le richieste dell’Eulex, visto che a suo parere non era necessario nessun tipo di accompagnamento né sarebbe stato opportuno passare per il valico doganale di Merdare. Dunque due camion sono riusciti ad entrare in Kosovo, uno è rimasto bloccato al valico di Jarinje e i restanti 21 automezzi sono dovuti restare fuori dal Kosovo. “Con questo ricatto Eulex ha travalicato i limiti del proprio mandato”, ha affermato l’ambasciatore Konuzin. Eulex, dal canto suo, tramite la portavoce Irina Gudeljevic, ha dichiarato di avere inizialmente ha ricevuto da parte russa la richiesta di scortare il convoglio, poi successivamente ritirata. “Per questo si sta analizzando la nuova situazione”, ha detto la Gudeljevic. Il presidente serbo, Boris Tadic, nel ringraziare i russi per gli aiuti umanitari ha dichiarato che “nessun convoglio che sta trasportando aiuti umanitari per i serbi del Kosovo dovrebbe essere fermato, perché rappresentano la comunità che attualmente in Europa si trova in maggiori difficoltà”. Un problema che interessa ben poco sia Eulex che la Kfor (la forza multinazionale a guida Nato in Kosovo) nei fatti i gendarmi dello staterello illegittimo kosovaro-albanese. Pristina, tra l’altro, sa bene come trarre il massimo profitto dalla presenza internazionale nella zona mettendo i contingenti internazionali in competizione. Ieri il quotidiano Koha Ditore ha pubblicato presunte rivelazioni di fonti anonime della Kfor nelle quali la forza Nato accusa Eulex di incapacità per non avere ancora arrestato serbi responsabili degli attacchi ai propri soldati schierati nel Nord del Kosovo iniziati la scorsa estate. In un clima così teso a Belgrado c’è chi, come Tadic, continua a premere perché i negoziati con Pristina proseguano, temendo un definitivo allontanamento dell’ingresso nell’Ue dopo il rinvio della scorsa settimana. Non basta aver negoziato il controllo congiunto dei posti di frontiera con la Serbia nel nord del Kosovo e aver adempiuto all’ordine internazionale di consegnare i “criminali di guerra” al Tpi. L’ingresso nell’Unione europea, che visti i recenti accadimenti in materia economica sarebbe più saggio schivare come la peste, è diventato il paravento degli amministratori serbi per giustificare l’abbandono della sovranità nazionale e di una parte della popolazione serba. I negoziati sui quali vigila l’Ue, comunque, riprenderanno solo dopo la pausa natalizia. Al di là della data nella quale riprenderanno i colloqui , qualunque risultato che riconosca come legittimo il Kosovo albanese sarebbe lesivo dei diritti della Serbia. Chiaramente è un particolare che poco interessa a chi ha favorito e auspicato la predazione della terra serba a favore della comunità albanese. Ragione per la quale, in sede di co0lloqui, Belgrado pretende che il Kosovo, qualora possa agire nei consessi regionali, lo faccia linea con la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che pone la regione sotto amministrazione controllata delle Nazioni Unite. “Il Kosovo rifiuta una simile soluzione, perché un paese indipendente” ha invece affermato ieri il capo negoziatore di Pristina nel dialogo con Belgrado, la vicepremier kosovaro-albanese Edita Tahiri. Dal canto suo, Borislav Stefanovic, il negoziatore serbo, ha replicato che “è necessario che la comunità internazionale intervenga molto di più sull’atteggiamento assunto da Pristina, che non è per niente costruttivo: massimalistico e si preoccupa solo di fare propaganda per uso interno”.



Di Alessia Lai, www.rinascita.eu


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