lunedì 11 ottobre 2010

BIRMANIA. MISSIONE NEL DISTRETTO DI DOOPLAYA.


Si è conclusa ieri lʼultima missione de lʼUomo Libero e Popoli in Birmania.

Lʼaccesso al distretto di Dooplaya è stato reso un poʼdisagevole dal protrarsi della stagione delle piogge che questʼanno si è prolungata molto; la meta è stata così raggiunta, fino a dove si è potuto, con lʼaiuto di qualche motozappa adibita a carretto per trasportare viveri e bagagli e poi a piedi, affondando in un incredibile pantano.
Siamo tornati nel distretto di Dooplaya a soli quattro mesi dalla nostra ultima visita con molteplici scopi:
-        portare assistenza medica alla popolazione;
-        controllare lo sviluppo del villaggio di Oo Kro Khee, costruito da lʼUomo Libero;
-        visitare la scuola aperta in collaborazione con gli amici di Popoli nello scorso giugno, giusto in tempo per consentire il regolare svolgimento dellʼanno scolastico.
 
Le notizie sono buone
La popolazione ha avuto modo di fare un controllo medico generale grazie allʼopera di Rodolfo, medico di Popoli, e per la prima volta sono stati aggiornati i libretti pediatrici che erano stati approntati con il contributo di Carlo, medico de lʼUomo Libero, durante la missione di giugno; questo lavoro dovrebbe consentire di dare per la prima volta a queste popolazioni una continuità nelle profilassi e nelle cure necessarie a migliorarne le condizioni generali di vita.
Ai bambini sono stati regalati vestiti e giochi che hanno fatto la felicità di tutti.
Durante la permanenza in Birmania si è anche cercato di raggiungere il villaggio diPaw Bu La Hta ma purtroppo dopo due giorni di cammino nella foresta si è dovuto rinunciare allʼintento a causa delle scarsissime condizioni di sicurezza dovute a una troppo intensa attività dellʼesercito birmano nella zona.
 
Ci sono grandi novità
Oggi i volontari sono tornati in Tailandia e domani Cinzia andrà a visitare Mo Lo Naing, il bambino malato di talassemia, del quale abbiamo raccontato la storia nello scorso numero della rivista (
www.luomolibero.it) e in una nota dello scorso febbraio.
Il bambino era arrivato a una condizione limite: ogni quindici giorni doveva lasciare lʼorfanotrofio dove vive, farsi ricoverare in ospedale, e lì effettuare le trasfusioni necessarie. Inoltre le condizioni generali erano andate peggiorando velocemente; la vitalità diminuiva giorno dopo giorno; le condizioni fisiche generali erano ormai disastrose per non parlare dei problemi di relazione che il ventre enormemente dilatato gli procurava.
 
In giugno, Carlo il medico e amico che ci aveva accompagnati, aveva raccolto tutti i dati possibili in modo da poter chiedere in Italia a degli specialisti se sussistevano le condizioni per una splenectomia (resezione della milza). Ad agosto la risposta degli specialisti fu positiva: le condizioni di vita del piccolo sarebbero migliorate con lʼintervento chirurgico. Si decise così di farlo operare e lʼinstancabile Elisabetta, medico italiano che vive a Mae Sot, si prese questa enorme responsabilità. A fine agosto Mo Lo Naing subì lʼintervento. Inizialmente tutto sembrava proseguire per il meglio ma dopo un paio di giorni dallʼoperazione la febbre iniziò ad aumentare fino a raggiungere i 41° costanti. Il bambino faceva fatica a respirare ed a bere e di alimentarsi non se ne parlava proprio.
Con un frenetico scambio di telefonate ed e-mail con Elisabetta cercavamo di dare e trovare conforto. I medici, ad un certo punto diagnosticarono una CID (Coagulazione Intravasale Disseminata).
Diagnosi infausta e fatale.
Ma il bimbo teneva duro. Ulteriori esami determinarono  - come se non bastasse tutto il resto - un attacco di dengue. Ecco il parchè della febbre e degli esami completamente sballati.
Di conseguenza fu adeguata la terapia e nel giro di una settimana tutto si risolse.
Ora Mo Lo Naing sta bene, è tornato a “casa” e la sua vitalità è aumentata in modo incredibile, frequenta la scuola e questa foto lo vede con Cinzia proprio ieri.

Claudio Semeraro, www.luomolibero.it


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