Il governo statunitense ha finanziato, almeno fino a poco tempo fa, una rete (segreta e illegale) di contractor privati per scovare e uccidere i capi talibani o i presunti terroristi di al Qaida in Afghanistan e in Pakistan. Lo ha rivelato ieri il New York Times, citando fonti militari e uomini d’affari in Afghanistan e negli Stati Uniti. Secondo quanto riferisce il quotidiano, gli agenti privati – in larga misura ex agenti Cia o delle forze speciali nordamericane – provenivano da compagnie private per la sicurezza e avevano il compito di raccogliere informazioni per individuare campi di addestramento e presunti insorti, informazioni che poi venivano inviate alle strutture militari e di intelligence Usa per il coordinamento degli attacchi. A istituire la struttura clandestina sarebbe stato, in un momento non precisato, Michael Furlong, un alto funzionario del dipartimento della Difesa Usa, attingendo ai fondi per un programma dell’US Strategic Command per la raccolta di informazioni sulla struttura cultura tribale e politica della regione, di cui era ufficialmente a capo dal 2008.
Non è un mistero che la Cia e le forze militari Usa compiano bombardamenti con gli aerei senza pilota nella regione tra l’Afghanistan e il Pakistan (con grande imbarazzo e fastidio da parte di Islamabad), tuttavia la Casa Bianca non ha mai ammesso la propria presenza in territorio pakistano (nonostante a febbraio scorso tre militari Usa abbiano perso la vita in un attentato nel nord-ovest del Pakistan, vicino a una scuola nel Lower Dir). Inoltre, come ricorda il New York Times, ufficialmente negli Stati Uniti l’impiego di contractor come agenti sotto copertura impiegati dai militari non è considerato lecito. Per questo motivo, le fonti sentite dal quotidiano statunitense hanno voluto sottolineare che la rete di spionaggio messa in piedi da Furlong non sarebbe più attiva, e che il funzionario è sottoposto a una inchiesta penale da parte del dipartimento alla Difesa, in quanto sospettato di aver compiuto diversi reati, tra i quali frode contrattuale. Tuttavia, lo stesso New York Times scrive che ancora non è ancora chiaro se l’operato di Furlong avesse l’approvazione o meno degli alti comandi di Washington. Di sicuro c’è che i contractor di Furlong sarebbero stati operativi sul territorio da diverso tempo, poiché, da quanto si apprende dalle pagine del quotidiano, nel 2009 la rete di contatti che questi ultimi erano riusciti a costruire in Afghanistan e Pakistan era già molto diffusa. Già alla fine del 2009 il giornale The Nation aveva rivelato le attività dei contractor in Pakistan. In particolare, il periodico, citando una “fonte altolocata nell’apparato dell’intelligence militare”, spiegava che “agenti di una divisione d’elite della Blackwater (sotto il nome di Xe Service ndr) sono al centro di un programma segreto in cui pianificano assassinii mirati, azioni mordi e fuggi contro obiettivi importanti ed altre azioni segrete all’interno ed all’esterno del Pakistan”.
Di Ferdinando Calda, www.rinascita.info
Non è un mistero che la Cia e le forze militari Usa compiano bombardamenti con gli aerei senza pilota nella regione tra l’Afghanistan e il Pakistan (con grande imbarazzo e fastidio da parte di Islamabad), tuttavia la Casa Bianca non ha mai ammesso la propria presenza in territorio pakistano (nonostante a febbraio scorso tre militari Usa abbiano perso la vita in un attentato nel nord-ovest del Pakistan, vicino a una scuola nel Lower Dir). Inoltre, come ricorda il New York Times, ufficialmente negli Stati Uniti l’impiego di contractor come agenti sotto copertura impiegati dai militari non è considerato lecito. Per questo motivo, le fonti sentite dal quotidiano statunitense hanno voluto sottolineare che la rete di spionaggio messa in piedi da Furlong non sarebbe più attiva, e che il funzionario è sottoposto a una inchiesta penale da parte del dipartimento alla Difesa, in quanto sospettato di aver compiuto diversi reati, tra i quali frode contrattuale. Tuttavia, lo stesso New York Times scrive che ancora non è ancora chiaro se l’operato di Furlong avesse l’approvazione o meno degli alti comandi di Washington. Di sicuro c’è che i contractor di Furlong sarebbero stati operativi sul territorio da diverso tempo, poiché, da quanto si apprende dalle pagine del quotidiano, nel 2009 la rete di contatti che questi ultimi erano riusciti a costruire in Afghanistan e Pakistan era già molto diffusa. Già alla fine del 2009 il giornale The Nation aveva rivelato le attività dei contractor in Pakistan. In particolare, il periodico, citando una “fonte altolocata nell’apparato dell’intelligence militare”, spiegava che “agenti di una divisione d’elite della Blackwater (sotto il nome di Xe Service ndr) sono al centro di un programma segreto in cui pianificano assassinii mirati, azioni mordi e fuggi contro obiettivi importanti ed altre azioni segrete all’interno ed all’esterno del Pakistan”.
Di Ferdinando Calda, www.rinascita.info
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