giovedì 11 marzo 2010

L’agricoltura rischia la chiusura.

Un’azienda agricola italiana su tre potrebbe essere costretta a chiudere l’attività a causa delle grandissime difficoltà che da tempo attanagliano il settore. Si tratta di una vera e propria emergenza. Da un lato ci sono costi produttivi, contributivi e burocratici in aumento, costi fissi e ineludibili. Dall’altro ci sono i bassissimi prezzi di vendita che agli agricoltori sono imposti dai grandi commercianti o dalla grande distribuzione e che non permettono di sopravvivere. Si tratta di una questione antica che adesso si evidenzia in tutta la sua drammaticità. I prezzi sui campi sono infatti in caduta libera e questo ha provocato un crollo record dei redditi. Di conseguenza sei aziende su dieci lavorano in perdita e il 96,3% ritiene totalmente insufficienti i provvedimenti varati negli ultimi due anni per l'agricoltura. Il grave è che il 34,8% degli imprenditori sia scoraggiato e abbia manifestato l’intenzione di abbandonare addirittura l'attività produttiva.

L’indagine svolta dalla Cia, Confederazione italiana agricoltori, sull'intero territorio nazionale, offre uno spaccato scoraggiante sul livello di fiducia degli imprenditori agricoli davanti alla crisi in atto che ha penalizzato e aggravato ulteriormente lo stato del settore. Il 95,6% delle aziende è convinto la crisi si protrarrà a lungo e che difficilmente si riuscirà a superare prima di tre o quattro anni. Anche perché il 75% è penalizzata da difficoltà nell’ottenere credito dalle banche che hanno chiuso i rubinetti. La realtà vera è che in moltissime aziende si produce sottocosto. Nel mercato dei cereali, ad esempio, i prezzi sono diminuiti anche del 20%. Per il grano duro il crollo è stato del 40-45%. Ed è notte fonda anche per gli altri comparti, dalla vitivinicoltura all'ortofrutta, dall'olivicoltura alla zootecnia, fino al lattiero-caseario.



Di Filippo Ghira, www.rinascita.info

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