(ASI) La storia legata all’edificazione di un nuovo presidio militare battente bandiera a stelle e strisce a Vicenza si trascina stancamente da oltre 4 anni. In tutto questo tempo i signori di Washington hanno praticamente ottenuto tutto ciò che hanno preteso da tre diversi governi italiani, peraltro sostenuti da due diverse maggioranze.
In più di una occasione la volontà popolare è stata letteralmente violentata, basti ricordare la farsa del referendum voluto dal primo cittadino berico Achille Variati ed annullato dal Consiglio di Stato tre giorni prima tra gli applausi dei palazzi romani.
Ora però per gli abitanti di Vicenza sembra giunto il momento di portare a casa una piccola vittoria di Pirro.
A giorni infatti una rappresentanza del comune veneto dovrebbe essere convocata a Palazzo Chigi per mettere nero su bianco l’accordo bilaterale sulle compensazioni dovute alla città in cambio dell’edificazione di questo nuovo presidio militare statunitense.
Entro metà maggio quindi dovrebbe finalmente chiudersi questa storia dopo i rinvii del mese scorso in cui il governo era impegnato a rinnovare l’asservimento allo Zio Sam organizzando l’aggressione unilaterale alla Libia; il grosso sembra fatto anche se nelle ultime settimane sembra essersi messo di traverso il presidente della Provincia, nonché dell’autostrada Brescia-Padova, Attilio Schneck, insoddisfatto dai termini dell’intesa contenuti nella bozza che aveva iniziato a circolare tra gli enti coinvolti.
Secondo le ultime indiscrezioni trapelate questa opera, stimata in almeno 200 milioni di euro, dovrebbe essere inserita nella nuova convenzione con il concessionario autostradale, e qui Schneck ha chiesto con insistenza che il governo faccia pressioni su Trento per ottenere il via libera al prolungamento della Valdastico verso nord; pretesa che ha infastidito il sindaco Variati che, giustamente, ha sottolineato: “Non facciamo confusione tra compensazioni, che riguardano il Dal Molin e la città di Vicenza, e concessioni autostradali, che riguardano una partita più ampia”.
A pochi giorni dalla convocazione delle parti, almeno questa è la speranza, non risultano esserci apertura a impegni di alcun genere da parte del governo relativi a pressioni su Trento per la A31.
Le parti hanno fretta di chiudere, il governo perché dopo le tante indiscrezioni di wikileaks ha bisogno di prostrarsi sempre più ai piedi della Casa Bianca, la Provincia perché in ballo ci sono soldi preziosi ed il Comune perché Variati ha promesso molto ai vicentini ed ora deve iniziare a portare a casa qualche risultato, pur se piccolo. Mentre i cittadini aspettano che qualcuno si ricordi di loro.
Di Fabrizio Di Ernesto, www.agenziastampaitalia.it
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