Il 10 febbraio si celebra in Italia il "Giorno del ricordo", solennità civile istituita con una legge del 2004, con la quale si intende celebrare la memoria delle vittime delle Foibe e dell'esodo Giuliano-Dalmata. Sono stati sicché necessari quasi sessant'anni per giungere ad un riconoscimento ufficiale, da parte della Repubblica Italiana, della tragedia dei nostri connazionali travolti dalle vicende del confine orientale, alla fine della seconda guerra mondiale e nel periodo successivo. Le Foibe, cavità naturali presenti in Istria e sul Carso, sono diventate il simbolo delle sofferenze patite dagli Italiani di quelle martoriatre terre; all'interno di esse venivano infatti gettati i nostri connazionali, nell'attuazione della politica genocida messa in atto dai partigiani di Tito volta a sradicare ogni identità Italiana dalle terre che sarebbero dovute diventare parte della nascente Federazione Jugoslava. All'indomani dell'8 settembre 1943 iniziò a prender corpo infatti, con strategia pianificata e meticolosamente attuata, l'attività volta a colpire i simboli dell'Italianità, con stragi e omicidi di personaggi che venivano ritenuti rappresentativi del regime Fascista, ma non solo, anche semplici funzionari pubblici e i loro familiari, quando non anche semplici cittadini, colpevoli solo di essere italiani. Attività genocida quindi, messa in atto in maniera indiscriminata contro gli italiani in quanto tali, spesso anche con l'avallo, se non anche in alcuni casi la collaborazione fattiva, di altri italiani appartenenti a formazioni partigiane; per quanto anche appartenenti al Comitato di Liberazione Nazionale rimasero vittima delle epurazioni. Stragi, omicidi e deportazioni proseguirono impunite fino al trattato di pace del 10 febbraio 1947, nell'ambito del quale fu stabilito il nuovo assetto del confine orientale, con la cessione di gran parte delle provincie di Trieste e Gorizia, Istria, Fiume e Dalmazia alla Jugoslavia. Da qui l'inizio del drammatico esodo di centinaglia di migliaia di nostri connazionali. Intere famiglie di gente comune, radicata da sempre in quelle terre che consideravano Italia, dovettero scegliere di abbandonare le proprie case per sfuggire alla ferocia del regime Titino che ben avevano conosciuto nei mesi precedenti. Iniziò quindi il loro peregrinare da una città all'altra, da un campo profughi all'altro, spesso trattati, nella difficile situazione dell'Italia del dopoguerra, come stranieri in casa propria. Per quasi sessant'anni, in Italia, si è scelto deliberatamente da più parti di ignorare la potrata di tale tragedia, quando per mero e basso opportunismo politico e quando per scelta "ideologica". Ancora oggi, seppur sempre con minor efficacia, si verificano tentativi volti a sminuire la gravità di questi avvenimenti. L'oblio in cui sono colpevolmente stati fatti cadere gli orrori patiti dai nostri connazionali delle terre orientali grida ancora giustizia, e non crediamo che un solo "Giorno del ricordo", istituito a decenni di distanza da quei fatti, possa cancellare le responsabilità di chi ha contribuito al tentativo di affossare la memoria della tragedia giuliano-dalmata; è altresì doveroso, in questo giorno, onorare i nostri fratelli vittime dell'odio anti italiano e la memoria delle loro sofferenze.
Ass. Cult. Tyr Perugia
Non riesco a comprendere il rinvangare il passato con questa ossessione revanchista che non aiuta la convivenza tra i popoli che in realtà possono e devono essere fratelli, tanto più che in Bosnia ci sono i musulmani. Che sono i veri "alieni" (anche se in realtà è l'integralismo religioso il problema primordiale) comunque.... i genitori di mio padre erano lui italiano e lei slovena, o slava, o sc'iava, come xe disi a Trst... della famiglia di lei i fratelli che abitavano in Italia sono stati obbligati da Mussolini a cambiare il cognome da Jakomin a Giacomini, così io ho due famiglie distinte di parenti, quella vive in Yugo ke i se ciama Jakomin, e quella in Italia Giacomini. Non per questo dico che bisogna comprendere la selvaggia antiumanità delle foibe, dico solo che chi è senza peccato scagli la prima pietra. L'odio non si combatte con l'odio. Sulla bilancia della storia se ci mettiamo a pesare le colpe, non per capire e perdonare ma per riaccendere i focolai dell'odio e della follia omicida, non ne usciamo più. A chi conviene? Io credo a nessuno, né tra le persone raziocinanti, né per quelli col paraocchi.
RispondiEliminaMa tanto con quello che pubblicate sul vostro sito capisco che i miei discorsi vi sembrano fanfaluche bizzarre e inconcludenti. Vabbé, fate voi, ma ripensatici un attimo, forse il vostro sguardo non è così "patriottico" come vi pensate. Se anche si volesse ammettere che esistono popolazioni classificabili in base alle abitudini alimentari, sessuali, religiose ecc. ecc. il rispetto dell'identità altrui è la più alta garanzia della difesa della "propria". Solo tra diversi si riconosce l'io e proprio la diversità va rispettata fino in fondo, non solo per chi fa comodo in base a qualche ragionamento volatile e astruso. Tanto con voi è inutile. Basta chiudo qui, se non lo pubblicate non mi offendo, visto che la mia diversità da voi la riconosco e la difendo. Hasta la vista. Amara Spina