lunedì 12 ottobre 2009

Il valore di un Nobel.

Il vincitore del festival di Sanremo non è il miglior cantante così come chi si aggiudica l’Oscar non è il miglior attore, nessuno pensa che sia così, è solo spettacolo. Anche il premio Nobel, da molti anni, è ormai solo spettacolo, uno spettacolo anche peggiore della nostrana rassegna canora. I premi scientifici vengono spesso “pilotati” dalle potenti lobby industriali e farmaceutiche che vedono nel riconoscimento dell’accademia svedese un fenomenale trampolino di lancio per i loro prodotti e non è un mistero che esistano manager delle relazioni esterne dedicati a tempo pieno alla “sensibilizzazione” della commissione giudicante. La politica entra invece pesantemente in gioco per aggiudicare il Nobel per la letteratura (ovviamente l’autore premiato deve essere politically correct), ma il peggio del peggio è stato visto in tema di Nobel per la pace.

Il vincitore per il 2009, del tutto a sorpresa, è stato Obama per “i suoi straordinari sforzi nel rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione fra i popoli”. Una scelta almeno discutibile visto che il presidente Usa mantiene ancora schierate le sue truppe in Iraq, prosegue la guerra in Afghanistan, anzi coinvolgendo nei raid anche il Pakistan, prosegue le azione militari in Somalia mentre soldati Usa combattono nelle Filippine. Se tutto ciò non fosse sufficiente a rendere stravagante un Nobel per la pace, possiamo aggiungere Consiglieri e addestratori militari Usa che continuano a operare su molti altri fronti di guerra: nel sud della Thailandia (contro i separatisti islamici di Pattani, anche loro accusati di legami con Al Qaida), in Georgia (contro i separatisti osseti e abkhazi sostenuti dalla Russia), in Colombia (contro i guerriglieri delle Farc), in Niger, Mali e Tunisia (contro le cellule locali di Al Qaida nel Maghreb Islamico) e in Yemen (contro le milizie di Al Qaida nella Penisola Araba dello sceicco Nasir al-Wahayshi).

Obama è però certamente un degno successore del premio Nobel 2008, quel Martti Ahtisaari, ex presidente della Repubblica finlandese ed ex inviato dell’Onu per il Kosovo dove brillò per il suo atteggiamento anti serbo e per il suo spregiudicato sostegno ai terroristi albanesi.

Volendo è stato però fatto anche di peggio, di molto peggio, quando nel 1978 il Premio Nobel per la Pace venne assegnato a Menachem Begin. Nella sua biografia scopriamo che nel 1946 aderisce alla Irgun Zvai Leumi, di cui diventa ben presto il capo. Organizza e dirige l’attività terroristica della Irgun, sia contro gli arabi che contro gli inglesi. Il 25 aprile 1946 guida personalmente un commando che attacca un garage inglese uccidendone tutto il personale addetto. Il 22 luglio 1946 è alla testa del gruppo di terroristi che fa esplodere l’hotel King David provocando la morte di 97 persone, in gran parte ammalati, feriti, medici e infermiere (l’hotel era adibito a ospedale militare). Il 1 marzo 1947 uccide due ufficiali britannici in un circolo militare inglese. Il 18 aprile uccide un passante con una bomba, in una azione intimidatoria terrorista. Due giorni dopo lancia un’altra bomba contro un ospedale della Croce Rossa Internazionale di Gerusalemme. Il 12 luglio 1947 con alcuni compagni rapisce due sottufficiali inglesi appena ventenni, li tortura a lungo e li impicca poi con fil di ferro. Ai due cadaveri lega una bomba che ferisce i soccorritori sopraggiunti. Tre mesi dopo dirige una rapina ad una succursale della Barclay’s Bank e, nel fuggire col bottino, uccide quattro agenti di servizio. Nel febbraio 1948 dirige un gruppo di terroristi in un attacco contro un ospedale inglese di Gerusalemme: risultato, tre militari feriti vengono assassinati nei loro letti. Il 10 aprile 1948, il più odioso e più noto dei crimini delle lotte in Palestina: Begin mette a punto e dirige personalmente l’azione di rappresaglia contro il villaggio arabo di Deir Yassin, con l’uccisione a sangue freddo di tutti e 254 i suoi abitanti, compresi i vecchi, gli infermi e i bambini in fasce.

Questo è il valore di un Nobel per la pace.

Ora attendiamo solo per il 2010 il Nobel per la letteratura ad Antonio Di Pietro.



Articolo di Decio Siluro, tratto da: www.rinascita.info

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