Il 3 settembre 1939, a due giorni dall'apertura delle ostilità, la popolazione tedesca di Polonia è oggetto di massacri in massa commessi in condizioni atroci per ordine delle autorità di Varsavia. Varie migliaia di uomini, donne e bambini sono sgozzati o abbattuti nel sonno. Le mutilazioni sovrabbondano. Certuni vengono smembrati vivi; hanno cuore, occhi, fegato, strappati.
L'eccidio di una sola notte è stimato a 58000 vittime, delle quali solo 12857 sono nelle condizioni di poter essere identificate.
Hitler ha ordinato due giorni prima alle truppe tedesche di passare il confine; da mesi i polacchi, protetti dall'esercito che spesso partecipa direttamente agli eccidi, stanno linciando, squartando, impalando, tedeschi; più Berlino protesta più le atrocità s'intensificano.
Proprio quel 3 settembre, giorno dell'orgia di sangue, Inghilterra e Francia danno inizio alla Seconda Guerra Mondiale dichiarandola alla Germania. “Per salvaguardare l'integrità territoriale della Polonia” si giustificheranno i guerrafondai. Dimenticano che Danzica è città tedesca, come lo sono le zone del suo corridoio e che i polacchi, dopo lo sciagurato trattato di Versailles, sono tenuti, da statuto internazionale, ad assicurare la convivenza.
Dimenticheranno anche, due settimane più tardi, di dichiarare guerra all'Unione Sovietica che il 17 invaderà la Polonia orientale annettendola per mai restituirla.
Poi la propaganda rovescerà la verità e verremo a sapere che gli Alleati sono stati tirati per i capelli in guerra dalla Germania che aveva mire espansionistiche e che la coscienza umanistica doveva fermare il sadismo tedesco perché “il sonno della ragione genera mostri”. Forse si riferivano all'aspetto di quel che restava dei tedeschi martoriati?
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