giovedì 6 settembre 2007

La bolla immobiliare: Camelot è crollata.

Ecco che cosa sono la Fed e la Bce: chiacchiere e distintivo. Innanzi al più grande bubbone finanziario degli ultimi anni che sta ormai per esplodere, se ne escono con affermazioni del tipo, state tranquilli, non vi preoccupate tanto l'economia è sana, l'Europa non rischia nulla!

Più grande è la bugia, più la gente la crederà. Le recenti iniezioni di liquidità per sostenere le attività bancarie, ormai in pieno default finanziario causate da uno stato di insolvenza generalizzato (solo nella mia provincia vi è una nota banca di modeste dimensioni che ha qualcosa come 1.500 contratti di mutuo di ultima generazione in sofferenza) ne sono la prova. La crisi che ha colpito i mercati statunitensi, avrà conseguenze tutt'altro che irrisorie sui mercati europei, che hanno voluto scimmiottare i fratelli d'oltre mare.

Lungi dal gongolare per le disgrazie altrui, ma l'analisi sviluppata ed elaborata in BEST BEFORE e contemplata anche durante il tour di BLEKGEK ha trovato in questi giorni una loro evangelica materializzazione: alla faccia di tutti quei cosidetti economisti laureati in prestigiose università fabbriche di cloni replicanti che davano il ricorso al debito a bassi tassi di interesse come la linfa della globalizzazione.

In ogni caso, alla fine Camelot è crollata: il castello di debiti costruito su fondamenta di altri debiti cartacei (coperti a loro volto da un fiume di strumenti derivati: l'altra bolla che dovrà scoppiare) ha dimostrato tutta la sua fragilità. Ecco che cosa ha sostenuto l'economia, il PIL, gli indici di borsa ed il rally immobiliare: il ricorso al debito sfrenato. Tutto a tutti, anche senza garanzie o per dirla all'americana, tutto a tutti grazie ai NINA (acronimo di none income, none assets) ovvero prestiti rilasciati anche a chi non ha reddito certo e non dispone di garanzie reali (fate attenzione comunque perchè anche in Italia li abbiamo, solo che si chiamano con un altro nome, di solito il nome delle finanziarie che li erogano !).

Particolarmente in Europa in queste ultime ore stanno tentando di rincuorare gli animi e le speranze di investitori e risparmiatori, affermando che la situazione in Eurolandia non è così grave come in USA: è vero non è grave, è gravissima! Nonostante vi dicano il contrario!

Le differenze sostanziali le possiamo anche individuare sulle diverse dinamiche di escussione del sistema giudiziario anglosassone rispetto a quello europeo, qualche mese in USA contro qualche anno in Europa, in Italia addirittura anche cinque! Questo significa che una banca italiana che ha prestato ad una coppia di giovani precarizzati il 100% per l'acquisto di un miserabile appartamento da 40 mq può aspettare anche 5 anni prima di riavere la disponibilità finanziaria che ha prestato.

Non da meno si aggiunga che in Europa il ricorso all'acquisto di immobili con finanziamento integrale è stato adeguatamente coperto e suggellato da perizie immobiliari stragonfiate (che consentissero di rendere congruo il possibile valore di ipotetico realizzo in caso di escussione).

Purtroppo i debiti si pagano e si estinguono solo con il denaro (denaro che ora sembra non esserci più), ed è per questo che ci aspetta uno scenario veramente senza precedenti: una bolla economica che avrà dinamiche tutt'altro che prevedibili. Rammentate a tal punto che le azioni le vendete in tre minuti con una telefonata alla banca o con un click di mouse, mentre una abitazione o un appartamento (ammesso che trovate in questo momento il compratore) potrebbe richiedere anche alcuni mesi.

Per tale considerazione questa volta ad essere profondamente esposte oltre ai mutuatari ed investitori ci sono anche le stesse banche, i cui patrimoni in questi ultimi quattro anni si sono sempre più spesso cristallizzati: basta molto poco adesso per compromettere la loro solidità. E se il sistema bancario vacilla, quello industriale (stretto ad esso da un cordone ombelicale) e tutt'altro che rincuorante.

Non penso che ci siano molte soluzioni: semplicemente stiamo andando incontro all'implosione del sistema turbocapitalistico in cui il solo ricorso al debito ha consentito il sostentamento dei consumi. Per questo motivo il sistema non è sano, quanto stramaledettamente marcio ed allo stadio terminale: un conto è spendere perchè si è risparmiato negli anni precedenti, un altra cosa è continuare a consumare ed acquistare beni di consumo perchè qualcuno presta il denaro facilmente.

La storia si ripete: voglio ricordarvi che Giovedì 24 Ottobre 1929, cinque giorni prima del famoso Martedì Nero, in seguito alle prime avvisaglie di panic selling sui listini, intervennero tre banche nazionali per sostenere le quotazioni e limitare l’emorragia di vendite: la National Bank, la Chase Manhattan e la Banca Morgan. Il giorno successivo, Venerdì 25 ottobre, molti banchieri di prestigio si affrettarono ad effettuare dichiarazioni ancora rassicuranti circa lo stato di buona salute dell'economia, persino il famoso Charles Schawb (fondatore della omonima casa di brokeraggio) e lo stesso presidente Hoover affermavano che la situazione era sostanzialmente sana ed i fondamentali economici dell’industria americana proiettavano una vigorosa e stabile prosperità per il futuro. Sappiamo tutti comè andata a finire tre giorni dopo: un crollo drammatico delle quotazioni, la giornata di negoziazione più catastrofica, sino ad allora, della storia di Wall Street: il famoso Martedì Nero del 29 Ottobre 1929.

Fateci caso che la storia si sta ripetendo! Istituzioni e banche centrali che garantiscono che il peggio è passato e soprattutto che l'Europa più di tanto non subirà le conseguenze della crisi di liquidità del sistema bancario statunitense. Peccato però che i fatti contraddicano le loro incoraggianti affermazioni: sappiate a tal fine che la BCE ha effettuato interventi di liquidità molto più corposi rispetto alla FED, in buona sostanza ha immesso molto più denaro di quanto ne ha reso disponibile la stessa FED.

E come se questo non bastasse assistiamo al teatrino dei mass media che parlano di iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali come se fossero un toccasana per il malato moribondo: tutt'altro. Iniettare liquidità non è di certo una manovra salutare a lungo termine, può consentire una momentanea stabilizzazione della crisi in corso, ma successivamente comporta una inevitabile aumento dell'inflazione con contestuale instabilità dei mercati: in buona sostanza si dovranno alzare ancora i tassi di interesse per raffreddare l'intero sistema, magari molto di più di quanto si era precedentemente annunciato.

L'ipotesi di un tasso di sconto al 6% in Eurolandia comincia a farsi sempre più plausibile.

Ma lasciatemi raccontare in maniera un po’ più tecnica che cosa sarebbe successo: se a fine giornata un istituto di credito ha avuto un saldo depositi/prelievi negativo, potrà allora acquistare il denaro di cui ha bisogno nel circuito interbancario, dove troverà i fondi messi a disposizione da altre banche che hanno invece avuto un saldo depositi/prelievi positivo. Questo tasso nel mese scorso era volato al 4,7 % contro un tasso di sconto ufficiale al 4%. La BCE è pertanto intervenuta dal lato dell'offerta, per riequilibrare il sistema, garantendo la liquidità necessaria a soddisfare la domanda ed infatti il tasso di mercato si è immediatamente riallineato al 4%. In buona sostanza quindi la BCE ha creato denaro dal nulla e lo ha reso disponibile alle condizioni di mercato ufficiale ad alcune banche in difficoltà, per evitare che altre potessero speculare su una presunta crisi di liquidità.

Possiamo convenire quindi che iniettare liquidità nel sistema significa dare denaro ad una ristretta elite di banche in momentanea difficoltà finanziaria a discapito del resto del mondo in modo tale che non si abbia una percezione immediata di questa operazione. Il tutto è alquanto scandaloso in quanto anziché creare denaro (dal nulla) per aiutare chi ha contratto un debito per l'acquisto della prima casa (di fatto il debitore con un bisogno sociale primario), si preferisce sostenere e supportare il sistema bancario (quindi il creditore con una finalità puramente speculativa) il quale si trova in difficoltà perché il debitore a fatica riesce a restituire il denaro preso a prestito. A mio modo di vedere, l’unico rischio reale che corre veramente il sistema bancario è quello di una rivoluzione popolare.



Articolo di Eugenio Benetazzo.

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