mercoledì 29 luglio 2009

Auguri Capitano!

Il capitano Erik Priebke compie novantasei anni.



In spregio alla giustizia e a ogni regola giuridica è stato processato tre volte per lo stesso reato, quando, come ben si sa, anche due volte sarebbe illegale.



Per fortissime pressioni esterne Priebke è stato condannato all'ergastolo al suo terzo processo. Accusato per le Fosse Ardeatine venne considerato colpevole di eccesso in decimazione. Secondo le leggi di guerra, per ogni assassinato, in un atto terroristico o di guerriglia da parte di nemici non in divisa, sono passabili per le armi dieci ostaggi. Alle Fosse Ardeatine vennero fucilati 335 ostaggi (perlopiù legati alla resistenza filo-inglese; tant'è che alcuni storici hanno ipotizzato che la rappresaglia fu pianificata appositamente dai comunisti e dai resistenti filo-americani). Ciò avvenne in risposta alla strage di via Rasella in cui erano stati assassinati 33 soldati tedeschi della sussistenza.Il tenente colonnello Herbert Kapller, che comandava la rappresaglia e cui spettava il computo dei decimandi, fucilò 335 prigionieri; fu condannato all'ergastolo per i cinque in eccesso. Nessuno ha calcolato però che, insieme ai 33 soldati nostri alleati la bomba stroncò 3 civili italiani, tra cui un bambino.



In linea di principio, dunque, il conto di Kappler non era sbagliato per eccesso di cinque ma per difetto di venticinque. E' brutto, sempre, parlare di numeri in queste circostanze, ma è la struttura dell'accusa e del processo che ci obbligano a farlo. Un processo che non è stato mosso sulla rappresaglia in quanto tale ma, appunto, sul numero.



Ogni considerazione sulla decimazione in sé sarebbe qui fuori posto perché i processi si fanno sulla base delle leggi di guerra, che o sono state violate o no, e non su quello che individualmente, in poltrona, si possa pensare a proposito di dette leggi di guerra.



E' una forzatura e al tempo stesso un'ignobile mortificazione dei tre civili massacrati in via Rasella, stabilire che il tenente colonnello abbia ecceduto nel computo degli ostaggi. La stessa condanna di Kappler perciò la si deve solo al monito antico “vae victis” e non a una sentenza equa.



Ma qualsiasi cosa si pensi in merito alla conta del tenente colonnello Kappler, è assolutamente demenziale, e non solo immensamente arrogante e oceanicamente prepotente, estendere la responsabilità ai suoi subalterni. Priebke è quindi in ogni caso un innocente prigioniero. Un innocente contro il quale non si è esitato a forzare più volte il codice giuridico e calpestarne i fondamenti di civiltà.



Qualcuno volle così.



Il Capitano, catturato da quindici anni (ottantunenne!) da allora non ha cessato di dare lezioni di stile e di dignità non solo ai suoi sequestratori ma anche a chi lo ama.



E' persona troppo grande per contare di sopravvivere ai suoi persecutori e assistere al declino fisico e alla naturale caducità delle loro vite avvelenate. E' troppo grande, egli. Ma noi siamo più piccoli.


Di Gabriele Adinolfi, tratto da www.noreporter.org

2 commenti: