LONDRA — Il generale Antonio Taguba giura che le fotografie sulle violenze commesse dai militari americani ai danni dei detenuti di Abu Ghraib in Iraq sono «qualcosa di orrendo». Complessivamente duemila immagini, non solo dall’Iraq ma anche dall’Afghanistan, alla cui divulgazione il presidente Obama oppone il veto. In una si vedono i soldati che abusano di una donna incarcerata. In un’altra, un interprete si accanisce su un detenuto. Stupri e abusi sessuali, fissati e stampati. Nessuno ha distrutto le prove. Forse gli autori confidavano sull’impunità. Ora sono dentro a un dossier la cui pubblicazione è diventata una delicata questione di politica interna ed estera. Può Washington dare il via libera? È il quotidiano inglese Daily Telegraph a parlare con l’alto ufficiale statunitense che ha condotto le indagini e ha visionato quel materiale. «La sola descrizione è terribile ».
Ma la Casa Bianca, ieri sera, ha smentito. «Nessuna delle foto» che il presidente Usa ha deciso di non rendere pubbliche contiene le immagini di abusi sessuali, ha detto il portavoce Gibbs. «Si tratta di un articolo dal contenuto errato che offre una descrizione falsa delle immagini in questione». Antonio Taguba ha svolto la sua inchiesta nel 2004 e ha firmato un rapporto conclusivo. È andato in pensione ma non ha di certo dimenticato e non ha alcuna intenzione di coprire o di negare ciò che ha visto e accertato. «Queste fotografie mostrano violenze, torture e ogni tipo di indecenza », spiega il generale al Daily Telegraph. Documentano almeno 400 casi di violenze compiute sia ad Abu Ghraib sia nel teatro di guerra afghano. Episodi disgustosi avvenuti fra il 2001 e il 2005. Hanno parlato le vittime, hanno confermato i testimoni, infine sono saltate fuori le immagini. Il generale Antonio Taguba non si nasconde. «I responsabili sono stati identificati e nei loro confronti abbiamo adottato tutte le più appropriate azioni». In talune riprese, ricorda, si vedono militari che strappano le vesti alle prigioniere e ai prigionieri, le sequenze proseguono con la rappresentazione di atti raccapriccianti durante i quali vengono usati tubi, fili, manganelli di acciaio. Prepotenze esercitate in violazione dei più elementari diritti, nel disprezzo della persona umana.
È giusto che il presidente Obama intenda censurare la divulgazione del dossier con le duemila fotografie? «Non sono affatto sicuro di quale possa essere lo scopo della pubblicazione — dice il generale Antonio Taguba — forse c’è una ragione legale ma le conseguenze sono quelle di mettere in pericolo sia le nostre truppe delle quali abbiamo un grande bisogno sia le truppe britanniche che stanno cercando di costruire una rete di sicurezza in Afghanistan ». All’inizio Obama aveva promesso di rimuovere i veti. Una decina di giorni fa, spinto dall’azione di persuasione compiuta dagli alti vertici militari, è ritornato sui suoi passi. «Se rendiamo pubbliche quelle foto la vita dei soldati è a rischio». Qualcuno aveva provato a sostenere che in realtà le immagini fossero simili a quelle già note e apparse cinque anni fa. In esse si vedevano cani tirati e aizzati contro prigionieri ammassati in piramidi umane. Questo è, invece, un nuovo capitolo. Ancora più imbarazzate, grave, inaccettabile.
Da: www.corriere.it
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