domenica 31 maggio 2009

Un abuso al giorno.

LONDRA — Il generale An­tonio Taguba giura che le fo­tografie sulle violenze com­messe dai militari americani ai danni dei detenuti di Abu Ghraib in Iraq sono «qualco­sa di orrendo». Complessiva­mente duemila immagini, non solo dall’Iraq ma anche dall’Afghanistan, alla cui di­vulgazione il presidente Oba­ma oppone il veto. In una si vedono i soldati che abusano di una donna incarcerata. In un’altra, un interprete si acca­nisce su un detenuto. Stupri e abusi sessuali, fissati e stampati. Nessuno ha distrut­to le prove. Forse gli autori confidava­no sull’impunità. Ora sono dentro a un dossier la cui pubblicazione è diventata una delicata questione di po­litica interna ed estera. Può Washington dare il via libe­ra? È il quotidiano inglese Daily Telegraph a parlare con l’alto ufficiale statunitense che ha condotto le indagini e ha visionato quel materiale. «La sola descrizione è terribi­le ».



Ma la Casa Bianca, ieri se­ra, ha smentito. «Nessuna delle foto» che il presidente Usa ha deciso di non rendere pubbliche contiene le imma­gini di abusi sessuali, ha det­to il portavoce Gibbs. «Si trat­ta di un articolo dal contenu­to errato che offre una descri­zione falsa delle immagini in questione». Antonio Taguba ha svolto la sua inchiesta nel 2004 e ha firmato un rapporto conclusi­vo. È andato in pensione ma non ha di certo dimenticato e non ha alcuna intenzione di coprire o di negare ciò che ha visto e accertato. «Queste fo­tografie mostrano violenze, torture e ogni tipo di indecen­za », spiega il generale al Dai­ly Telegraph. Documentano almeno 400 casi di violenze compiute sia ad Abu Ghraib sia nel teatro di guerra afgha­no. Episodi disgustosi avve­nuti fra il 2001 e il 2005. Han­no parlato le vittime, hanno confermato i testimoni, infi­ne sono saltate fuori le imma­gini. Il generale Antonio Tagu­ba non si nasconde. «I re­sponsabili sono stati identifi­cati e nei loro confronti abbia­mo adottato tutte le più ap­propriate azioni». In talune ri­prese, ricorda, si vedono mili­tari che strappano le vesti al­le prigioniere e ai prigionieri, le sequenze proseguono con la rappresentazione di atti raccapriccianti durante i qua­li vengono usati tubi, fili, manganelli di acciaio. Prepo­tenze esercitate in violazione dei più elementari diritti, nel disprezzo della persona uma­na.






È giusto che il presidente Obama intenda censurare la divulgazione del dossier con le duemila fotografie? «Non sono affatto sicuro di quale possa essere lo scopo della pubblicazione — dice il gene­rale Antonio Taguba — forse c’è una ragione legale ma le conseguenze sono quelle di mettere in pericolo sia le no­stre truppe delle quali abbia­mo un grande bisogno sia le truppe britanniche che stan­no cercando di costruire una rete di sicurezza in Afghani­stan ». All’inizio Obama aveva pro­messo di rimuovere i veti. Una decina di giorni fa, spin­to dall’azione di persuasione compiuta dagli alti vertici mi­­litari, è ritornato sui suoi pas­si. «Se rendiamo pubbliche quelle foto la vita dei soldati è a rischio». Qualcuno aveva provato a sostenere che in realtà le im­magini fossero simili a quel­le già note e apparse cinque anni fa. In esse si vedevano cani tirati e aizzati contro pri­gionieri ammassati in pirami­di umane. Questo è, invece, un nuovo capitolo. Ancora più imbarazzate, grave, inac­cettabile.


Da: www.corriere.it

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