Nel millennio della globalizzazione, mentre tra le grida del potere si innalzano gli sporchi e logori drappi del Capitalismo e del Nuovo Secolo Americano, c’è assoluto bisogno di forze in grado di reggere lo scontro e di fiondarsi sul campo. La priorità di un’alternativa socialista autentica, nazionalitaria, ecologista e comunitaria, è evidente ogni anno che passa. Le forze oscure del Nuovo Ordine Mondiale stanno gettando la loro maschera democratica, per annunciare al mondo la supremazia e il completo controllo gestito dalle loro potenti oligarchie, nel più brutale dei modi.
In questo senso, è sempre più lapalissiano un modus operandi che persegue un unico obiettivo, pur dislocato su diversi piani di esecuzione: la disgregazione etnica e politica delle storiche ed assodate comunità nazionali (micro-nazionali o macro-nazionali che possano essere) va di pari passo con la diffusione di un modello sociale ed economico contraddistinto dallo sfruttamento del lavoro e dall’accentramento di immensi conglomerati apolidi e internazionali e di finanziarie che creano e distruggono, fanno e disfanno, sulla base di ricchezze inesistenti, fondate sul nulla economico. Di fronte ad autentiche tragedie sociali come quelle nelle quali versa da decenni il Terzo Mondo, o ad autentici schiavismi silenti ed invisibili, come il meccanismo del debito segretamente taciuto ai Popoli occidentali, costituito sia dal signoraggio bancario sia dalle erogazioni e dalle derivazioni del credito finanziario, la risposta delle politiche liberal di destra e di sinistra insegue un modello e, dunque, un linguaggio, creato ad arte dalle stesse stanze dei bottoni. Tante opinioni, un’unica e infame regia: produttività, competitività, guadagno, interesse, sono le sole parole che escono dalla bocca di una classe dirigente oramai alla frutta, sconfitta nel momento stesso della rinuncia ad una sovranità che, sbandierata nei suoi meri ambiti esteriori, nella sostanza viene ceduta a forze esterne e settarie. È così che nel mondo globale la realtà del Paese si pone nell’Europa delle Banche, nell’Europa dei burocrati di Bruxelles, un’Europa non Confederazione di Stati nazionali sovrani e popolari ma becero e criminoso agglomerato di istituti di credito privati che legittimano e fanno dell’usura diffusa la loro ragione di esistenza: un’entità che decide ogni mese della nostra stessa possibilità di esistenza, calando normative e convenzioni dall’alto e nel semi-anonimato, strozzando le protezioni sociali dei lavoratori europei, imponendo limiti produttivi ed importazioni, e gestendo centinaia di flussi migratori di nuovi disperati da usare come “risorsa”, come “schiavi a basso salario” del nuovo mondo omologato e livellato ai dogmi del liberismo assassino. Come uscirne? La ricetta è semplice, ma l’applicazione è fattivamente molto più difficile ed ardua. È qui che le realtà territoriali possono venirci incontro. Dimidiate ed abbandonate ad un ruolo di comprimari e figuranti, le amministrazione locali, già pesantemente inficiate da una diffusa corruzione (vedasi le speculazioni edilizie, il buco di bilancio, le infiltrazioni malavitose e “appaltopoli” nella sola Perugia), vengono a perdere di prestigio e di autorità, delegittimate e svuotate, letteralmente allontanate dai cittadini. Le potenzialità dell’ autonomia territoriale, oggi strette nella morsa della blanda fiscalità, attraverso un federalismo finto, servile e di facciata, potrebbero altresì rispondere alle più importanti necessità.
IN QUALI MODI ?
1. Mappando il territorio dal punto di vista edilizio e abitativo, attraverso un fondo pubblico interno all’Ente case popolari, che disponga un piano edilizio compatibile e limitato alle necessità sociali, costruendo per chi non ha casa ed espropriando a chi ha più di due abitazioni a suo carico, a partire dalla terza, e che eroghi mutui agevolati senza interesse, prevedendo assistenza regolare, legittima e gratuita per gli anziani o i diversamente abili che ne abbiano necessità.
2. Ricostruendo il settore industriale locale, attraverso una nuova e locale IRI, che gestisca in senso pubblico i settori dell’agro-alimentare e delle risorse energetiche (acqua, rete elettrica, gas ed eolico), ed in senso socializzato gli altri settori, garantendo la libertà nell’iniziativa del singolo ma vincolandola a finalità di cogestione e di redistribuzione degli utili, accorciando le filiere e tutelando l’artigianato locale e il piccolo e medio commercio.
3. Impostando un quadro di mobilità pubblica e di viabilità serio, risultante di analisi tecniche di esperti nel settore, ponendo il rispetto per l’ambiente al centro del sistema dei trasporti e delle infrastrutture, incentivando i mezzi a basso tasso inquinante e la ferrovia, potenziandone i collegamenti fondamentali nella città e verso le altre province.
4. Nominando un quadro logistico tra Comune, Magistratura, Prefettura e Polizie locali, che intervenga e reprima qualunque tentativo di infiltrazione malavitosa nella realtà del Comprensorio, bloccando l’usura, la prostituzione e lo spaccio degli stupefacenti attraverso interventi rapidi di una nuova e più efficiente polizia locale appositamente costituita secondo le più moderne tecniche di azione militare, chiusura coatta ed esproprio forzato dei locali e degli stabili coinvolti nella malavita, prevedendo processi immediati e l’espulsione immediata per i non-autoctoni colti in flagranza di reato penale o contro il patrimonio e l’immagine della Città.
5. Battendo una nuova moneta comunale popolare, a carattere territoriale, in accordo e concerto con tutte le realtà produttive del Comprensorio, sgravata da interessi e concepita come vera cambiale commisurata a produzione reale e necessità sociale, in un provvisorio regime di doppia circolazione che via, via depuri il territorio dalla circolazione della moneta sporca e debitoria chiamata Euro.
Andrea Fais
(candidato al Consiglio Comunale per la Lista PERUGIA TRICOLORE)
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