martedì 5 maggio 2009

Le foyer du soldat in pillole. [Maggio 2009 - Speciale Irlanda del Nord]

A cura di Mario Cecere, per ordinazioni: controventopg@libero.it




Bobby Sands, Un giorno della mia vita, Feltrinelli, Milano, 1996



"Le pagine che seguono sono un racconto di sofferenza, determinazione, angoscia, coraggio e fede. Presentano anche orribili esempi di barbarie compiuta da uomini contro altri uomini, con un realismo che ne rende difficile la lettura". Sono le righe iniziali  dell'introduzione apposta, qualche anno prima di morire, da Sean MacBride, militante nazionalista irlandese, al testo di Bobby Sands che qui proponiamo alla meditazione dei lettori. Questo libro fu scritto dal Volontario dell' IRA Bobby Sands nel Blocco H del carcere di Long Kesh e venne pubblicato dal Republican News, cui veniva inviato tramite strategemmi, usualmente su pezzi di carta igienica, dai prigionieri politici  colà internati. Sands era stato infatti nominato in carcere Officer Commanding, ufficiale comandante dei prigionieri dell'IRA a Long Kesh: delle loro storie egli fu il poeta incantato e il testimone rigoroso. Le pagine che oggi tutto il mondo legge con costernata partecipazione vennero vergate da Sands in uno stato di indicibile umiliazione, in condizioni disarmanti che prostrerebbero e getterebbero nel più tetro sconforto ogni uomo, finanche il più forte. Quelle condizioni abiette furono dettate dalla ferocia di Margareth Thacher e delle autorità britanniche, sul cui capo ancora pesa l'onta del martirio degli hunger strikers: le richieste dei detenuti politici di poter indossare i propri vestiti, e non l'uniforme del carcere, vennero irresponsabilmente e pedantescamente respinte, insieme agli altri 4 punti rivendicati dai Volunteers. Costoro subirono invece vessazioni e atrocità  per noi inimmaginabili, inflitte con accanimento e brutalità sistematiche, per conto del governo britannico, da parte delle autorità penitenziarie. Ai prigionieri dell' IRA, che dal carcere lottavano per essere riconosciuti come detenuti politici, dette voce il Comandante Bobby Sands, primo martire di Long Kesh, caduto dopo sessantasei giorni di sciopero della fame e di agonia. Dieci uomini si diedero il cambio per morire: tre mesi di lucida angoscia e di fervore in cui, per una volta, il popolo irlandese si strinse intorno ai propri martiri senza ipocrisia, arrivando persino ad eleggere in carcere Bobby Sands al Parlamento di Londra. Le pagine che con venerazione  oggi accostiamo sono intrise dello spirito leggero del guerriero, sono parole alate che spezzano catene e sbarre e dissolvono ogni umana empietà, come flutto sorgivo dell'anima che dissipa e scioglie i tumori dell'odio e i grumi ciechi del destino. A noi rimandano, per analogia, quelle di un altro fedele bardo d'Irlanda, W.B. Yeats: " Io lo so che sarà là, da qualche parte tra le nuvole/Sarà là che incontrerò alla fine il mio destino/ Io non odio questa gente che ora devo combattere, e non amo questa gente che ora io devo difendere/ Il mio paese è Kiltartan Cross, la mia gente i suoi contadini/ Nulla di tutto ciò può renderli più o meno felici. Nè la legge nè il diritto mi spinsero a combattere, non fu la politica nè l'applauso della folla/ Un impulso di gioia fu, un impulso solitario/ Che mi spinse un giorno a questo tumulto fra le nuvole/ Nella mia mente ho tutto calcolato, tutto considerato/ E gli anni a venire mi sono sembrati uno spreco di fiato/Uno spreco di fiato gli anni che ho passato/In paragone a questa vita, a questa morte.






Silvia Calamati, Irlanda del nord, una colonia in Europa, Edizioni Associate, Roma, 1997



Il libro costituisce un'essenziale introduzione generale alla storia d'Irlanda e ai suoi problemi più recenti.  Nella prima parte si analizzano le cause della divisione dell'Irlanda  e si accenna alle politiche segregazioniste protestanti, al controllo dell'informazione, alle discriminazioni sul lavoro subite dai cattolici, all'etnocidio culturale perpetrato nei confronti della tradizione gaelica. Ampio risalto viene dato alla prassi repressiva terroristica adottata dal governo dell'Ulster, l'uso di bande paramilitari per colpire i militanti, il sistematico maltrattamento fisico e psicologico della popolazione civile, le nuove tecniche di interrogatorio adottate dalle polizie speciali. La collusione tra forze di sicurezza inglesi e bande paramilitari lealiste e squadroni della morte viene ampiamente documentata. Nella seconda  parte il conflitto nordirlandese è interpretato politicamente secondo  l'istanza fondamentale del diritto di autodeterminazione (jus cogens), inoltre la riunificazione dell'Irlanda è dimostrata essere conforme ad altri precedenti casi di diritto internazionale.





Gerry Adams, Strade di Belfast, Gamberetti Editrice, Roma, 1994



Si può pensare quel che si vuole del capo dello Sinn Féin, ma le storie da lui raccolte in questo volume riconducono quasi amorevolmente il conflitto, spesso incomprensibile ai più, alla sua 'mondanità', nel senso proprio di appartenenza alla  più intima dinamica terrestre, quella che si svolge tra i comuni mortali, coinvolgendone le vite e spesso travolgendole, facendo di anonimi traversatori di città gli spettatori o i  narratori recalcitranti di indecifrabili destini collettivi. E così, tra pub silenziosi e negozi affollati, sulle strade lustre di pioggia o tra i vicoli dimenticati, dietro i reticolati dove giocano i ragazzini e  dove i blindati dell'esercito pattugliano, Belfast respira cullata dal mare di notte.





Gerry Adams, Prima dell' alba, Gamberetti Editrice, Roma, 1999



"Dall'infanzia nei quartieri ghetto nazionalisti cattolici di Belfast alle prime esperienze di lavoro nei pub del centro e delle zone protestanti: dall'impegno politico nel movimento per i diritti civili degli anni '60 alla rivolta del Bogside di Derry; dall'internamento nel campo di Long Kesh allo sciopero della fame di Bobby Sands e dei suoi compagni, sino alle prime, difficili trattative col governo di Londra. Questa del Presidente dello Sinn Féin, storia di "un uomo normale in circostanze straordinarie", è una lettura insostituibile per chiunque voglia capire il conflitto che da decenni infuria nell'Irlanda del Nord tra l'esercito britannico e il Movimento repubblicano irlandese".



"Il dolore per la morte di di Bobby Sands non toccò solo la sua famiglia e i suoi amici, ma tutta la comunità cha aveva partecipato alla sua battaglia facendola propria. Alla veglia funebre in casa dei genitori di Bobby, mio fratello Paddy che non lo aveva mai conosciuto, lo baciò e scoppiò in pianto. Danny Morrison ebbe un crollo nervoso, così come Jim Gibney...fu un momento di grande, terribile commozione. Ai funerali, che si svolsero a St. Luke's, a poche centinaia di metri dalla case dei Sands, il prete parlò della 'malattia' di Bobby. Questo rifiuto della verità mi disgustò.



Ma quello che più ricordo dei funerali di Bobby, è il lamento delle pipes, che suonavano l'aria della canzone I'll wear not convct uniform ("Non indosserò l'uniforme dei carcerati").




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