lunedì 30 agosto 2010

Le mani delle multinazionali sull'acqua che diventa privata.



Evidente l’interesse del sistema bancario e della finanza al grande business della “privatizzazione “ dell’acqua.



Il Centro Studi di Intesa San Paolo ipotizza che il regolamento attuativo della legge Ronchi sulla “privatizzazione” dell’acqua potrebbe essere emanato nel 2012. Evidente l’interesse del sistema bancario e della finanza  al grande business della “privatizzazione “ dell’acqua. I pacchetti azionari delle prime cinque multi utilities valgono almeno 2 miliardi di euro. Continua la grande mistificazione sui benefici che apporterà ai cittadini la mitica concorrenza in termini di diminuzione delle tariffe, aumento degli investimenti e miglioramento dei servizi.
 
L’acqua è un bene comune e l’accesso all’acqua un diritto umano. Il  Nobel dell’Economia Samuelson definisce i beni pubblici in rapporto alla “non rivalità” (l’uso da parte di un individuo non incide sulla quantità disponibile per gli altri) e “non escludibilità” (impossibile escludere gli altri dall’uso). I sostenitori della privatizzazione escludono l’acqua dalla categoria dei beni pubblici perché è un bene scarso, quindi classificabile come bene economico e soggetto alle logiche del mercato. Acqua scarsa?
 
Lo stress idrico nasce da prelievi superiori alla capacità di rigenerazione. Prelievi aumentati a causa del cambiamento nell’alimentazione, all’aumento dell’urbanizzazione che comporta la cementificazione crescente del territorio, da un’agricoltura che in Occidente ne assorbe il 30%, l’industria il 59% e le famiglie l’11%. Il servizio idrico integrato (captazione, potabilizzazione, erogazione, depurazione, fognatura) è un monopolio naturale (non si possono costruire condotte parallele e/o separare approvvigionamento, depurazione etc) e quindi non assoggettabile al regime della concorrenza nel mercato.
 
Le gare di appalto per la concessione del servizio trasferirebbe il monopolio naturale nelle mani del privato il quale per massimizzare l’utile comprime i costi, incentiva i consumi, aumenta i prezzi. L’esperienza della “privatizzazione” è a dir poco inquietante. Il potere delle multinazionali dell’acqua è rilevante: Veolia presente in 60 Paesi, Lyonnaise des Eaux presente in 120. Nel grande business entrano anche le banche: esempio ne è la privatizzazione della società di servizi idrici Thames Water alla Kemble Water controllata dal Macuqerie Group, una multinazionale dei servizi bancari e gestore dei fondi d’investimento.
 
Anche in Italia è nato il polo industriale dell’acqua dall’alleanza tra Iren (aggregazione fra le ex municipalizzate di Genova, Torino, Parma, Piacenza, Reggio Emilia) e il fondo d’investimento F2 (Cassa Depositi e Prestiti, Fondazioni Bancarie e Grandi Banche). Le esperienze italiane di privatizzazione sono nefaste ma anche la gestione pubblica è stata, in alcuni casi, totalmente fallimentare. Gli aumenti potrebbero essere tollerati in presenza di diminuzione di perdite, qualità dell’acqua, bollette trasparenti! Invece a 15 anni dalla riforma gli investimenti effettuati (che giustificherebbero gli aumenti) sono meno della metà di quelli programmati.
 
Valore medio che spazia tra in vestimenti al 100% di Liguria e Friuli al negletto 6% della Sicilia e della Puglia. Eppure le tariffe pugliesi sono le seconde più alte d’Italia e le perdite della rete idrica ammontano al 56% del totale. Il cittadino di Agrigento invece ha il consumo più basso d’Italia e la tariffa più alta (445 euro a famiglia contro una media nazionale pari a 253). 

Di
Erasmo Venosi, www.terranews.it


Prigionieri del silenzio. Morti poco chiare.


Italiano muore in un carcere francese.



VIAREGGIO (LUCCA) - Era stato arrestato, nel marzo scorso, in un Casinò della Costa Azzurra con l'accusa di falsificazione e uso improprio di carta di credito. Cinque mesi dopo, Daniele Franceschi, 31 anni, carpentiere di Viareggio, sposato, separato e padre di un bambino di 9 anni, è morto in una cella del carcere di Grasse, nell'entroterra di Cannes, in circostanze tutte da chiarire. Lo riferiscono oggi alcuni quotidiani locali. Franceschi in questi mesi ha scritto diverse lettere alla madre Cira Antignano raccontando anche di aver subito soprusi, maltrattamenti e di non essere stato curato quando aveva la febbre molto alta.

LE PROTESTE DELLA MADRE - «Non si può morire a 36 anni, dicendo che ha avuto un infarto fulminante, quando mio figlio non ha mai sofferto di cuore»; così Anna Cira Antignano, la madre dell'italiano morto in prigione, parla ai microfoni di SkyTg24. «Non se la meritava una morte così il mio figliolo; gli hanno fatto qualcosa, non me lo leva dalla testa nessuno che gli hanno fatto qualcosa». Secondo la donna, Daniele Franceschi era stato portato in infermeria per un elettrocardiogramma verso le 13.30, tutto era risultato negativo ed era tornato in cella, dove è stato trovato morto alle 16. La prigione era quella di Grasse, nell’entroterra di Cannes.

L' AUTOPSIA - Il decesso, secondo le autorità francesi, sarebbe avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì scorsi, ufficialmente «per arresto cardiaco». I familiari hanno appreso la notizia dopo tre giorni e ieri l'hanno comunicata ai quotidiani. Lunedì è in programma l'autopsia all'istituto di medicina legale di Nizza. Il legale della famiglia ha già chiesto che vi prenda parte un medico italiano di fiducia. La madre di Daniele Franceschi è giunta a Nizza accompagnata da uno zio della vittima e dalla cugina, ma non ha potuto vedere la salma del figlio perchè è in corso l'inchiesta. Lo hanno reso noto fonti diplomatiche italiane.

L'ARRESTO - Franceschi era andato in vacanza in Costa Azzurra nel marzo scorso con alcuni amici. Il gruppo aveva deciso di trascorrere una serata al casinò ma quando Franceschi si era presentato a pagare le fiche esibendo una carta di credito gli addetti si sono accorti che qualcosa non andava e hanno chiamato la gendarmeria, che ha arrestato l'italiano. L'avvocato Aldo Lasagna sta seguendo il caso per la famiglia che vuole chiarezza e fa appello alle autorità italiane e al console per cercare di capire cosa sia accaduto in quella cella del carcere di Grasse.

Da: www.corriere.it


L'uomo moderno distrugge la natura.




Carstensz: addio all’ultimo ghiacciaio del Pacifico



GIACARTA, Indonesia — Gli ultimi ghiacciai del Pacifico stanno per scomparire. La Piramide Carstensz, montagna più alta del continente oceanico, che sorge in Indonesia e tocca quota 4.884 metri, è vicina a perdere la sua riserva di acqua e ghiaccio a causa del riscaldamento climatico. L’allarme arriva da un gruppo di scienziati americani dell’Ohio State University e della Columbia University guidati da Lonnie Thompson e Dwi Susanto.



Thompson, glaciologo di fama mondiale con alle spalle 57 spedizioni scientifiche in tutto il pianeta, è reduce da una missione sul ghiacciaio della Piramide Carstensz durata 13 giorni. In questo breve arco di tempo, il ghiaccio attorno al loro campo base è diminuito di ben 30 centimetri, martoriato ogni pomeriggio da intense e calde piogge.



“Questo ghiacciaio sta scomparendo – ha detto Thompson -. Dal 1936, ha perso l’80 per cento della sua massa. Pensavo ci volessero ancora decenni, ma ora sono convinto che in pochi anni non ci sarà più e con lui uno degli archivi che conserva la storia dei fenomeni equatoriali. Ne abbiamo prelevato dei campioni, speriamo che non sia troppo tardi”.



Gli scienziati hanno prelevato dei campioni di ghiaccio che verranno poi studiati in America: calcolando i livelli di polveri vogliono prevedere il numero di anni entro il quale scomparirà e analizzando gli strati di ghiaccio più vecchi sperano di scoprire come il clima è cambiato negli ultimi secoli.



Lo stesso sta per accadere con il piccolo ghiacciaio del Monte Wilhelm in Papua Nuova Guinea, largo appena 2 chilometri quadrati e profondo circa 30 metri, un bacino di ghiaccio sporco disseminato di crepacci. Qui, a causa dell’instabilità politica, è molto raro che ricercatori e giornalisti possano salire per studiarlo da vicino.

Da: www.montagna.tv


 


martedì 24 agosto 2010

“UNA FIRMA PER GABRIELE”




Comitato Mai Più 11 Novembre
PETIZIONE POPOLARE
“UNA FIRMA PER GABRIELE”





Nella Stazione di Servizio Badia Al Pino Est (Arezzo), la mattina dell’11 Novembre 2007 venne ucciso Gabriele Sandri, giovane di 26 anni, raggiunto a bordo dell’auto su cui viaggiava da un colpo di pistola esploso dall’agente della Polizia di Stato Luigi Spaccarotella, posizionato nell’altra carreggiata dell’Autostrada del Sole. Nel processo di primo grado il poliziotto è stato condannato per omicidio colposo: il 1° Dicembre 2010 si celebrerà il processo d’appello, cui la famiglia Sandri e la Procura Generale presso la Corte d’Appello sono ricorse sostenendo la tesi dell’omicidio volontario.

Per non dimenticare Gabriele Sandri e per fare memoria storica condivisa, riaffermando i principi fondanti di uno Stato di Diritto libero, democratico e garantista, i sottoscritti cittadini chiedono alla società Autostrade per l’Italia SpA, alla società Autogrill SpA, alla Provincia di Arezzo, al Comune di Arezzo e alla Regione Toscana di consentire l’apposizione di una targa commemorativa all’interno della Stazione di Servizio Badia Al Pino Est, recante la dicitura “Nel ricordo di Gabriele Sandri, cittadino italiano. Comitato Mai Più 11 Novembre”.

FIRMA!
http://www.petizionionline.it/petizione/una-firma-per-gabriele/1918


martedì 17 agosto 2010

Demo(nio)crazia, trappole e traditori.


Uno statista del secolo scorso diceva che i parlamentari pensavano solo ad essere eletti, dopodiché per quattro anni si facevano i loro affari. Aggiungerei quello che diceva un partigiano, che il parlamento cioè non rappresentava proprio gli italiani a causa del fatto che non c'erano contadini eletti... mentre tra gli italiani ce n'erano parecchi.... Una volta capito che chi dice di rappresentarci fa solo i suoi interessi, diventa facile capire che il sistema non va. Manca solo capire di che interessi si tratta.

Quello che la maggior parte della gente non sa è che oltre ai tre tradizionali poteri fondamentali dello stato, legislativo, esecutivo e giudiziario, esiste un super-potere che è quello della finanza e del sistema bancario. Un potere che da sempre vive nell'ombra delle sue pratiche poco trasparenti, che sceglie e qualifica i propri massimi aderenti attraverso un'opera di selezione effettuata da organizzazioni anodine e talvolta segrete (se non nell'elenco dei suoi membri, nell'elenco delle gesta). Questo sistema del credito e dell'accreditamento perdura da circa 6.000 anni ed ha decretato fortune e sventure di imperi, spesso crollati sull'onda della loro stessa infinita arroganza. La stessa arroganza che leggi oggi negli occhi del funzionario di banca che ti nega un affidamento, o te lo revoca, sapendo che non hai nessuna autorità superiore cui rivolgerti per invocare un giudizio equo o semplicemente "altro". Perché poi scopri che alla magistratura basta solo la parola del funzionario bancario, sicuramente uomo d'onore, per emettere una condanna o per pignorarti tutto. Un ex concessionario della Ford mi disse ad un certo punto che, esasperato per una situazione simile durante una riunione in banca in cui si decideva della sua situazione creditoria, ebbe a dire a battuta: Ma come si fa per difendersi da voi? Occorre rivolgersi alla mafia? Allorché il direttore generale della banca gli si avvicinò e, sorridendo, gli sussurrò all'orecchio: "Siamo noi la Mafia!".


Se ci accorgiamo che la prima legge unitaria d'Italia fu l'istituzione del Gran Libro del Debito Pubblico, possiamo cominciare ad insospettirci sulle reali motivazioni dell'Unità d'Italia... Se poi scopriamo che questo libro a sua volta prende a modello quello del Gran Livre de la Dette Publique instaurato nel 1793 in Francia, poco dopo la rivoluzione francese, ci interesserà indagare sul perché quest'ultimo riconosceva come validi tutti gli indebitamenti PRECEDENTI la rivoluzione stessa! LE RENDITE RIMANGONO SEMPRE INTATTE: cambiare tutto per non cambiare niente. E chi le prende queste benedette rendite legate al debito pubblico? Ovviamente, chi detiene i titoli di stato. I misteriosi RENTIERS citati talvolta da ambienti di destra o sinistra al di fuori dei giochi. RENTIERS che sarebbero, secondo l'immagine agiografica propugnata da finti patrioti infedeli e traditori, alla fine riconducibili ad una povera vecchietta che vive della rendita dei titoli. Una specie di vecchia battona che, arrivata ad una certa età, investe il patrimonio faticosamente sudato in titoli del debito di stato, sicuramente!

La vecchia battona si chiama: BANCA D'ITALIA, intendendo il sistema di banche ad essa collegata.

E qui occorre precisare una cosa: le banche non sono intermediarie del credito, ma bensì creatrici del credito. Più del 90% del denaro viene oggi creato dalle banche attraverso false scritture contabili. Una realtà ignorata dai giudici di Pinocchio, ovvio. Specialmente quelli dei tribunali fallimentari. Più fallimentari di così!

Nella targa esposta sulla prima aula penale del Tribunale di Bergamo, i nostri "amici" goliardi vestiti d'ermellino, hanno inciso nella pietra: "Realizzata col contributo della Fondazione del Credito Bergamasco". Non si vergognano ormai più nemmeno, questi funzionari pagati dalla Banca d'Italia per fare i giudici, attraverso il servizio di Tesoreria dello Stato usurpato dal 1907, affidato senza mai alcuna gara e rinnovato automaticamente ogni vent'anni...

Qui la magistratura deve fare una scelta precisa, per evitare di essere anch'essa giustiziata dal Tribunale della Storia: o con Bankenstein o con il Popolo Italiano. Oppure le sentenze le dovrà emettere "In nome della consorteria dei banchieri italiani". Individuato il legame che subordina il potere giudiziario a quello bancario, riscontrabile in maniera clamorosa all'interno dei procedimenti fallimentari, dove la moneta falsa dei banchieri vien presa per buona, come fosse davvero un TANTUNDEM, ci rimangono altri due poteri corrotti da analizzare: quello legislativo e quello esecutivo.

Il potere legislativo ci ricollega all'inizio di quest'articolo. La sua corruzione si vede benissimo dal fatto che mai, MAI, sono stati discussi in aula i vari disegni di legge relativi alla ripresa della sovranità monetaria, quelli ispirati al lavoro del professor Giacinto Auriti. Piuttosto si è preferito lasciar cadere i governi invece di semplicemente discuterli in pubblico. E già.... perché l'esempio eclatante della corruzione legislativa lo si riscontra leggendo attentamente la legge sul segreto di stato laddove pone sotto segreto informazioni relative alle scelte economiche e monetarie, negando l'accesso alle prove decisive su azioni eversive dell'ordine costituzionale ed in contrasto con l'art.3 della Costituzione stessa. Tipico frutto ne fu il Trattato di Maastricht, dove di fatto tutta la sovranità economico-monetaria venne ceduta in blocco ad una banca privata derivata dalla società Istituto Monetario Europeo, la BCE.

Quello che sto dicendo è che laddove lo stato decide di destinare oltre il 50% delle risorse per costituire rendite private per personaggi che si nascondono dietro la proprietà delle banche e delle fondazioni, per oligarchi benedetti dall'Opus Dei, sta violando l'articolo dove dice che "è compito della repubblica eliminare gli ostacoli allo sviluppo economico e sociale", perché proprio questi ostacoli perpetra senza vergogna! Difatti, mentre la BCE, e ancor prima la Banca d'Italia, si è schermata completamente dalle eventuali direttive politico-democratiche sovrane, viceversa essa stessa influisce eccome - attraverso ricatti collegati al debito pubblico - sulle politiche dei paesi UE e dei singoli governi. E quegli atti terroristici di "moral suasion" nei confronti dei governanti sono ancor oggi coperti da segreto di stato... tanto per chiudere il cerchio. Ecco perché a Pierpaolo Pasolini "mancavano le prove" !

A questo punto non rimane che l'esecutivo, il governo ladro, da esaminare. L'esecutivo potrebbe porre fine a questo scempio secolare tramite un decreto d'emergenza che instauri una super-procura anti-Bankenstein, se vuole recuperare credibilità. E disponendo che gli apparati di intelligence elaborino delle strategie e tattiche a supporto di politiche monetarie d'emergenza volte ad evitare che il paese sprofondi ancor più in una depressione senza fine. Il Governo può obbligare il Parlamento almeno a discutere i progetti di legge che esaminano il REDDITO DI CITTADINANZA, una indennità mensile erogabile a tutti fin da subito attraverso l'emissione di una "moneta nazionale d'emergenza".

Oppure, andate tutti quanti a farvi impiccare sotto al ponte dei frati neri della Goldman Sachs.


http://leconomistamascherato.blogspot.com/2010/08/demoniocrazia-trappole-e-traditori.html


domenica 15 agosto 2010

I KAREN SI DIFENDONO.


IN 15 CONTRO 110: I PATRIOTI KAREN ATTACCANO UNA COLONNA BIRMANA. LE TRUPPE DI OCCUPAZIONE CONTANO 9 MORTI E 14 FERITI.

Il 62° Battaglione di fanteria birmana, in marcia verso i villaggi del distretto di Paikyone, nel Central Karen State, è stato attaccato mercoledì da un reparto del KNLA (Esercito di Liberazione Nazionale Karen) subendo pesanti perdite. Avvisati dalla popolazione civile dell'avvicinarsi delle truppe birmane, i volontari del KNLA hanno organizzato un agguato, allo scopo di fermare l'avanzata dei soldati che erano diretti verso i villaggi Karen della regione muniti di armamento pesante. Quindici guerriglieri hanno attaccato la colonna, composta da 110 soldati, provocando la morte di 9 militari birmani, tra cui il vice comandante del battaglione, e il ferimento di altri 14. Nessuna perdita è stata registrata invece tra le file della guerriglia patriottica. Nelle ultime settimane l'attività militare nella regione si è intensificata, con diversi attacchi da parte delle truppe di occupazione contro insediamenti civili, e la conseguente risposta dei reparti di autodifesa Karen. La situazione è particolarmente delicata in questi giorni, a causa del rifiuto di aderire alla
Guardia di Frontiera annunciato da un carismatico comandante della milizia collaborazionista del DKBA, Saw Lah Pwe, che ha messo in allarme i comandi birmani. Saw Lah Pwe, che controlla diversi battaglioni del Democratic Karen Buddhist Army, avrebbe già preso accordi con la 6° Brigata dell'Esercito di Liberazione Nazionale per riunire le forze e combattere contro le truppe di occupazione. Centinaia di civili hanno già lasciato le zone in cui potrebbero avvenire i primi scontri. "Non abbiamo ancora nessuna certezza riguardo queste voci" - ha detto il Colonnello Nerdah Mya, contattato telefonicamente in un villaggio del distretto di Dooplaya dove sta rinforzando i "corpi franchi" delle Special Black Forces - "Di sicuro c'è che molte famiglie di miliziani del DKBA hanno già cercato rifugio nelle nostre zone, nel timore di rappresaglie da parte dei soldati di Rangoon nel caso in cui Saw Lah Pwe si alleasse con le nostre forze di liberazione".

www.comunitapopoli.org


mercoledì 11 agosto 2010

La società del controllo globale.


Il diritto dell’anonimato per chi naviga nella rete è ormai solo triste teoria.
di: Fabio Polese - Rinascita del 11-08-2010

Vi sarà capitato di vedere, mentre leggevate la vostra posta elettronica o mentre stavate guardando un qualsiasi sito web, un banner pubblicitario che presentava casualmente offerte di libri, macchine, voli aerei e tante altre cose che voi avevate cercato in precedenza; magari vi sarete detti dentro di voi “nulla di strano!” o avrete pensato semplicemente ad una casualità dovuta alla fortuna o al fatto che quello che stavate cercando era il must del momento. Siete stati troppo buoni e forse un po’ troppo ingenui perché, nella società del controllo globale, nulla viene lasciato al caso. E’ bene iniziare a pensare che ogni cosa che succede quotidianamente ha un perché, un perché che molte volte è vigliacco, abominevole e, spesso, non è svelato dai media cosidetti tradizionali. Su internet ci sono dei software spia che con un solo click di mouse riescono a raccogliere ed a immagazzinare tantissime informazioni personali. Vediamo come funziona e come grandi aziende societarie, ogni giorno, ci controllano e rivendono i nostri dati al miglior offerente. Ogni volta che si visualizza un qualsiasi sito web, vengono tracciati dei file che osservano il comportamento dell’utente nella rete e piano piano riescono a svilupparne un profilo che è aderente alla realtà. Una volta immagazzinate le informazioni, le varie società, vendono i nostri dati ad agenzie pubblicitarie che cercano un consumatore di un certo tipo ed è così che, in un tempo brevissimo, il banner pubblicitario raggiunge direttamente il vostro personal computer. “Ma si, sarà solo un po’ di pubblicità!” “Che male potrà farci?” “Magari trovo l’offerta che cercavo!”, queste potrebbero essere le considerazioni dell’uomo massa, peccato però che con questo sistema non solo potranno offrirci qualcosa che realmente ci interessa ma anche controllarci capillarmente. Tutto questo succede mentre il presidente degli Usa Barack Obama vorrebbe concedere all’FBI il potere di effettuare intercettazioni informatiche consentendo di esaminare e-mail e siti visitati senza il permesso del giudice. Come se non gli bastassero le oltre 1.7 miliardi di telefonate, e-mail e comunicazioni di ogni tipo che i sofisticati apparecchi dell’FBI captano ogni giorno. Le Associazioni per il diritti Civili, hanno più volte denunciato, inutilmente, le violazioni della privacy. Il diritto dell’anonimato per chi naviga nella rete è ormai solo triste teoria, anche perché, il tutto, viene giustificato dal Grande Fratello con la fantomatica lotta al terrorismo. Ma se tutto questo non vi basta, potete continuare ad essere tracciati su facebook alla ricerca di nuovi amici per avventure intriganti a colpi di tastiera e, se non trovate amici, potete sempre comprarli ad un costo insignificante. Cercate su internet, il risultato è sicuro. George Orwell nel romanzo “1984”, nello slogan del Ministro della Verità scriveva: “La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza”. Questa è la triste realtà…


http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=3583

mercoledì 4 agosto 2010

Non è finita l’estate “calda” nordirlandese.


Resta calda l’estate nordirlandese. Dopo gli incidenti scatenati, per diversi giorni, dalle parate orangiste del 12 luglio a Belfast, a Derry i miliziani repubblicani hanno dirottato un taxi per poi farlo esplodere di fronte a una stazione di polizia. Verso le tre del mattino di martedì, (le 4 in Italia) due uomini hanno assaltato, nel Bogside, la vettura. Sotto la minaccia delle armi, il conducente è stato portato a Glenfada Park, dove la bomba è stata caricata sul taxi, per poi farlo proseguire fino alla stazione di polizia di Strand Road.
Dopo che l’autobomba è stata parcheggiata fuori dall’edificio la polizia ha ricevuto un avviso da Oglaigh na hEireann, le Forze di difesa irlandesi, sigla utilizzata da diversi gruppi e di recente associata alla Real Ira. La telefonata di avvertimento è arrivata alle 03:20. L’ordigno è esploso 23 minuti dopo. Il Comandante di divisione Steve Martin ha detto che è stata una fortuna che nessuno sia rimasto ucciso in quanto il dispositivo è esploso 20 minuti prima dell’ora comunicata nel messaggio. Martin ha detto che la Psni era stata avvertita del fatto che dispositivo sarebbe esploso dopo 45 minuti, mentre l’ordigno è saltato in aria venti minuti prima.
Il vice primo ministro Martin McGuinness ha detto che coloro che hanno progettato l’attacco sono un “imbarazzo” per la gente di Derry. “Si cerca di minare il processo di pace, di minare strategia di pace del Sinn Fein”, ha dichiarato. “Se pensano di distruggere le istituzioni politiche che il popolo d’Irlanda ha votato, se pensano che distruggeranno il rapporto di lavoro che ho con Peter Robinson, se si pensa di minare il processo di pace vivono in un mondo utopico”.
L’utopia, però, sembra essere una società più giusta per la comunità repubblicana, esigenza che probabilmente non sta al centro della missione politica dei rappresentanti dello Sinn Fein, troppo impegnati a mantenere le poltrone conquistate a Stormont.
Le azioni, in Irlanda del Nord, da parte dei gruppi di dissidenti di Real e Continuity Ira, che non accettano gli accordi di pace del Venerdì Santo del 1998, sono infatti tornati a crescere negli ultimi anni, e hanno come obiettivo la polizia. I più gravi, nel marzo 2009, sono costati la vita a due militari britannici, uccisi fuori da una caserma nella contea di Antrim, vicino a Belfast, e a un poliziotto, colpito il giorno seguente.

Di Alessia Lai, www.rinascita.eu


Missioni all`estero, tutti uniti per servire il padrone d’oltreoceano.


Tranquilli, la pacchia continua. E’ stata infatti prorogata la permanenza dei nostri soldati all’estero nelle cosiddette missioni imposte dagli anglo-americani per esportare la democrazia. Il rifinanziamento della guerra democratica ha ottenuto il via libera del Senato, con la partecipazione di tutti i partiti di centrodestra e di centrosinistra e con la sola eccezione dell’IdV di Di Pietro.
E questa non è una novità, è già accaduto ad inizio anno nella precedente sessione. Più che per convinzione è un voto antiberlusconiano in quanto è tale l’odio da volersi distinguere ogni qual volta si tratta di prendere decisioni bipartisan. Tranquilli per modo di dire perché poi si tratta di fare i conti con i talibani che non accettano di fare da bersaglio per i droni senza pilota o per le truppe pacifinte, compresi i militari italiani. Per la stragrande maggioranza dei nostri ragazzi che partecipano alle missioni la motivazione principale è quella dei soldi, poi il resto. L’aiuto per le popolazioni, e in particolar modo ai poveri bambini, con doni di ogni tipo non possono rappresentare un paravento per coprire il vero motivo della presenza di truppe straniere sul suolo afghano come su quello iracheno e su tutti gli altri fronti caldi, dai Balcani al Libano. E ogni sei mesi c’è la solita messinscena teatrale dei partiti di centrodestra e di centrosinistra che votano all’unisono l’esportazione della pace con i blindati, con i bazooka, con gli elicotteri da combattimento e con i droni portatori di morte… senza che te ne accorgi. Quindi si va… a pacificare (termine mieloso per non dire guerra) per il solo vile denaro che in nessun’altra realtà lavorativa sarebbe così consistente. Di fronte ad una realtà quotidiana di sfruttamento e di precarietà con salari che non superano gli 800-1.000 euro e alla prospettiva di guadagnare circa 3.500-4.000 euro è chiaro che la scelta cade sulla divisa e con il fucile in mano. Poi il fatto della missione sentita sin dagli anni adolescenziali di questi ragazzi lasciamola alla propaganda dei governi di centrodestra e di centrosinistra appecorati ai diktat degli anglo-americani.  
La motivazione principale che muove i nostri giovani come quelli delle altre nazioni che prendono parte a queste immonde guerre è solo legata allo stipendio che può servire a rinnovare a programmare la propria vita, compreso il matrimonio e la caparra per il proprio nido d’amore. La carezza ai bambini afgani, serbi, iracheni, palestinesi lasciamola al papa. Se perfino Di Pietro ha capito l’inutilità di queste sporche missioni che di pace non hanno proprio nulla è assurdo che si continui a prendere per il naso gli italiani con la storia della pacificazione da raggiungere. Anche l’aspetto della lotta al terrorismo da fare sui posti dove si ritiene che essa proliferi per evitare che venga esportata nei nostri paesi è una balla. Si è fatta una guerra contro l’Iraq su false motivazioni tanto per favorire gli amici degli anglo-americani. E questa guerra è costata centinaia di migliaia di morti e oltre un milione di feriti senza che ve ne fosse alcun motivo se non quello della sete di potere dominante dell’idiota di Washington e dell’idiota di Downing Street. Ma torniamo a Di Pietro. Tra le altre motivazioni addotte dall’ex pm c’è anche quella costituzionale del ripudio della guerra, articolo 11 che nessuno rispetta. Non per niente si parla di missione di pace ogni qualvolta si va alla guerra. Ogni tanto c’è qualche salma di nostri soldati che rientra tra facce di bronzo e lacrime dei familiari ma non sappiamo nulla dei tanti morti e feriti di afghani, iracheni, o di altre etnie a cui fingiamo di portare la democrazia. Ma ci chiediamo mai se davvero la vogliono? E se preferissero mantenere quei sistemi o modelli diversi dai nostri? Guai altrimenti la globalizzazione va in malora.

http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=3472


lunedì 2 agosto 2010

Miglia di Sorrisi.


E' partita da Venezia la missione umanitaria "Miglia di Sorrisi II", allestita dalle  Associazioni benefiche di solidarietà con il popolo palestinese d'Europa. A bordo di una nave cargo e passeggeri di linea salpata dal porto di Venezia alle ore 16 di giovedì 29 luglio, sono stati caricati 50 pulmini e ambulanze destinate alla Striscia di Gaza assediata. La nave si fermerà ad Alessandria d'Egitto, e il cargo verrà trasportato via terra attraverso l'Egitto e il valico di Rafah, da una delegazione europea formata da Italia, Svezia, Danimarca, Norvegia e da altri Paesi. Promotrice italiana della missione è l'Abspp - Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese -, guidata dall'arch. Mohammad Hannoun. Ancora in fase preparatoria la Freedom Flottilla II, la cui partenza è prevista entro la fine di settembre.

www.comunitapopoli.org


Bologna, 30 anni di menzogne.

Orwell ci aveva avvertiti.


Internet, gli Usa verso il controllo totale. L’Fbi potrà spiare attività online ed email senza il permesso del giudice.

Barack Obama rimpiange i bei tempi quando poteva usare il suo telefonino Blackberry senza problemi. Per ragioni di riservatezza solo una decina di persone sono autorizzate a inviargli delle email. E devono stare attente a quello che scrivono perché tutto sarà archiviato. «Così non mi diverto più» ha confessato a una tv. Dunque il presidente soffre per queste limitazioni. E allora perché vuol far «soffrire» anche il prossimo? L’Fbi, con il sostegno della Casa Bianca, punta ad avere accesso al traffico email di ogni cittadino senza dover richiedere l’autorizzazione di un giudice. Un semplice agente, responsabile di un settore e interessato all’attività di «John Smith», potrà chiedere ai gestori: destinatari e mittenti dei messaggi di posta elettronica, tempi, orari, frequenze e anche – in alcune situazioni – i siti visitati. Solo il contenuto rimarrà – ma ci sono molti dubbi – coperto. E non sarà necessario che il soggetto sia una persona al centro di un’indagine o definito come «sospetto». Il Grande Fratello delle email è giustificato, ovviamente, con le esigenze della lotta al terrorismo. Diverse indagini hanno confermato come la posta elettronica, con Internet, sia il canale di comunicazione preferito dai militanti, veri e potenziali. Quindi l’Fbi vuole nuovi strumenti di osservazione. Ma le associazioni per i diritti civili, appoggiate da alcuni parlamentari democratici, ritengono che il programma sia una violazione della privacy. Il New York Times, in un commento, ha paragonato Obama a Bush, rammentandogli che aveva promesso di prevenire nuovi abusi. Reazioni forti legate anche al corollario del piano, che dovrebbe consentire agli agenti di controllare l’attività di qualsiasi persona su Internet. Dai file scaricati ai blog consultati. Su questo punto c’è ancora molta ambiguità: i pessimisti, però, ritengono che alla fine le autorità federali riusciranno a ficcare il naso dove vogliono. Cosa peraltro già fatta su scala globale dalla Nsa, l’agenzia di spionaggio elettronica. E’ stato rivelato di recente che ogni giorno i suoi sofisticati apparati captano 1,7 miliardi di telefonate, email e comunicazioni di ogni tipo. Il piano dell’Fbi rappresenta una nuova breccia nella vita dei cittadini che, dopo l’11 settembre 2001 e con il placet dell’amministrazione Bush, sono diventati dei sorvegliati speciali: telefonate, posta, transazioni bancarie e qualsiasi cosa possa interessare gli 007 sono suscettibili di essere monitorate. E il controllo delle email espanderà in modo considerevole l’archivio in mano ai federali. Un database gigantesco formato dalla raccolta di informazioni autorizzate dal ministero della Giustizia. Un rapporto del 2008 ha rivelato che dal 2003 al 2006 l’Fbi ha richiesto 192.500 National Security Letters (Nsl), uno speciale documento attraverso il quale ha avuto accesso a dati sui cittadini. In molti casi però le richieste non erano giustificate da alcuna esigenza investigativa. Se l’Fbi si «preoccupa» dei cittadini, i «cugini» della Cia guardano più avanti. L’agenzia ha formato una joint venture con Google per realizzare un progetto ambizioso, il «Futuro registrato». Gli 007, insieme ai maghi dell’informatica, cercheranno di prevedere le prossime azioni terroristiche attraverso la raccolta e l’analisi di informazioni sul web. Di nuovo, i social network come Facebook, i blog, i siti, gli interessi di chi naviga, le discussioni e gli eventi saranno il materiale su cui lavorare. Costo iniziale del programma: 10 milioni di dollari.

Di Guido Olimpio, Corriere della Sera p. 19 - 31/07/2010