lunedì 8 dicembre 2008

Il valore orienta il volere.

La situazione dell’attuale periodo storico è caratterizzata da una grandissima confusione interiore che pervade ogni singolo individuo e che si manifesta in maniera sempre più evidente nella perdita e nel crollo di qualsiasi VALORE. Ma vi è di più; non solo i valori vengono a mancare, ma emerge addirittura un altro atteggiamento che potremmo qualificare come peggiore: ovvero la giustificazione nichilista ed assolutamente borghese di ogni propria debolezza, senza avere il coraggio di ammetterla come un difetto e quindi come errore, cercando così di correggerlo. Ma addirittura si arriva ad affermare le proprie debolezze e negatività come connotati positivi, che tutti dovrebbero seguire od avere, e quindi sostituirli ai valori. In questo modo è il nostro volere più meschino che piega a proprio piacimento l’IDEA, e la rende un prodotto da supermercato, pronta ad essere distorta nella maniera che più riteniamo più opportuna. Così facendo però l’IDEA viene meno per quel suo importante elemento trascendente che è (fisso punto di riferimento con il quale dobbiamo confrontarci ed al quale dobbiamo aspirare per migliorarci interiormente ed esteriormente) e diviene il risultato del nostro capriccio per giustificare le proprie debolezze, le quali finiscono per divenire perciò delle “virtù”. Un uomo che voglia definirsi tale non può assecondare questo atteggiamento, e non può quindi essergli propria la logica del giustificarsi, ma piuttosto quella dell’assumersi le proprie responsabilità, capendo di aver commesso un errore e, riconoscendolo come tale, lavorare su sé stesso per migliorarsi e per evitare di ripeterlo. Solo in questo modo l’IDEA rimane un principio di immutevole trascendenza (e quindi complesso di valori eterni e non scritti) al quale tutti noi dobbiamo fare riferimento in modo umile, per orientare la nostra condotta umana, in modo che questa sia il più coerente possibile con l’IDEA che professiamo di incarnare. L’IDEA perciò si manifesta e si incarna con i fatti (RES NON VERBA), con la propria vita quotidiana e quindi con “CULTURA”; che non consiste nello sterile ed asettico nozionismo da salotto, limitato ad aridi monologhi che non servono a niente ed a nessuno, ma consiste nel vivere coraggiosamente la propria vita incarnando l’idea, vivendo l’idea e quindi essendo l’idea! Solo questa coerenza di vivere è CULTURA, anzi una cultura dell’azione e quindi pragmatismo di vita. E' ora quindi che sia il VALORE (inteso come IDEA) ad orientare il nostro VOLERE e non viceversa, affinchè, come sosteneva il sommo poeta Dante, "Uomini siate e non pecore matte".





Articolo dell'Associazione Culturale Zenit



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