venerdì 9 settembre 2011

Ahmad Shah Massoud 09-09-2001 / 09-09-2011

Ahmad Shah Massoud


di Franco Nerozzi



Di tanto in tanto, nel corso della storia, le radici invisibili della Sacra Pianta della Tradizione alimentano frutti straordinari, destinati, per la loro rigogliosa pienezza, a nutrire perpetuamente gli spiriti affamati di luce. A volte sono uomini di filosofia, artisti, letterati, figure religiose e politiche, individui generosi che donano più di quanto abbiano ricevuto, personalità che trascinano con carismatica attrazione moltitudini di anime verso destini grandiosi. A volte sono guerrieri. Come quello che incontrai più volte nel paese degli Ariani, alte montagne e sconfinati deserti tra Persia, Cina, Russia e subcontinente indiano: l'Afghanistan. Ahmad Shah Massoud, il "leone del Panjshir", il comandante dei mujaheddin che negli anni '80 combatterono e sconfissero le truppe di occupazione dell'Armata Rossa, parlava con la sobrietà e la semplicità degli uomini consapevoli del proprio valore. In una spoglia stanza di una casa segnata dalle schegge di bomba conobbi per la prima volta l'uomo che era già divenuto leggenda, incubo dei reparti sovietici, vessillo di libertà per un popolo che resisteva orgogliosamente all'imperialismo rosso. Il Panjshir, dove mi trovavo, aveva subito numerose offensive delle truppe di Mosca: bombardamenti a tappeto con Tupolev 16, e invio di venti, a volte trentamila soldati supportati da reparti corrazzati con l'appoggio di commandos che gli elicotteri russi depositavano sulle cime che circondavano la valle. Niente da fare: la distruzione dei villaggi, dei canali d'irrigazione e dei raccolti, il massacro di migliaia di civili, non era mai servito alla conquista della roccaforte di Massoud. Il comandante si ritirava, attendeva che i sovietici allungassero le loro linee nel dedalo di vallate e di remoti dirupi e puntualmente contrattaccava infliggendo al nemico pesanti perdite e umilianti lezioni di tattica militare. "Con l'aiuto di Allah l'Onnipotente e il sacrificio dei combattenti del "Jihad" riporteremo la pace in Afghanistan" mi aveva detto sorridendo serenamente mentre cupi boati salivano dalla piana di Charikar, lo sbocco del Panjshir verso Kabul.



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