«In trappola». Se fosse un romanzo il «report» che ricostruisce passo dopo passo l’incredibile vicenda giudiziaria di Chico Forti si intitolerebbe così. Ma la relazione firmata dalla criminologa Roberta Bruzzone e dal giudice e avvocato Ferdinando Imposimato non ha nulla di romanzato, è solo una lucida analisi degli atti giudiziari, anche quelli «scomparsi» o segreti. Per la prima volta si spiega con argomenti giuridici perché la condanna all’ergastolo inflitta a Chico Forti, detenuto in Florida dall’11 ottobre 1999, viola i più basilari principi del giusto processo.
sabato 28 aprile 2012
Myanmar. In nome del business anche l’Italia incontra Thein Sein
(ASI) Il Ministro degli Esteri, Giulio Terzi, si è recato in Myanmar dove ha incontrato prima Thein Sein e poi il leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi. Questo incontro avviene dopo che le riforme “democratiche” del Paese dei militari, ha portato alla sospensione delle sanzioni made in Ue.
Il capo del Governo birmano ha assicurato al Ministro italiano che “le riforme politiche in atto nel Myanmar non faranno marcia indietro”. Nell’incontro, avvenuto nella nuova capitale Naypyidaw, hanno passato in rassegna tutti gli aspetti economici dei rapporti bilaterali. Proprio su questi aspetti il Ministro Terzi ha sottolineato che l’apertura e la fiducia dell'Italia e dell'Ue nei confronti di Myanmar “sta producendo nei nostri confronti intenzioni molto interessanti sul piano delle relazioni economiche, non solo commerciali ma anche di partnership imprenditoriali. Credo che la mia missione doveva aver luogo in questo momento, con un senso di tempismo non solo per manifestarci ma anche per posizionarci come Paese Italia in quello che può diventare un partner fondamentale nel sud-est asiatico”.
venerdì 20 aprile 2012
Argentina. In atto la nazionalizzazione di industrie petrolifere.
(ASI) E' di queste ore la notizia secondo cui l'Argentina, che ha già deciso ufficialmente di nazionalizzare la compagnia energetica spagnola YPF, avrebbe posto le sue mire su un'altra azienda dell'iberica Repsol: la YPF Gas.
Durante un discorso ufficiale, la presidente della Repubblica Argentina, Cristina Kirchner, aveva annunciato l’espropriazione e la nazionalizzazione definitiva dell’azienda “Yacimientos Petroliferos Fiscales”, meglio nota come YPF, la cui contrastata e discussa gestione apparteneva alla iberica Repsol, di proprietà del governo spagnolo e gestita da una holding europea finanziata dalla BCE attraverso la compartecipazione di Banco Santander, Banco de Bilbao, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banca Popolare di Milano, Societe Generale, Credit Agricole, Eni, Deutsche Bank. La decisione gode del sostegno di tutti i partiti eletti, si parla dell'88% dei consensi dei deputati.
Italia. Studio rivela: Imu costerà più del doppio dell'Ici.
(ASI) Dal prossimo giugno sulle già tartassate tasche degli italiani graverà anche l'Imu (Imposta Municipale sugli Immobili) che si annuncia oltremodo salata. Un studio del Confartigianato di Como annuncia la notizia, amara soprattutto per le piccole imprese e le attività artigiane.
"Per i piccoli imprenditori - denuncia il presidente di Confartigianato Como, Marco Galimberti - l’Imu raddoppierà la tassa immobiliare che già si pagava con l’Ici sui capannoni industriali e sugli immobili adibiti alla produzione, come magazzini e depositi". "Secondo i nostri calcoli - continua il presidente di Confartigianato Como - un capannone che pagava 2.300 euro di Ici con i nuovi moltiplicatori e le nuove aliquote potrebbe pagare fino a 4.800 euro". Una stangata che rischia di affossare un settore già ora duramente colpito dalla crisi.
Confartigianato cercherà di aiutare i piccoli imprenditori, che si troveranno con l'Imu a pagare più del doppio di quanto pagavano con l'Ici. "Stiamo portando avanti iniziative per incentivare le aziende che producono in conto terzi - osserva ancora Galimberti - ad andare all’estero per vendere direttamente i loro prodotti, ma ci stiamo muovendo anche sul fronte del credito".
Redazione Agenzia Stampa Italia
sabato 14 aprile 2012
Sul caso Lega - Bombe ad orologeria e orologi che avanzano come bombe.
Leggendo i giornali dell'ultima settimana si percepisce per molti versi la sensazione di essere ritornati indietro di almeno un paio d'anni, alperiodo del "bunga bunga", quando in un'Italia che stava inesorabilmente sprofondando nel baratro, tutti i media fingevano d'ignorare quanto stesse accadendo, preferendo concentrare la propria attenzione sulle storielle di escort, sui festini presidenziali, sulle avvenenti fanciulle in abiti discinti e sulle improbaili performance sessuali di un anziano megalomane, trasformatosi per l'occasione nel novello Rocco Siffredi.
Oppure ancora un poco più indietro, quando due intraprendenti giornalisti come Rizzo e Stella svelavano i "segreti" della casta, in un libro sponsorizzato dal maggior quotidiano italiano e coccolato dalla casta stessa, dando di fatto il via alla "stagione dell'antipolitica" che si sarebbe rivelata prodromica all'avvento di un governo tecnico, in grado di restituire al paese la perduta serietà.
Oggi è il turno della Lega Nord, con il Bossi, il Trota, i "ladroni" a casa nostra....
LE VOCI DEL SILENZIO, SONO QUELLE DEI TREMILA ITALIANI DETENUTI ALL’ESTERO.
Nel dicembre del 2009, quando Amanda Knox fu condannata in primo grado per l’omicidio di Meredith Kercher, dagli Stati Uniti si levò una ridda di proteste, si scatenò una forte campagna mediatica e politica in favore della ragazza di Seattle. Il Corriere della Sera parlò allora di nazionalismo giudiziario – ennesima variante di un amor patrio che non sembra subire diminuzioni neppure nell’epoca della globalizzazione -, di una forma di sciovinismo che scatta, come scrisse Guido Olimpio, quando «un passaporto è più rilevante di un alibi». Contro «il tifo sbagliato dell’America», contro la crociata pro-Amanda, Beppe Severgnini fu ancora più duro: definì imbarazzanti le reazioni statunitensi, parlò espressamente di «lombrosiani al contrario» – per i quali «una ragazza così carina, e per di più americana, non può essere colpevole» -, sottolineò come gli Usa tendano a difendere i propri cittadini sempre e comunque, rievocò, come casi esemplari di questa tutela oltranzista, la tragedia del Cermis e l’uccisione di Calipari.
Approfondimenti - Italiani detenuti all'estero: la storia di Marcello Mancusi.
(ASI) Quella di Marcello Mancusi è una storia cominciata con i propositi della scoperta di terre lontane e finita in tragedia, inghiottita dal mistero. Marcello è un funzionario dell’Ufficio d’igiene dell’Asl della città in cui vive, Soverato, che nell’ottobre 2002 decide di concedersi un viaggio in Thailandia per coltivare una delle sue passioni, l’escursionismo, in paesaggi esotici come i grandi parchi e la giungla.
Durante quei giorni di svago mantiene contatti frequenti con la famiglia e appare sereno, almeno sin quando, a pochi giorni dalla partenza, non accade qualcosa di inspiegabile che conduce Marcello verso strade dall’epilogo fatale.
Il 20 ottobre muore nel carcere di Nong Khai, una città nel nord del Paese, senza che si sappiano le cause del decesso e i motivi per cui Marcello sia stato tratto in arresto. Ciò che i familiari vengono a scoprire con il tempo sono solo una serie di tasselli, risalenti alle ore precedenti al suo decesso, che infittiscono la vicenda ma che non trovano una collocazione apparentemente logica. Tanti gli interrogativi rimasti irrisolti, dato che la Thailandia ha chiuso il caso pochi mesi dopo la morte del nostro connazionale, ma altrettanti gli elementi che potrebbero svelare realtà, celate dietro a questo omicidio, tanto orribili da far raggelare il sangue.
Sono passati quasi dieci anni da quella tragedia, la famiglia Mancusi non si arrende all’idea di lasciarla scivolare nel dimenticatoio. E’ per questo che Lucia, una sorella di Marcello, ci ha contattati per “smuovere il torpore mediatico su certe storie”.
Cisgiordania. Polizia israeliana arresta due cittadini italiani.
(ASI) Nella giornata di mercoledì, la città palestinese di Hebron, in Cisgiordania, è stata teatro dell'arresto di due attivisti italiani da parte delle forze di polizia israeliane.
Si attende, a seguito del processo, il rimpatrio forzato in Italia dei due per manifestazione non autorizzata, sebbene fonti vicine ai due attivisti negano vi fosse alcuna manifestazione durante l'arresto.
Gli italiani stavano partecipanto alla Conferenza Internazionale per la Resistenza Popolare, organizzata da movimenti vicini alla causa del popolo palestinese. Nella stessa operazione sono stati arrestati anche due cittadini di Hebron: Issa Amro, attivista nonviolento del gruppo “youth against the settlements” di Hebron, e Abdellah Abu Rahma, coordinatore della conferenza.
Gli organi d'informazione italiani non danno notizia di questi due arresti, malgrado siano passati già un paio di giorni senza che Israele comunichi decisioni riguardo la sorte degli attivisti.
India. Il rilascio di Bosusco e le ragioni dei tribali.
(ASI) Nelle scorse ore tra i media italiani ha avuto un’ampia eco la notizia del rilascio di Paolo Bosusco, rapito in India daguerriglieri maoisti insieme a Claudio Colangelo il 14 marzo. Dopo settimane di tira e molla il governo di Nuova Delhiha trovato un accordo con i guerriglieri sulla base delle condizioni imposte da questi ultimi, ovvero la scarcerazione di 27 membri del gruppo tra i quali Sushashree Panda, moglie del leader maoista.
Il 54enne italiano, apparso sereno ma comprensibilmente provato da quest’esperienza, è stato consegnato a un mediatore nel villaggio di Mohona, Stato dell’Orissa. Le prime parole di Bosusco da uomo libero hanno destato un pizzico di stupore nell’opinione pubblica. “Queste persone - ha detto all'agenzia Ansa - sono considerate delle bestie, criminali sanguinari. Ma hanno sofferto ingiustizie incredibili. Non condivido le loro scelte perché le impongono con le armi, ma se riuscissero ad avere più giustizia avrebbero molto da dare alla società”. Prima che si faccia sbrigativamente ricorso alla “sindrome di Stoccolma” per interpretare, con rigidi metodi sociologici, l’atto di difesa dei suoi rapitori da parte di Bosusco, proviamo a capire le ragioni reali che lo hanno spinto a parlare di ingiustizie incredibili cui sarebbero sottoposti gli abitanti della regione dell’Orissa.
Siria. «I ribelli ci uccidono. L’esercito deve restare»
Viviamo in Siria da più di sette anni, amiamo questo Paese e il suo popolo. Ci sentiamo indignati e impotenti di fronte al tipo di informazioni che circolano in Europa e fanno opinione, sostenendo le sanzioni internazionali, una delle armi più inique che l’Occidente usa per tenersi le mani pulite e dirigere comunque la storia di altri popoli. Pulite fino a un certo punto: si moltiplicano le segnalazioni della presenza di personale militare inglese, francese (e di altri Paesi) a fianco degli insorti per organizzare le azioni di guerriglia, grave violazione internazionale che passa sotto silenzio.
Sono state raccolte firme e fondi per aiutare la “primavera” del popolo siriano.
Ma chi ha dato – in perfetta buona fede – offerte e sostegno della “liberazione” della Siria deve sapere che ha finanziato assassini inumani, procurando loro armi, contribuito alla manipolazione dell’informazione, fomentato una instabilità civile che richiederà anni per essere risolta. Sconvolgendo l’equilibrio in un Paese dove la convivenza era pane quotidiano. Perché intervenendo senza conoscere la realtà non siamo più liberi, ma funzionali ad altri interessi che ci manipolano.
Sono state raccolte firme e fondi per aiutare la “primavera” del popolo siriano.
Ma chi ha dato – in perfetta buona fede – offerte e sostegno della “liberazione” della Siria deve sapere che ha finanziato assassini inumani, procurando loro armi, contribuito alla manipolazione dell’informazione, fomentato una instabilità civile che richiederà anni per essere risolta. Sconvolgendo l’equilibrio in un Paese dove la convivenza era pane quotidiano. Perché intervenendo senza conoscere la realtà non siamo più liberi, ma funzionali ad altri interessi che ci manipolano.
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