Questo giornale, proprio lo stesso che state leggendo, in tempi evidentemente non sospetti: 1993/1996, dichiarava a tutta prima pagina “La moneta unica senza guida politica è un errore”, “Occorre più Europa e meno Maastricht”, “Inutile l’Iri, pleonastico l’Eni, nuove tasse, rigore economico in ossequio a Maastricht”, “Sull’Europa rullano i tamburi di una nuova Grande Crisi”, e così via. E, senza soluzione di continuità, fino alla vigilia dell’introduzione dell’euro e dell’abbandono della lira, e tuttora oggi, ha dichiarato sempre e continua a denunciare il disastro dell’abbandono della lira.
Tanto che - nonostante la velenosa e frustrante censura delle rassegne stampa televisive pilotate dai Signori Camerieri dell’euro, di centrodestra e di centrosinistra e oltre, soltanto una volta (sic) rotta da un intervento a “Uno Mattina” - la sua martellante campagna contro le svendite dei gioielli industriali strategici per la Nazione, contro il signoraggio, contro la privatizzazione della Banca d’Italia, contro la globalizzazione, in una parola: contro il monetarismo liberista, ha comunque in qualche modo fatto breccia.
Tanto che chi scrive è ancora sotto la spada di Damocle di una denuncia (con richiesta di risarcimento danni!) di Mario Draghi, invelenito dalla nostra continua pubblicizzazione della sua gita sul Britannia (1992) e dalle continue critiche alle sue azioni di depauperamento della ricchezza nazionale, frutto della congiura degli Andreatta, dei Ciampi, degli Amato e dei Prodi. E comunque è un fatto: fino a qualche mese fa, fino a un anno e mezzo fa, l’Italia non aveva messo ancora tutti e due i piedi nel baratro.
Poi, attenti come siamo agli eventi internazionali, ci accorgemmo nell’inverno 2010 dell’inizio dell’attacco ai “pigs” - ai Paesi maiale, come gentilmente noi e i portoghesi, e gli irlandesi, e gli spagnoli e i greci siamo stati definiti dagli albionici - e notammo subito come ad accompagnare la Grecia per mano nel baratro dell’usura della speculazione bancaria internazionale fosse stata la benemerita Goldman & Sachs, guidata in Europa dal solito Draghi. E, soli nel deserto, dichiaravamo come la falsa Europa (“Unione”, la chiamano) non fosse altro che l’anticamera di servizio della Banca centrale europea, della Bri, della Banca Mondiale, del suo Fmi. Degli strozzini internazionali.
Nel mondo da noi analizzato troneggiavano i Signori del denaro e i loro accoliti, anche domestici, tutti agenti delle banche di usura d’Occidente. Ma emergevano anche delle possibili vie d’uscita. Come accaduto con la Russia di Putin, riuscita a troncare la spirale di svendita dell’ex Urss alle banche e alle finanziarie atlantiche. Come accaduto con l’Argentina dei Kirchner. Come accaduto anche con la piccola ma orgogliosa Islanda.
Fatto sta che nella padella è ormai finita anche l’Italia, è anche finito il nostro popolo.
Ricapitoliamo.
E’ un fatto che l’euro fu disegnato precisamente per affossare gli Stati europei la cui forza produttiva - coadiuvata da svalutazioni competitive (Italia, Spagna) o da defiscalizzazioni (Irlanda) - era invisa alle economie neo-mercantili. La predazione prima delle ricchezze industriali strategiche e quindi della sovranità monetaria agli Stati nazionali, è servita così a rendere le nostre Nazioni più deboli. Ormai l’Italia, come tutti i pigs, non ha più la capacità pubblica - collettiva, nazionale e cioè di tutto il suo popolo - di emettere la propria moneta sovrana. Ogni Stato è dunque obbligato a “prendere in prestito dai mercati di capitali privati - il proprio fabbisogno di denaro.
L’euro va dunque lasciato, abbandonato.
Le estreme misure di austerità per pagare - si badi bene - soltanto gli interessi sui prestiti “concessi” dai Signori del denaro alla nostra economia pubblica, non possono che distruggere le possibilità di crescita della nostra Nazione, dei nostri popoli europei sotto attacco.
Il debito pubblico (che banche, fondi e finanziarie hanno predato per lucrare interessi) va congelato, non pagato, agli usurai.
Per opera di una congrega alla guida di una macchina infernale, l’Italia - aggressione alla Libia docet - sta sprofondando nella miseria, nel sottosviluppo e nel ruolo di sguattera degli atlantici manovrati da Wall Street e dalla City, dalla “plutocrazia” che ora vuole mettere le mani su Eni, Enel, Finmeccanica e sulle riserve auree virtualmente detenute dal nostro Paese.
Gli Italiani devono unirsi, fare fronte comune, combattere contro questi odiatori dei popoli.
Prima che sia veramente troppo tardi.
Di Ugo Gaudenzi, www.rinascita.eu
mercoledì 9 novembre 2011
Traditori dello Stato. (No. Non gli “8”: tutti).
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