giovedì 3 novembre 2011

Dal Maze a Maghaberry. Le prigioni britanniche simbolo dell’oppressione.


Le carceri, in Nordirlanda, sono tristi monumenti alla repressione del regime britannico contro i repubblicani. Sono simboli attivi e concreti, come la prigione di Maghaberry, nella quale in questi ultimi mesi i Pow repubblicani stanno mettendo in atto proteste e disobbedienze per attirare l’attenzione sulle violazioni dei diritti dei prigionieri fatte delle autorità penitenziarie, che non hanno mai rispettato gli accordi sottoscritti con i detenuti nell’agosto 2010. E poi ci sono i simboli “antichi”, quelli che ricordano la repressione degli anni bui dei troubles e sul cui destino si sta discutendo negli ultimi tempi. C’è la prigione di Crumlin Road, a Belfast, costruita nel 1845 e oggi unica struttura carceraria di epoca vittoriana rimasta in Nordirlanda. È stata ufficialmente dismessa nel 1996 e la sua storia macabra e sanguinosa: vi sono stati impiccati e seppelliti diciassette prigionieri. L’edificio ospitava infatti anche una sala per le esecuzioni, l’ultima delle quali avvenne nel 1961 per Robert McGladdery, un comune assassino. Il suo corpo, come quelli dei giustiziati che lo precedettero, è sepolto in terra sconsacrata vicino al muro del carcere. Negli anni dei troubles, le sue 450 celle hanno ospitato circa 30.000 detenuti, per la grande maggioranza cattolici, simpatizzanti o appartenenti all’Ira. Nel 1991, alcuni detenuti cattolici riuscirono a far entrare una bomba che fu fatta esplodere nella mensa del carcere uccidendo due carcerati unionisti. Ora questa prigione verrà utilizzata per attività di ben altro tipo: un portavoce dell’Ofmdfm (Office of the First and Deputy First Minister) ha annunciato in settimana che il carcere di North Belfast riaprirà l’estate prossima come centro conferenze, struttura di cui la città sente la mancanza. Fra i piani illustrati dall’Ofmdfm per il pieno recupero della struttura c’è anche quello di vagliare l’interesse dei privati per l’ala A, dove venivano rinchiusi i sospetti di attività paramilitare. Tutto parte da un progetto di restauro da 2,5 milioni di sterline varato nel 2010. L’allora vice premier Martin McGuinness aveva dichiarato: “Il carcere è un grande bene comunitario e questi miglioramenti saranno di beneficio per la comunità di North Belfast e anche oltre i suoi confini, sia come attrazione turistica che come beneficio per le popolazioni locali”. “Questo sistema di restauro assicura un certo numero di posti di lavoro per l’imprenditore in questione, nonché la creazione di nuovi posti di lavoro durante la fase di costruzione e anche quando il progetto sarà completato”, aveva affermato il primo ministro Peter Robinson. Il restauro si è aggiunto ad una serie di progetti di conservazione già intrapresi in precedenza per preservare il carcere. Il problema, come sempre, è quello della possibilità che con un nuovo utilizzo venga cancellata la memoria di quello che per anni è accaduto in questa struttura, della repressione e violenza subita dai detenuti repubblicani. È lo stesso problema del quale si sta animatamente discutendo in questo periodo a riguardo dell’ancora più tristemente noto Maze. Si tratta del famigerato carcere di Long Kesh, i cui H Blocks (foto) furono teatro della tragedia dell’Hunger Strike del 1981 nel quale si lasciarono morire di fame Bobby Sands e 9 suoi compagni di lotta. È scontro, difatti, fra i membri dell’Assembly - riunitasi per discutere della proposta di trasformare ciò che rimane del Maze e degli H-blocks in un centro per lo sviluppo della pace e per la risoluzione del conflitto. In molti tra gli unionisti non gradiscono la possibilità che l’edificio divenga un ricordo perenne dei martiri nordirlandesi: Jim Allister, leader del Tuv (Traditional Unionist Voice), ha accusato il Dup (Democratic Unionist Party) di star “capitolando” di fronte allo Sinn Féin, e che “la comunità unionista non potrebbe accettare di vedere l’ala ospedaliera del carcere e altre aree trasformate in santuario”. Il primo ministro Peter Robinson ha risposto a Allister accusandolo di essere un “sabotatore”, e paragonandolo al un soldato giapponese rimasto nella giungla nonostante la fine della Seconda Guerra Mondiale: “Prova soddisfazione a lasciarsi sommergere dalla melma del passato”, ha commentato. L’accusa di capitolazione rivolta da Allister al Dup dipende dal fatto che il partito unionista ha appoggiato un emendamento del Sdlp (Social Democratic and Labour Party), che suggerisce di “tenere conto delle vittime e dei sopravvissuti” progettando per l’edificio piani di sviluppo che siano “sensibili”. Ad esprimere dubbi sul progetto sono stati anche, con una mozione, i membri dell’Uup (Ulster Unionist Party) Tom Elliott e Mike Nesbitt.

 

di Alessia Lai, http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=11254


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