La commemorazione del Bloody Sunday del 2011 potrebbe essere l’ultima. La Real Ira ha dichiarato una espansione delle proprie operazioni.
Di Fabio Polese, www.agenziastampaitalia.it
(ASI) A Derry, in Irlanda del Nord, in un freddo pomeriggio del 30 gennaio del 1972 durante una manifestazione indetta dalla Nothern Ireland Civil Rights Associationper protestare contro la mancanza dei diritti civili e per le nuove norme di polizia che permettevano una reclusione preventiva per chiunque fosse solamente sospettato di essere un militante patriottico repubblicano, vennero uccisi quattordici civili inermi e molti furono i feriti. Ogni anno a Derry, nella data del 30 gennaio, viene fatta una manifestazione in ricordo degli irlandesi barbaramente uccisi dal primo battaglione del reggimento dei paracadutisti britannico alla quale partecipano, oltre a migliaia di patrioti repubblicani, anche diverse delegazioni europee. In questi giorni si sta discutendo sulla sorte della marcia commemorativa, infatti, quella del 30 gennaio del 2011 potrebbe essere l’ultima. Tony Doherty, rimasto orfano di padre nella giornata della manifestazione e che viene ricordata da tutti come Bloody Sunday, ha dichiarato: “Penso che molte persone siano del parere che la prossima marcia dovrebbe essere l’ultima, e sarebbe adeguato approfittare dell’occasione per la celebrazione di una festa piuttosto per che una commemorazione”. Le celebrazioni di una festa si riferiscono al Rapporto di Lord Saville, nelle 5000 pagine della relazione viene dimostrato che il massacro del Bloody Sunday fu assolutamente ingiustificato e che nessuna delle persone uccise dai soldati della Compagnia di Supporto era armata con un’arma da fuoco o una bomba di qualsiasi tipo. Nessuno stava minacciando di provocare la morte o lesioni gravi ai soldati e in nessun caso è stato dato alcun avviso prima di aprire il fuoco da parte dei soldati. Dopo 12 anni di inchiesta e con un costo di circa 200 milioni di sterline, il 15 giugno del 2010 è stata chiusa l’indagine voluta da Tony Blair nel 1998, rendendo così uno spiraglio di giustizia e rendendo pubblica la verità per la quale i familiari delle vittime non avevano mai smesso di lottare sin dal lontano 1972. I pareri sul destino della manifestazione sono però differenti, Liam Wray, che in quella manifestazione perse suo fratello, ha detto: “Non credo siano i familiari – delle vittime -i proprietari della marcia, credo lo sia la gente di Derry. Non credo che la marcia dovrebbe smettere perchè i nostri familiari hanno ottenuto giustizia, la marcia è molto più di questo; molte altre organizzazioni hanno partecipato a questa marcia e hanno avuto l’occasione per evidenziare la loro causa. Penso che sarebbe molto triste e dannosa per i diritti civili e i diritti umani, se dovesse scomparire”. Intanto, la situazione in Irlanda del Nord resta molto tesa, all’alba del nuovo anno, la Real Ira, in esclusiva al Sunday Tribune, ha dichiarato una espansione delle proprie operazioni. Nel comunicato si legge: “Durante l’anno a venire, cercheremo di espandere il teatro delle nostre operazioni in linea con la nostra strategia. Continueremo a colpire le istituzioni e il personale in campo militare, politico, di polizia, della giustizia ed economico e commerciale”. Nelle sei contee dell’Irlanda occupata, c’è chi ancora vuole ricordare i propri caduti e continuare la lotta per la libertà.
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